Emigrazione italiana in Venezuela

Emigrazione Venezuela

Emigrazione italiana in Venezuela

. Il Venezuela rappresentò il terzo Paese in ordine di preferenza per gli emigranti italiani in cerca di fortuna in Sud America.

A differenza delle precedenti migrazione di fine ‘800 e inizi del ‘900, questa terza ondata di migrazione di massa si verificò per la maggior parte nel secondo dopoguerra e fino agli anni ’70 del secolo scorso anche se già dalla fine dell’800 esisteva una linea di navigazione tra Genova e La Guaira (porto di Caracas, capitale del Venezuela).

La Guaira, Venezuela

Porto La Guaira

Il grande sviluppo economico del Venezuela (formalmente Repubblica Bolivariana di Venezuela) seguito alla scoperta del petrolio nel 1919 (con un italiano: Faustino G. Piaggio considerato il creatore dell’industria petrolifera venezuelana) portò ad un enorme aumento dell’emigrazione dall’Europa in particolare dalla Spagna (un’immigrazione mai cessata, pressoché continua, che data dai tempi della Colonizzazione e proseguita anche dopo l’indipendenza del Venezuela nel 1830) e dall’Italia.

Gli immigrati nel Venezuela provenivano principalmente dalla Colombia, paese confinante e dalla Spagna, Italia e Portogallo, facilitati dall’affinità della lingua.

L’emigrazione di questo periodo fu di carattere spontaneo e non regolamentata dagli Stati, era effetto del passaparola dei “vecchi” emigrati ai compaesani e al richiamo delle famiglie rimaste a casa.

Molti emigranti finirono per sposare donne venezuelane per cui i loro figli figurarono subito come venezuelani sfuggendo così alle statistiche che si fanno sul numero degli italiani nel Venezuela che a questo punto bisognerebbe aumentare di almeno un terzo se non di più.

L’importanza e la diffusione dell’emigrazione italiana nel Venezuela è sottolineata dalla nascita e dalla diffusione di periodici in italiano che cercarono di aiutare ed in qualche modo difendere dai soprusi i nostri connazionali.

Uno di questi periodici, forse il più importante portavoce della comunità fu “La Voce d’Italia” (https://voce.com.ve), fondato nel 1950 da Gaetano Bafile e tuttora in attività. Il periodico tra le altre cose, si è occupato a lungo della piaga dei rapimenti lampo degli Italiani con richieste di riscatto nei primi anni duemila.

la voce d'italia venezuela

La voce d’Italia

In coincidenza con la dittatura di Marcos Pérez Jiménez dal 1952 al 1958, il Venezuela conobbe un’importante crescita economica, e, verso la fine degli anni cinquanta, il PIL pro capite raggiunse i primi posti al mondo.

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L’ambasciatore italiano dell’epoca, Justo Giusti del Giardino, diplomatico di grande esperienza seppe intessere come aveva già fatto il suo predecessore, un ottimo rapporto con Pérez Jiménez, creando un’atmosfera particolarmente favorevole all’immigrazione italiana.

Deposto Pérez Jiménez, fuggito in Spagna dopo una sollevazione popolare, subentrò Rómulo Betancourt  (presidente dal 1959 al 1964) che dovette fronteggiare un enorme debito pubblico accumulatosi nel periodo della dittatura di Pérez Jiménez, cercando comunque portare aiuto alla gran massa di diseredati esistenti nel Paese, con una riforma agraria che, purtroppo, non ottenne i risultati sperati.

Vita in Venezuela

Gli emigranti italiani furono attratti dalla prosperità creata nel Venezuela dall’industria petrolifera ma, a parte qualche caso, essi non lavorarono mai direttamente in questo settore.

In questo periodo gli Italiani si distinsero per l’influenza sulla cultura venezuelana ,occupando posti di prestigio nell’industria radiotelevisiva, sviluppando imprese economiche ed anche piccole aziende commerciali a carattere familiare, aprendo ristoranti ed alberghi ma sempre attenti a mantenere le proprie tradizioni di italianità, in questo validamente aiutati dalle Case d’Italia come luoghi di incontro e aggregazione create dagli immigrati in varie città per  diffondere la cultura italiana nel Paese.

Venezuela: la casa d'Italia

Negli anni cinquanta e sessanta del secolo scorso, imprese edilizie italiane edificarono interi quartieri di Caracas.

Ristoranti, alberghi ed industrie di vario tipo, ancora oggi presenti in Venezuela, furono avviate e condotte dagli Italiani.

Con i fondi degli immigrati italiani vennero aperte negli anni cinquanta molte scuole per i loro figli, con insegnanti di madre lingua stipendiati dal governo italiano.

Agustín Codazzi Venezuela

Agustin Codazzi

Queste scuole solitamente erano bilingui, preparando gli alunni con programmi scolastici previsti dai due ordinamenti statali, così da consentire la validità in Italia dei titoli di studio conseguiti in Venezuela, in caso di ritorno in patria della famiglia, o, viceversa, di accedere alle scuole di grado superiore venezuelane in caso di permanenza nel Paese.

Mariannina Gagliardi Venezuela

Pagella della Scuola Mariannina Gagliardi 1954

Due istituzioni di prestigio create a Caracas furono le scuole Agustìn Codazzi (la più importante scuola italiana di tutto il Paese, tuttora in funzione) e la elementare Mariannina Gagliardi.

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Agostino Codazzi era un cartografo e militare italiano, poi naturalizzato venezuelano che su commissione del governo ricevette l’incarico di redigere la cartografia dell’intero stato ed in qualità di militare combatte agli ordini di Simon Bolivar, rivoluzionario e patriota del Venezuela.

Agustin Codazzi Venezuela

Pagella della Scuola Agustin Codazzi del 1953

Caracas, Venezuela

Caracas

Mariannina Gagliardi fu la madre di Filippo Gagliardi, un imprenditore e filantropo nato in Italia a Montesano sulla Marcellana (SA), che fece una fortuna immensa in Venezuela a partire dal 1937 con le costruzioni edilizie (la maggioranza degli edifici a Caracas furono costruiti da imprese italiane) anche in forza di una grande amicizia personale con il Presidente Pérez Jiménez.

Dopo la caduta di Pérez Jiménez, furono varate leggi più restrittive riguardo all’immigrazione. Nel frattempo gravi episodi di violenza e saccheggi con anche sequestri di italiani a scopo di riscatto, convinsero una buona parte di nostri emigrati a cercare di ritornare in Italia.

Le condizioni economiche del Venezuela cominciarono a peggiorare inesorabilmente per tutta una serie di motivi tra cui l’avvento al potere di governanti che portarono avanti delle politiche socialiste, così entrando in rotta di collisione con gli USA e altri Stati sudamericani. Queste politiche hanno prodotto sanzioni economiche che hanno  finito per aggravare sempre di più la già traballante economia venezuelana.

La crisi del Venezuela

Campo petrolifero venezuelano

Campo petrolifero

Il Venezuela possiede la più grande riserva di petrolio di tutto il mondo ma il calo drammatico dei prezzi del greggio dovuto a vari motivi, hanno portato il Paese ad un grave tracollo finanziario.

La crisi ha prodotto un calo degli investimenti sui giacimenti petroliferi, e la mancanza dei pezzi di ricambio, lo sviluppo crescente di fonti alternative nel mondo, la sostanziale indipendenza dal prodotto da parte degli Stati Uniti d’America (uno dei principali acquirenti del petrolio venezuelano), hanno fatto il resto.

Gli Stati Uniti d’America,  si sono resi autosufficienti con lo sviluppo in patria della tecnica di estrazione detta dello “shale oil“, ovvero petrolio derivato dalla frantumazione di rocce bituminose nel sottosuolo.

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Tutti insieme questi fattori hanno dato il colpo di grazia all’economia venezolana  già in costante declino, unitamente a mali endemici come la grande corruzione imperante.

Si aggiungano poi la sostanziale scomparsa del turismo, e la fuga degli investimenti esteri spaventati dalle ondate di nazionalizzazioni portate avanti da Chavez e poi da Maduro.

Questi ultimi drammatici anni hanno così visto svilupparsi un fenomeno di tipo

Venezuela: Code di gente per il pane

code di gente per acquistare il pane

opposto: una gran massa di venezuelani, spinti dalla miseria, la carenza di cibo e medicine, unitamente ad una grande insicurezza personale hanno abbandonato il loro Paese (anche clandestinamente) cercando di espatriare nei Paesi limitrofi. principalmente la Colombia unitamente al Perù, Cile, Ecuador, Brasile e Argentina. Chi ha potuto avendone i mezzi è tornato in Europa, principalmente in Spagna, per l’affinità della lingua, ma anche in Italia.

Il Venezuela, da Paese di immigrazione del secolo scorso è ormai diventato un Paese di emigrazione.

Purtroppo la situazione attuale non pare di facile soluzione in un Paese ormai politicamente spaccato a metà, con un’istituzione militare grandemente favorita dal governo e pertanto obiettivamente sbilanciata in suo favore, dove l’inflazione galoppa senza fine con una generale penuria di beni di prima necessità.

Venezuela: ciudad guayana

Ciudad Guayana

Il Venezuela si trova al primo posto al mondo dell’indice di criminalità e la sua capitale Caracas è saldamente al terzo posto delle capitali più pericolose al mondo mentre altre due città: Ciudad Guayana e Ciudad Bolivar si trovano rispettivamente al 7° e al 10° posto nella classifica per omicidi ogni 100.000 abitanti.

E’ un vero peccato che una Nazione come il Venezuela , così ricca di risorse naturali preziose nel proprio territorio, non abbia saputo nel tempo assicurare un buon futuro ai propri abitanti.

Lello

Per approfondire :

https://www.ambcaracas.esteri.it

Per ricerche genealogiche:

https://www.familysearch.org/it

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