Circo Massimo

Come riportato ampiamente dai mezzi di informazione nazionali e locali, il 16 novembre 2016, dopo anni di lavoro, è stata per la prima volta aperta al pubblico l’area archeologica del Circo Massimo, con l’ingresso dalla parte di Porta Capena.

Circo Massimo: Cartello della Mostra

Circo Massimo

Il Circo Massimo è stata la più grande costruzione di Roma dedicata agli spettacoli, che fossero corse di cavalli, gare di quadrighe, piuttosto che combattimenti con animali, cerimonie religiose od altro. Lo stadio che misura circa m.600 di lunghezza per m.140 di larghezza, poteva contenere fino a 250.000 spettatori (per i Cataloghi Regionari ,un elenco dei monumenti inseriti nelle  diverse zone di Roma, del IV sec., addirittura 385.000).

Il Circo Massimo, rifatto e rimaneggiato molte volte a causa dei molti incendi che lo colpirono negli anni (36 d.C., 64 d.C. sotto Nerone, poi con Domiziano e Traiano) affonda la sua storia agli inizi della civiltà romana. Infatti la leggenda fa risalire in questo posto durante una gara di corse di carri l’episodio del Ratto delle Sabine, compiuto da Romolo pochi anni dopo la fondazione dell’Urbe (753 a.C.), in occasione dei Consualia, giochi dedicati al Dio Conso.

Il Dio Conso era la divinità che proteggeva il grano e i depositi di granaglie che i Romani conservavano sottoterra.

La costruzione di un primo ippodromo sembra essere stata intrapresa da Lucio Tarquinio Prisco , primo Re etrusco di Roma (e quinto Re in assoluto) che, originario di Tarquinia, dal nome Lucumone, insieme alla moglie Tanaquil era in seguito emigrato a Roma.

Il Circo Massimo venne costruito lungo la Vallis Murcia tra i colli Aventino e Palatino. La zona era paludosa vista anche la vicinanza del Tevere e un corso d’acqua (aqua Iulia) che fluiva nella Valle, poi fatto coprire da Cesare sotto la spina del Circo.

Tra i numerosi incendi che colpirono questa struttura, uno dei peggiori fu quello sviluppatosi la notte tra il 18 e 19 luglio del 64, regnante Nerone che in quel momento si trovava con la sua corte nella villa di Anzio.

Gli incendi erano un po’ un male endemico di Roma, tanto che tra le prescrizioni del prefetto urbano, c’era quella di avere in ogni caseggiato, una riserva d’acqua (l’acqua a Roma non mancava) da usare per questa eventualità.

L’incendio si sviluppò proprio nelle vicinanze del Circo Massimo che era molto frequentato anche di notte da prostitute, viandanti, soldati, popolani anche per sfuggire alla calura degli angusti caseggiati della vicina Subura .

Subura

Subura

Probabilmente qualche lucerna fissata male aveva incendiato la merce di qualche bancarella e l’incendio, grazie anche al forte vento, si propagò al Palatino e alla Suburra e, vista l’estensione e la difficoltà ad intervenire negli stretti vicoli dove la gente si ammassava, a nulla poterono i vigiles accorsi numerosi , tanto che l’incendio, durato oltre una settimana, distrusse la gran parte di Roma oltre naturalmente al Circo Massimo, il Palatino e la Suburra.

Dopo questo incendio disastroso, (che fu attribuito ai Cristiani) il Circo Massimo fu ricostruito e ampliato da Nerone. che era un’estimatore delle corse di quadrighe che si disputavano in questo Circo ed era anche lui un auriga, ovvero un conduttore di una quadriga.

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Le corse delle quadrighe erano tra tutti gli spettacoli che si disputavano al Circo Massimo, lo sport più amato dal popolo Romano, che accorreva numeroso e parteggiava e scommetteva accanitamente per una delle quattro fazioni (Rosse, Azzurri, Verdi e Bianchi, dal colore della casacca che indossava il conducente del carro, l’auriga) che si contendevano la vittoria.

La gara durava sette giri (in seguito diminuiti a cinque, per poter effettuare un maggior numero di gare durante la giornata) intorno alla spina e vedeva commettere ogni tipo trucco anche sleale per riuscire a vincere.

Il film del 1959 di William Wyler , Ben Hur , tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore statunitense  Lew Wallacerende in qualche modo l’idea di queste gare.

Centrale Montemartini: magistrato

magistrato (Centrale Montemartini)

Nella parte nord del Circo Massimo, opposta al lato curvo (dove si trovano gli scavi) si trovava la costruzione che ospitava i recinti (carceres), all’inizio in legno, in seguito in muratura, costruiti nel 329 a.C. , da dove partivano i carri che partecipavano alle corse, dopo il via dell’Imperatore o del magistrato incaricato che lasciava cadere un panno (la mappa). La sagoma dei carceres la vediamo su alcune monete del tempo di Traiano. Al centro delle gradinate c’era la tribuna d’onore (pulvinar) riservata all’Imperatore e agli Dei, rappresentati dalle statue.

Sulla spina , lunga circa 340 m. c’erano sette uova d’argento, a cui si aggiunsero successivamente anche sette delfini in bronzo,(che venivano lasciati cadere ad ogni giro compiuto) e due punte coniche in bronzo dorato alle due estremità (le mete), che servivano a contare i giri effettuati dai carri.

S.Giovanni: obelisco Thutmosis III

obelisco Thutmosis III

In seguito furono aggiunti due obelischi egizi, quello di Ramsete II e dopo oltre 350 anni, un secondo obelisco, quello di Tuthmosis III (il più alto del mondo) , che , successivamente, nel 1587, Papa Sisto V fece recuperare (erano crollati nel frattempo, rotti in pezzi e sepolti nella sabbia) e ricollocare rispettivamente a Piazza del Popolo e a Piazza S.Giovanni in Laterano, dove ancora oggi svettano.

Sotto la  meta meridionale del Circo Massimo , tra l’obelisco e i delfini esisteva un altare (ara) in un tempietto dedicato a Dio Conso, posto sottoterra, che veniva scoperto solo in occasione di queste festività.

All’altezza del lato nord orientale del Circo Massimo, sulle pendici del colle Palatino esisteva un grande edificio (non più esistente) con un grande ninfeo inserito nella facciata che si chiamava Septizodium , fatto erigere da Settimio Severo nel 303 d.C..

Parco degli acquedotti: la marrana

la marrana

Nel XII secolo, venne costruito a Roma da Papa Callisto II, un acquedotto in gran parte a cielo aperto, la marrana (o marana, o Acqua Mariana, termine forse derivante dall’ Ager Maranus), un corso d’acqua che, dai

Parco degli acquedotti

Parco degli Acquedotti

 

Colli Albani scendeva, passava per il Parco degli Acquedotti,

affiancando gli stessi, costeggiava la via Latina e  arrivava nelle vicinanze della Porta Asinaria ( a pochi metri dalla odierna Porta S.Giovanni)

Porta Asinaria

Porta Asinaria

 

dove si formò un laghetto che serviva per abbeverare i cavalli e dove vennero costruiti alcuni mulini che da quest’acqua traevano la forza motrice. Questo canale, con il nome di Fosso delle Tre Madonne, proseguiva costeggiando le Mura Aureliane, percorrendo l’attuale Via Sannio  ed entrava in città a Porta Metronia andando poi ad alimentare due mulini nell’area dove oggi si trova il Semenzaio Comunale, scendeva  per la Valle delle Camene (di fronte alle Terme di Caracalla) nei pressi della Chiesa sconsacrata di S.Maria in Tempulo e  si immetteva nella Valle Murcia passando sotto l’Arco di Tito al Circo Massimo, per sfociare nel Tevere nelle vicinanze della Cloaca Massima.

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La marrana alimentava anche un mulino costruito accanto alla Torre della Moletta (da qui il suo nome) e, altri due mulini poco oltre, nei pressi di S.Maria in Cosmedin,

Circo Massimo: Torre della Moletta

Torre della Moletta

ed andava inoltre ad irrigare i numerosi orti presenti nell’area in tempi medioevali, quando tutta questa zona era di proprietà privata dell’antica e potente famiglia romana dei Frangipane.

Nel XIII secolo, questa Torre che vediamo nell’area degli scavi, venne abitata dalla vedova di Graziano Frangipane e, secondo la leggenda, ospitò S.Francesco d’Assisi in occasione del suo ultimo viaggio a Roma.

La Torre, come abbiamo detto, di età Medioevale, è stata restaurata  di recente e ha all’interno una scala in legno (moderna) che porta al piano superiore dotato di grandi finestre da dove godiamo di una splendida vista sugli scavi stessi.

Circo Massimo: Torre della Moletta, piano superiore

Torre della Moletta: piano superiore

Fino agli anni sessanta del secolo scorso, questa torre ha costituito anche l’abitazione del custode dell’area e la sua famiglia.

In tempi moderni (a partire della seconda metà del 1800), questa disponibilità d’acqua , la vicinanza del Tevere, unita al carattere pianeggiante della zona, favorì l’insediamento di molti stabilimenti industriali, tra cui il Gazometro, e il Pastificio Pantanella, in funzione dal 1870, i cui uffici  si trovavano nel palazzo sito in Piazza Bocca della Verità, oggi sede di alcuni servizi comunali.

ex Pastificio Pantanella

Ex Pastificio Pantanella

Dopo il trasferimento del Pastificio (avvenuto nel 1929), nel nuovo grande complesso industriale costruito sulla via Casilina nei pressi di Porta Maggiore, la vecchia sede del Pastificio aveva ospitato anche la sede del Museo di Roma fino al 1939, che  venne in seguito trasferito a Palazzo Braschi.

Circo Massimo: sullo sfondoil retro dell'ex Pastificio Pantanella

Sullo sfondo il retro dell’ex Pastificio Pantanella

Nei sotterranei di questo complesso, nel 1931, in occasione di lavori per creare un deposito per le attrezzature e le scene del Teatro dell’Opera, fu rinvenuto un Mitreo (conosciuto come il Mitreo del Circo Massimo o dell’Ara Maxima di Ercole) riadattato su strutture preesistenti, nel III° Sec. d.C..

Nella parte sud del Circo, al centro della curva, dove c’è la zona degli scavi,  c’era una porta, in seguito sostituita da un arco trionfale che probabilmente andò distrutto da un incendio e sostituito dall’Arco di Tito , dedicato all’Imperatore dal Senato per celebrare le vittorie ottenute nelle guerre giudaiche e per la conquista di Gerusalemme.

I primi resti di questo Arco di trionfo furono trovati fin dal 1934, ma, con i nuovi cospicui ritrovamenti è stato possibile anche ricostruirne il possibile aspetto originario, le sue dimensioni e il basamento.

Circo Massimo: Resti dell'Arco di Tito

Resti dell’Arco di Tito

Le costruzioni in laterizio che oggi vediamo e visitiamo sono le gallerie che conducevano alle gradinate della cavea che era costituita da tre piani con arcate.

Circo Massimo: sotterranei della Cavea

sotterranei della Cavea

Troviamo una zona di servizi che comprendeva: magazzini, negozi di generi alimentari, locande, taverne, lupanari, cambiavalute, una probabile lavanderia (fullonica). Al piano superiore c’è una zona di latrine pubbliche, alcune delle quali visibili e in ottimo stato.

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In corrispondenza di queste latrine, al piano inferiore si trovava la lavanderia che usufruiva delle urine per ricavarne l’ammoniaca necessaria a sbiancare le vesti.

Come noto, questa attività venne poi tassata dall’Imperatore Tito Flavio Vespasiano, da cui derivò il nome dato alle latrine pubbliche e ancora oggi in uso.

E’ stato riportato alla luce anche il basolato di una strada esterna con una grande vasca o abbeveratoio in travertino.

Circo Massimo: basolato e abbeveratoio

basolato e abbeveratoio

Circo Massimo: latrina

latrina

 

 

 

 

 

 

Negli ultimi scavi ci sono stati anche alcuni ritrovamenti molto interessanti tra cui oltre un migliaio di monete di bronzo gran parte delle quali era stata volutamente nascosta dal proprietario in un canale fognario, frammenti in oro di una collana e il fondo di una coppa in vetro con l’immagine in filo d’oro di un cavallo con la palma della vittoria in bocca e il suo nome: Numitor.

Numitore era il Re di Alba Longa discendente di Enea,  padre di Rea Silvia, deposto dal trono dal fratello usurpatore Amulio che fece uccidere i suoi figli maschi.

Rea Silvia era stata forzatamente fatta diventare Vestale onde evitare che generasse figli che avrebbero potuto portare a termine la profezia per la quale Amulio sarebbe stato ucciso da un discendente di Numitore.

Purtroppo per lui, Rea Silvia venne stuprata, o ,comunque si accoppiò con il Dio Marte e generò i gemelli Romolo e Remo, che furono gettati nel Tevere in una cesta che venne ad arenarsi proprio nella zona del Foro Boario che era la parte più bassa delle sponde del fiume.

Salvati dal pastore Faustolo e allevati da una lupa, appena diventati adulti e a conoscenza di tutta la storia, riportarono sul trono il nonno Numitore e uccisero l’usurpatore Amulio.

Tornando al nostro Circo, durante il percorso ci sono moltissimi pannelli esplicativi (in italiano ed in inglese), con varie illustrazioni , foto  e ricostruzioni 3D di tutto il complesso come doveva presentarsi all’epoca.

Come riportato sul volantino del Comune di Roma, il sito sarà visitabile dal martedì alla domenica, ore 10-16 fino al 11 dicembre. Dal 12 dicembre in poi, l’apertura sarà solo di sabato e domenica (ore 10-16, ultimo ingresso ore 15), mentre dal martedì al venerdì sarà necessaria, come al solito,  la prenotazione allo 060608.

Il Biglietto intero è di 4,00 Euro, mentre quello ridotto, per i residenti di Roma e titolari di qualche convenzione tipo Tessera Atac, Card Feltrinelli, Bibliocard, etc,, il biglietto d’ingresso è di soli 3,00 Euro.

Info:

www.sovraintendenzaroma.it

Tel: 060608

informazioni e prenotazioni :

Prenotazione obbligatoria allo 060608 a partire da sette giorni prima della data dell’evento.

 

Bibliografia:

Filippo Coarelli – Roma – Mondadori 2000

Marisa Ranieri Panetta – Nerone, il Principe rosso – Mondadori 1999

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