Il Castello di Giulio II
fu costruito dal Cardinale Giuliano della Rovere (futuro Papa Giulio II) tra il 1483 ed il 1486 sulla riva sinistra del Tevere, in prossimità della foce, a protezione e controllo dei traffici, soprattutto del sale, che vi si svolgevano nelle antiche saline romane (campus salinarum romanorum) fin dai tempi del Re Anco Marzio e le guerre contro i Veienti e passati poi sotto il monopolio della Curia romana.
In quell’epoca infatti il corso del Tevere costeggiava la zona su cui venne costruito il Castello che pertanto si veniva a trovare in posizione strategica sul fiume, principale via di accesso dal mare da e per Roma , fin dai tempi dei Porti Imperiali.
I lavori di costruzione del Castello rinascimentale in funzione strategico militare furono affidati all’architetto fiorentino Baccio Pontelli, che potè approfittare anche del numeroso materiale da costruzione proveniente dalle adiacenti rovine di Ostia Antica.
Baccio Pontelli, formatosi a Firenze in una bottega di falegnameria dove apprese le tecniche della carpenteria, si trasferì ad Urbino alla corte dei Montefeltro, collaborando e apprendendo le tecniche di architettura dal maestro senese Francesco di Giorgio Martini.
Il Pontelli venne incaricato di costruire la rocca di Senigallia, che rappresentò la sua prima esperienza di architettura militare.
In seguito, alla morte del Duca di Montefeltro, Baccio Pontelli si trasferì a Roma, dove venne incaricato di progettare alcune delle opere volute dal Papa Sisto V e, su commissione del Card. Giuliano della Rovere, anche della costruzione del Castello di Ostia.
La pianta del Castello di Giulio II, ha la forma di un triangolo per adattarsi al terreno adiacente al Tevere che lambiva il Castello, e dalla necessità di inglobare nella fortificazione, una torre, la c.d. torre rotonda, costruita in precedenza (tra il 1423-1424) sul luogo a scopi difensivi, dati i pericoli di invasioni barbariche e saracene, per volere del pontefice Martino V (1417-1431), e che poi divenne il mastio della nuova costruzione.
Nell’inclusione alla struttura del castello, il mastio vide eliminato l’ingresso primitivo che dava sul fossato.
Il successivo ingresso avveniva in una sala dotata di cucina con una scala che portava al piano inferiore dove c’era un deposito di armi e una ripida scala ricavata nello spessore delle mura del mastio, che portava alla terrazza dotata di una vista su tutto il territorio circostante. Nella sala esisteva un forno per la cottura del pane, un caminetto per il riscaldamento dell’ambiente ed una latrina.
Il Castello di Giulio II, costruito nel 1483-1486, ha le spesse pareti delle mura a forma di scarpa (come si vede anche dalle foto), per poter resistere meglio ai colpi sparati dagli eventuali assalitori.
Il complesso architettonico è caratterizzato da un corridoio interno perimetrale che collega i tre torrioni tra di loro, con camere
da sparo dotate di piccole feritoie, una protezione dell’ingresso e un fossato perimetrale per rendere difficoltosi gli accessi ad opera degli assalitori all’esterno.
Gli ingressi infatti erano dotati di ponte levatoio sul fossato.
In seguito, la diminuita funzione militare portò all’aggiunta di alcuni ambienti residenziali con l’allestimento di locali adatti al soggiorno Papale con una grande sala per le udienze, una camera da letto ed un ampio bagno riscaldato.
All’interno del Castello di Giulio II c’erano ovviamente anche gli alloggi per i soldati e i loro ufficiali con cucina e forno per la cottura del pane.
Da questo punto di vista il Castello era ovviamente del tutto autosufficiente in caso di necessità.
Dal cortile interno d’ingresso del castello, un grande scalone monumentale, con tre rampe, porta ai piani superiori e sulle volte e le pareti sono ancora parzialmente visibili alcune tracce di affreschi attribuibili a Baldassarre Peruzzi.
Parte dei sepolcri è ancora visibile ai lati della Via Ostiense, entrando nei prospicienti scavi di Ostia Antica, in quanto a Roma, come noto, vigeva la proibizione a seppellire i defunti all’interno della città, a meno di pochissime e particolarissime eccezioni in caso di eroi della Patria, come successo con l’Imperatore Traiano all’interno della Colonna Traiana ai Fori Imperiali. Così troviamo numerose tombe a inumazione, colombari e tempietti funebri con sepolture miste. Un panorama molto più ampio e completo delle abitudini funerarie dell’epoca lo troviamo nella vicina grande Necropoli di Isola Sacra o di Porto che serviva l’abitato e i numerosi lavoratori dei Porti Imperiali (Porto di Claudio e Porto di Traiano).
La necropoli di Ostia Antica continuò a funzionare anche dopo il declino e l’abbandono della città ostiense a partire dal V secolo d.C..
In alcune sale del Castello di Giulio II, sono state allestite in mostra delle ceramiche e suppellettili in uso nelle varie epoche di vita del Castello ritrovate nel corso degli scavi nel Borgo e durante i lavori di ristrutturazione del Castello degli ultimi anni scorsi.
La disastrosa inondazione del Tevere del 1557, che provocò lo spostamento del corso del fiume in questo tratto, determinò anche la decadenza del Castello di Giulio II, lontano dalle nuove sponde e pertanto privo di ogni utilità pratica.
Il Borgo di Ostia Antica
Intorno alla basilica cimiteriale dove venne sepolta la martire Aurea, parzialmente conservata al di sotto dell’attuale chiesa rinascimentale, venne edificato nel IX sec., un borgo intorno a cui Gregorio IV (827-844) raccolse l’esigua popolazione ostiense minacciata dalle scorrerie saracene.
Il nuovo borgo, denominato Gregoriopoli, era difeso da mura e un fossato e serviva ad ospitare in sicurezza i lavoratori delle vicine saline e le loro famiglie.
Agli inizi del ‘400, papa Martino V (1417-1431), nell’ambito di una politica di rafforzamento delle difese territoriali, fece costruire, a guardia del Tevere una torre rotonda circondata da un fossato.
In seguito venne promosso una fase di rinnovamento del borgo finanziato dal cardinale Guglielmo d’Estouteville Vescovo di Ostia dal 1461 al 1483.
Egli promosse il ripristino delle mura che circondavano il borgo, come dimostrano gli stemmi marmorei ancora oggi visibili e riconducibili alla sua casata. Stante la necessità di conservare un abitato intorno al presidio doganale continuamente spopolato a causa del clima malarico, egli ne migliorò le condizioni residenziali con la costruzione di tre file di case a schiera.
La Cattedrale di S.Aurea
Nel Borgo di Ostia Antica, a pochi passi dal Castello di Giulio II si trova questa Cattedrale (intorno alla quale fu edificato il borgo), dedicata alla martire Aurea e che fu costruita sopra le fondamenta del suo antico sepolcro. Aurea era una martire cristiana perseguitata dall’imperatore Claudio (41-54 d.C.) e condannata a morte per annegamento nel mare di Ostia dove era stata precedentemente esiliata nei suoi possedimenti.
In questa Cattedrale nel 387, fu tumulato anche il corpo di Santa Monica che , nel 1430 fu traslato a Roma nella Chiesa di San Trifone in Posterula (demolita nel 1746) e, successivamente spostato nella nuova Chiesa di S.Agostino in Campo Marzio.
A destra della navata di S.Aurea si apre la Cappella di S.Monica con una tela attribuita a Pietro da Cortona che raffigura l’estasi della Santa ad Ostia.
Sul muro a sinistra è murato una copia di un frammento in pietra del cuscino funebre di marmo di S.Aurea, ritrovato nel 1981 durante degli scavi, con la scritta “Chryse (nome in greco di Aurea) hic dormit“. La Chiesa inizialmente aveva l’ingresso dalla parte opposta, dove ora si trova l’abside ma, con la realizzazione della grande piazza di fronte all’ingresso del Castello, venne costruito l’ingresso attuale.
Santa Monica nacque a Tagaste (attuale città algerina di Souk Ahras) antica città della Numidia, nel 331, da una ricca famiglia berbera di religione cattolica. Da giovane le fu concesso di studiare le Sacre Scritture. Sposatasi con Patrizio, un uomo di modeste condizioni e con un carattere difficile, Monica riuscì infine a convertirlo al cristianesimo.
Monica fu determinante per la conversione al cristianesimo nei confronti del figlio, che in gioventù aveva condotto una vita dissoluta, . A 39 anni Monica rimase vedova e si dovette occupare da sola di tutta la famiglia. Agostino in seguito si trasferì a Roma e poi a Milano e solo nella notte di Pasqua del 387, Monica poté recarsi a Milano e vedere finalmente il figlio Agostino, battezzato insieme a tutti i familiari, divenuto ormai cristiano. Ad un certo punto Agostino decise di ritornare in Africa per dedicarsi alla vita monastica.
Nelle «Confessioni», Agostino narra dei colloqui spirituali tenuti con sua madre, che si svolgevano nella casa presa in affitto a Ostia, dove dimoravano in attesa della nave che li avrebbe riportati in Numidia, ricevendone gli insegnamenti cristiani e i consigli che dovevano fortificarlo nella sua nuova fede.