I Porti Imperiali di Roma

Porti Imperiali

 

 

I Porti Imperiali

A partire dal  II a.C., il porto di Pozzuoli (Puteoli), rappresentò il porto del Mediterraneo occidentale dove convergeva la quasi totalità delle merci destinate a Roma : vino, grano, schiavi, spezie, marmi e ogni altro tipo di merce necessarie alla vita della capitale dell’Impero.

Porto di Puteoli

Presto ci si accorse dell’inadeguatezza di un porto così lontano dalla città con le problematiche, specie nei mesi invernali del trasporto fino a Roma delle enormi quantità di grano proveniente dall’Egitto (circa 150.000 tonnellate annue) necessario alle esigenze dell’Annona per le frequenti distribuzione gratuite alla plebe.

Il primitivo modesto approdo fluviale alla foce del Tevere ad Ostia Antica, non poteva in alcun modo supplire a traffici di medie e grosse dimensioni, con le navi costrette a rimanere alla fonda anche per giorni, per cui si rese necessaria la progettazione e la costruzione di un porto che garantisse un attracco sicuro alle navi e una protezione dai venti prevalenti e garantisse un traffico di persone e merci anche in uscita con un sistema di magazzini (horrea) per lo stoccaggio delle merci in attesa del loro trasporto a Roma via fiume  tramite chiatte (naves caudicariae) trainate dai buoi (alaggio).

Gismondi – Il Porto di Roma nell’antichità

Le merci venivano trasportate ai magazzini dell’Emporium, il grande porto fluviale costruito nel II secolo a.C. a Testaccio , rione che prende il nome proprio dal vicino Monte dei Cocci (mons testaceum) dove venivano accatastate le anfore non più utilizzabili.

Il nuovo porto dell’Emporium era stato costruito per sostituire l’ormai inadeguato porto che si trovava al Foro Boario con i magazzini situati nella zona dove poi, negli anni trenta del secolo scorso, è stato edificato il palazzo dell’Anagrafe cittadina.

I Porti Imperiali erano comunque collegati a Roma via terra attraverso la Via Campana-Portuensis.

Il viaggio di trasferimento delle merci a Roma durava circa 3 giorni con il sistema dell’alaggio a mano dagli schiavi o dai buoi.

Le persone e una piccola parte di merci invece venivano trasportate a Roma con  carri trainati da muli e condotti dai carrettieri (cisarii).

Un bellissimo mosaico nelle Terme dei Cisarii a Ostia Antica vicino Porta Romana mostra dettagliatamente come si svolgeva la giornata lavorativa di questi carrettieri.

Il porto di Claudio

A causa delle difficoltà nell’uso del porto di Ostia con le difficoltà di accesso dal mare per i banchi di sabbia formati dall’accumulo dei detriti del Tevere, l’imperatore Claudio, nel 42 d.C.  fece costruire, contro il parere degli ingegneri dell’epoca (come riporta Cassio Dione), un grande porto marittimo, posto a circa 3 km a nord della foce del Tevere. La zona prescelta era infelice in quanto esposta ai forti venti di libeccio e di maestrale e alle mareggiate invernali che tendevano ad insabbiare il porto.

Claudio

Il porto di Claudio, costruito su un’area di circa 200 ettari, era articolato in un vasto bacino ma di modesta profondità con due moli ricurvi, le banchine e la presenza di un grande faro, posto su un’isola artificiale costruita dinanzi all’ingresso del porto, affondando una grande nave.

Questa grande nave era quella, appositamente costruita per trasportare l’obelisco, alto m.25,del Circo di Caligola in Vaticano, ed in seguito, dal 1586, posizionato al centro di Piazza S.Pietro a poca distanza dalla sua posizione originaria.

Faro di Alessandria

Il grande faro di Ostia, alto e visibile da molto lontano, era stato costruito tenendo in mente il faro del porto di Alessandria d’Egitto, che costituiva all’epoca una delle sette meraviglie del mondo, ed era stato costruito sull’isola Pharos posta davanti al porto nel 300-280 a.C. circa.

Due canali artificiali mettevano in comunicazione il porto con il fiume Tevere dando così la possibilità di trasbordare le merci sulle imbarcazioni fluviali più piccole che assicuravano il trasporto della merce a Roma.

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Il porto di Ostia con il suo faro lo ritroviamo raffigurato su diverse monete dell’epoca e su vari mosaici.

I lavori per la costruzione del porto di Claudio, si prolungarono a dismisura a causa dei costi enormi dovuti anche all’estrema complessità dei problemi da risolvere così il porto venne poi inaugurato nel 64 d.C. da Nerone che, per l’occorrenza fece coniare una moneta (un sesterzio) con la riproduzione del porto.

Denario di L.Marcio Censorino

Un’altra moneta che fa riferimento al porto di Ostia è il denario di L.Marcio Censorino discendente del Re Anco Marcio, fondatore di Ostia. Sul diritto la testa di Apollo, sul rovescio la figura del pastore Marsia con un otre di vino e sullo sfondo una colonna con la statua della vittoria a simboleggiare il porto di Ostia.

Sesterzio di Nerone con l’immagine del Porto di Ostia

Già nel 62 d.C., come riporta Tacito una terribile tempesta aveva distrutto circa 200 navi ormeggiate alle banchine e alla fonda in attesa di attraccare, confermando così come le ampie riserve formulate dagli ingegneri a questo progetto. non fossero infondate.

I due canali artificiali che mettevano in collegamento il Porto di Claudio con il Tevere, facilitavano anche lo sbocco al mare di quest’ultimo proteggendo così anche la città di Roma dalle ricorrenti piene del fiume dagli esiti disastrosi per le zone basse della città come il Velabro e il Campo Marzio.

Il Porto di Claudio aveva poi due grandi moli ricurvi che convergevano verso il faro, di cui al momento sono state ritrovate le tracce solo di quello destro (quello più a settentrione) alle spalle del Museo delle Navi, al limitare delle piste dell’Aeroporto di Fiumicino.

L’ingresso al Porto di Claudio avveniva ai lati dell’isola del Faro, anche se qualcuno ipotizza un ingresso molto più a nord, dove ora si trova l’Aeroporto.

Gran parte dell’area del Porto di Claudio è ormai interrata a causa della  sedimentazione degli apporti del fiume Tevere con il conseguente allontanamento del mare da queste strutture.

La zona è ormai intensamente urbanizzata ed è estremamente difficile fare le prospezioni per cercare le tracce degli antichi moli e del faro.

I Porti Imperiali: resti del portico di Claudio con le colonnacce

Resti del Portico di Claudio con le “colonnacce”

Di questo porto sono ancora visibili una parte dei moli (quello settentrionale principalmente), la Darsena e il grande Portico con le “colonnacce“, colonne di travertino in bugnato, che all’epoca dava direttamente sul porto.

Colonnacce

La Darsena era un bacino rettangolare costruito in età neroniana e modificato in età traianea rivestito con una cortina in laterizio e con una profondità di circa 8 metri. La Darsena era un bacino interno al porto e viste le dimensioni, era probabilmente destinato alle piccole imbarcazioni per la navigazione fluviale.

Il grande Portico fu riportato alla luce nel 1933 durante i lavori di bonifica promossi dal Giovanni Torlonia. Le colonne di travertino sbozzate e non rifinite erano tipiche di altri monumenti dell’epoca dell’imperatore Claudio come si può vedere a Porta Maggiore , nei resti del Tempio di Claudio sul Celio, o anche nell’Arco monumentalizzato dell’Acquedotto Vergine visibile a Roma in via del Nazareno,14.

La verificata scarsa sicurezza dimostrata negli anni unita alla problematica degli scarsi fondali del porto di Claudio resero necessaria la costruzione di una nuova struttura con criteri che superassero i vecchi problemi di affidabilità.

Traiano

L’imperatore Traiano, fece progettare e costruire, probabilmente dal suo Architetto di fiducia, Apollodoro di Damasco, negli anni 106-112 d.C., un nuovo capiente bacino che fu posto più nell’entroterra verso est che comunicava con il vecchio porto con un canale interno.

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Apollodoro di Damasco aveva tra le altre opere, progettato e costruito le Terme di Traiano, Il Foro di Traiano , la Colonna Traiana e i Mercati Traianei a Roma.

Il Porto di Traiano

Abbandonato il Porto di Claudio per i gravi problemi strutturali che presentava, sotto l’imperatore Traiano si pose mano ad un nuovo invaso che avrebbe comunque utilizzato parte delle strutture del vecchio porto come il Faro e parte del vecchio bacino che comunque serviva da riparo provvisorio per le navi in attesa di entrare nel nuovo bacino per le operazioni di carico e scarico.

I Porti Imperiali: Invaso del Porto di Traiano

Invaso del Porto di Traiano

Il nuovo bacino portuale (32 ettari) aveva una forma esagonale che assicurava lo svolgimento delle operazioni navali per un gran numero di navi contemporaneamente e con la massima sicurezza.

Intorno a questo nuovo invaso poligonale con una profondità di 7 metri e che moderne indagini hanno scoperto avesse il fondo pavimentato, sorsero una serie di edifici tra cui il c.d. Palazzo Imperiale, un Tempio, forse un cantiere navale, uffici amministrativi vari.

Facciata del Palazzo Imperiale verso il Porto di Claudio

Il Palazzo Imperiale era un vasto edificio dotato anche di terme, di teatro e un grande portico colonnato che dominava entrambi i pori di Claudio e di Traiano e dove probabilmente risiedeva un procurator che presiedeva, vigilava e coordinava le varie attività navali dei due porti e dove dimoravano i membri della famiglia imperiale quando si trovavano in visita a Portus.

I Porti Imperiali: Magazzini Severiani

Magazzini Severiani

Altro grande edificio posto a est del Palazzo Imperiale era quello dei Navalia Imperiali dove trovavano riparo  e vi si faceva la manutenzione delle navi da guerra.

Grandi Magazzini Severiani: ingresso ad una cella con i resti del fissaggio dei cardini

C’erano poi i Grandi Magazzini di Traiano e vari altri magazzini commerciali. In seguito furono costruiti anche i Magazzini c.d. di Settimio Severo (piuttosto di epoca adrianea o dell’età degli Antonini in base ai bolli laterizi ritrovati in loco).

I Grandi Magazzini c.d. di Traiano occupavano un’area di circa 5,5 ettari ed erano probabilmente composti da 150 magazzini di circa 90 mq ognuno al piano terra e altrettanti al piano superiore a cui si accedeva tramite scale e rampe per le merci.

Magazzini di Traiano

Le celle dal soffitto molto alto erano accessibili da porte in legno particolarmente ampie (2,60 m.) con soglie sopraelevate forse per motivi igienici e le pareti rivestite in cocciopesto a protezione dall’umidità, con finestre per assicurare la ventilazione dei locali e il pavimento a suspensurae che creavano una camera d’aria che impediva la risalita dell’umidità dai muri.

Porti di Claudio e Traiano

A sud del canale principale di collegamento con il Tevere, la Fossa Traiana, oggi Canale di Fiumicino, sorgeva un abitato chiamato Portus con annessa la Necropoli omonima e una via di collegamento (la Via Flavia o Severiana)  tramite il Ponte di Matidia con Ostia Antica.

Portus

In questo abitato si concentravano le abitazioni di coloro che lavoravano ai porti di Claudio e di Traiano.

Nel II e III secolo d.C., Portus diventò il principale scalo marittimo del Mediterraneo e conseguentemente conobbe un enorme sviluppo anche del territorio circostante.

Portus assicurò la sopravvivenza alimentare di Roma per ben 450 anni di vita.

L’importanza di Portus per l’economia di Roma venne certificata dal riconoscimento della sua autonomia anche amministrativa da parte dell’imperatore Costantino.

Costantino

Anche dopo il declino di Ostia Antica a partire dalla fine del IV secolo, Portus conobbe delle fasi di sviluppo con la costruzione e l’ampliamento di nuovi edifici, tra cui la Basilica Portuense.

In seguito, verso la fine del V secolo  vennero costruite delle mura difensive (le Mura Costantiniane) attorno agli insediamenti portuali del Porto di Traiano per difendere le strutture da ulteriori attacchi nemici dopo che il porto era stato occupato una prima volta dai Goti (nel 410 d.C.) e poi dai Vandali (nel 455 d.C.) per interrompere i rifornimenti a Roma.

mura esterne

Con l’interramento progressivo del Porto di Claudio e gli attacchi degli Ostrogoti durante le Guerre Gotiche nel VI secolo, le strutture vennero via via  abbandonate anche a seguito di un’attività portuale molto ridimensionata e molte aree dei porti vennero occupate dalle sepolture mentre la comunità portuense si ritirava attorno alla Basilica Portuense costruita vicino alla Fossa Traiana (Canale di Fiumicino) e accanto alla vicina Via Portuense, che rimaneva la principale via di La zona in cui venne edificata collegamento con Roma.

Plastico dei Porti Imperiali ad opera di I. Gismondi

La vita di Portus si esaurì in pratica attorno al IX secolo con l’avvenuto  spostamento della sede vescovile a Roma e con l’abbandono generalizzato dell’area ormai impaludata e malsana, inadatta ad un qualsiasi tipo di produzione agricola, e usata da quel momento in poi quasi solo come spazio sepolcrale, da una sparuta popolazione residua che continuò ad  utilizzare parte dei magazzini portuali riadattati ad uso abitativo.

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La Basilica Portuense

L’area dove venne edificata la Basilica Portuense si trova in una zona delimitata dall’invaso esagonale del Porto di Traiano a nord, la Fossa Traiana e la Via Portuense ad est, il Canale Trasverso a sud.

La Basilica Portuense venne costruita a partire dal IV secolo su strutture preesistenti del I secolo che comprendevano magazzini e attività  correlate al vicino porto.

Basilica Portuense

La trasformazione degli edifici riadattati portarono alla costruzione di un’aula suddivisa in tre navate da due file di otto colonne con la realizzazione di una facciata anteriore ed un portico antistante.

Il pavimento della Basilica era a mosaico, del quale restano tracce nella navata centrale.

In seguito fu aggiunto un abside semicircolare che nel secolo VI fu oggetto di ristrutturazione, con l’innalzamento del pavimento e la costruzione di un recinto che la isolava dalle navate, ci fu anche il prolungamento delle colonne e la costruzione di una nuova facciata.

Nei secoli successivi fu aggiunta una fonte battesimale rivestita in marmo all’interno della navata sinistra e si cominciò ad usare la Basilica anche per le sepolture.

Il progressivo deterioramento delle strutture, il progredire dell’interramento dell’area circostante ed un importante crollo delle mura dovuto forse ad un terremoto nel XIV secolo portarono al definitivo abbandono della Basilica.

Oggi

L’invaso esagonale del Porto di Traiano con la  superficie di terreno che lo circonda nella parte nord ed est  e che nasconde tuttora gran parte della città di Portus si trova in proprietà privata.

Tutta l’area dei Porti Imperiali, ormai impaludata, venne bonificata negli anni venti del secolo scorso da Giovanni Torlonia, proprietario dell’area, con l’intento di crearvi una fattoria agricola modello.

I Porti Imperiali: Casale Torlonia

Casale Torlonia

Il Porto di Traiano, liberato da discutibili attività commerciali (Safari Park) che in un non lontano passato vi si svolgevano, oggi costituisce un’importante zona umida per la numerosa fauna, anche di passaggio, che popola la zona.

Nell’area del Parco dei Porti Imperiali si trova un casale (Torlonia) con servizi e due aree di scavo dedicate ai bambini che sotto la supervisione di personale adulto vengono iniziati all’affascinante mestiere dell’Archeologo con la possibilità di scavare e trovare piccoli reperti.

I Porti Imperiali: scavi didattici

Vasche per scavi didattici

I Porti Imperiali  sono inseriti nel Parco Archeologico di Ostia Antica, e sono visitabili dal giovedì alla domenica, mentre per le visite guidate e le attività didattiche per i bambini è necessaria la prenotazione. Si consiglia comunque di consultare il sito web del Parco Archeologico dove si possono trovare tutti i particolari sugli orari e i giorni di chiusura. Sul sito ci sono anche le indicazioni per visitare l’interessantissima Necropoli di Porto.

https://www.ostiaantica.beniculturali.it

Lello

Bibliografia: Carlo Pavolini – Ostia – Laterza 2006

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