La gatta di Via della Gatta

Gatta di via della Gatta

La Gatta di via della Gatta

A pochi passi da Piazza Venezia a Roma, in via del Plebiscito, si trova il Palazzo Grazioli, che da qualche anno ha assunto una gran notorietà, al di là dei pregi architettonici, per essere stato scelto per un periodo di tempo come residenza romana di un noto esponente politico italiano.

La gatta di Via della Gatta: Palazzo Grazioli

Palazzo Grazioli

Il Palazzo Grazioli è situato tra palazzo Doria-Pamphilj e palazzo Altieri, nel Rione Pigna (anticamente Campo Marzio) e venne costruito da Giacomo della Porta nel ‘500. Nel corso dei secoli il palazzo cambiò molte volte proprietà con conseguenti restauri anche radicali.

Il Palazzo Grazioli divenne la residenza dell’Ambasciatore d’Austria e poi dell’Infanta di Spagna, Maria Luisa di Borbone che vi morì nel 1824.

La gatta di via della Gatta

La gatta

In seguito fu poi acquistato dal commendatore Vincenzo Grazioli, barone di Castelporziano e duca di Santa Croce di Magliano, che commissionò altri restauri terminati nel 1874, aggiungendo l’ala che s’affaccia su Piazza Grazioli (precedentemente Piazza della Gatta).

Sulla destra del Palazzo in Via del Plebiscito c’è una via chiamata Via della Gatta in quanto all’angolo con Piazza Grazioli sul cornicione marcapiano del palazzo, c’è la statua di un grazioso gatto.

Via della Gatta

Via della Gatta

La gatta di Via della Gatta proviene dagli scavi del Tempio di Iside e Serapide che si trovava in questa zona: L’Iseo Campense (campense in quanto si trovava al Campo Marzio).

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L’Iseo Campense non era il tempio dedicato ad Iside più antico di Roma ma sicuramente il più grande ed inoltre sembra che in questo luogo il culto sia rimasto in piedi per molto tempo oltre i Decreti di Teodosio (391-392). almeno fino al V secolo.

La gatta (Dea Bastet) come noto era un animale sacro per gli Egizi, il suo trafugamento e l’esportazione fuori dal Regno veniva punito con la morte.

Nel nostro caso quindi stiamo parlando di una gatta sacra!

Dagli scavi nella zona di questo Tempio provengono anche altre sculture che ornavano l’ingresso al luogo di culto.

Le sculture ed obelischi del Tempio di Iside furono ritrovati alla fine del 1800 nella parte posteriore della Chiesa di S.Maria sopra la Minerva, a sua volta costruita sulle rovine dell’antico Tempio della Minerva Calcidica.

Il facchino

Il facchino

Tra le statue abbiamo quella conosciuta come Madama Lucrezia, una delle sei “statue parlanti” di Roma, l’unica figura femminile accanto a Pasquino, Marforio, Facchino, Abate Luigi, il Babuino (in realtà un satiro anziano) che tutti insieme costituivano “il congresso degli arguti”.

Madama Lucrezia

Madama Lucrezia

Madama Lucrezia come le altre cinque veniva usata per apporre cartelli, bigliettini, ovviamente nottetempo, per attaccare e irridere personaggi pubblici tra quelli più in vista nella Roma del XIV e XV secolo, compresi i Pontefici.

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Si tratta di un busto gigantesco di epoca romana, alto circa 3 metri, attualmente posto su un basamento all’angolo tra il Palazzetto Venezia e la basilica di S. Marco, nell’omonima piazza.

La statua rappresenterebbe la divinità Iside-Sothis mentre per altri si tratterebbe in realtà di una sacerdotessa di Iside, così come il Piè di Marmo, gigantesco piede posto nella vicina via omonima, ne rappresenterebbe il caratteristico calzare.

Piè di Marmo

Piè di Marmo

Altri reperti provenienti dagli scavi del Tempio di Iside (Iseo Campense), sono il piccolo obelisco sull’elefantino della Minerva (il Pulcin della Minerva)

Questo obelisco insieme agli obelischi del Pantheon, di Dogali (a Piazza dei Cinquecento, a commemorazione dei soldati italiani caduti in quella battaglia in Eritrea) e quello di Boboli (che è a Firenze) proveniva dall’ Iseo Campense.

Pulcin della Minerva

Pulcin della Minerva

L’obelisco della Minerva venne posto da Gian Lorenzo Bernini sul dorso di un elefante di marmo.

La scultura dell’elefantino fu ispirata da un piccolo elefantino donato a Roma dalla Regina Cristina di Svezia qui in volontario esilio.

Tornando alla nostra gatta di Via della Gatta, la sua strana collocazione sul cornicione marcapiano fu oggetto di molte ipotesi e dicerie tra il popolino.

Si diceva che fosse stata collocata in quel posto da una mamma riconoscente poichè con il suo miagolio la nostra gatta aveva attirato la sua attenzione e così contribuito a salvare appena in tempo il suo pargolo in bilico sul cornicione.

obelisco del Pantheon

Obelisco del Pantheon

Un’altra storia dice invece che il miagolio della gatta aveva svegliato gli abitanti in tempo per poter mettersi in salvo da un incendio.

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Si diceva anche che nel posto dove si posava lo sguardo della gatta si sarebbe potuto trovare un tesoro. Per quanto se ne sa il tesoro non è stato ancora trovato ma poichè lo sguardo della gatta si posa sulla vicina Biblioteca Rispoli, probabilmente il tesoro è di altro tipo.

Bastet

Bastet

La nostra gatta sacra rappresentava l’antica divinità egizia Bastet, Dea della casa, della fecondità, delle donne, venerata e protetta nell’antico Egitto e, ovviamente anche a Roma tra i seguaci del culto di Iside e Serapide.

La gatta di Via della Gatta, così come anche il piccolo elefantino della Minerva, sono tra le numerosissime testimonianze del variegato mondo degli animali di marmo che popolano Roma come descritto nel post Roma e il suo Zoo Eterno.

Lello

Per approfondire:

www.academia.edu/11991123/L_iseo_Campense_tra_Mito_e_Archeologia_Ricostruzione_di_un_Percorso_Urbano

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