La Porta Esquilina

La Porta Esquilina

Arco di Gallieno o Porta Esquilina

Porta Esquilina

La Porta Esquilina, anche detta Arco di Gallieno, dopo la monumentalizzazione che ne fece Augusto nel 378 con la dedica a Gallieno, è una porta  inserita nelle Mura Serviane di Roma,  e si trova nel Rione Esquilino a pochi passi da Piazza Vittorio.

Arco di Gallieno: la dedica sull'attico

Arco di Gallieno: la dedica sull’attico

E’ l’unica Porta insieme alla Porta Caelimontana (Arco di Dolabella e Silano), sopravvissuta fino ai nostri giorni di quella cinta muraria risalente al VI Secolo a.C.

Le Mura Serviane, come dice il nome con cui sono conosciute, sarebbero state edificate a metà del VI secolo a.C. dal re Servio Tullio su preesistenti mura di età arcaica e circondavano i sette colli.

Nel IV Secolo a.C. le Mura furono oggetto di una profonda ristrutturazione sostituendo i blocchi di tufo “cappellaccio” molto friabile e di colore grigio, comune nel suolo di Roma, con il più resistente tufo di “Grotta Oscura” di colore giallastro proveniente dalle cave di Veio appena conquistata.

Un altro importante restauro delle Mura fu fatto nell’87 a.C.

La cerchia muraria aveva un’estensione di circa 11 Chilometri ed una altezza media di circa 10 metri.

Mura Severiane a Viale Aventino

Mura Severiane a Viale Aventino

Oltre le due Porte suddette restano in varie parti di Roma dei residui delle Mura ancora visibili come in Piazza dei Cinquecento (Stazione Termini), la vicina Piazza Manfredo Fanti, via Carlo Alberto presso la Chiesa dei Santi Vito,Modesto e Crescenzia, sul muro dell’Auditorium di Mecenate, inoltre a Viale Aventino e Via di S. Anselmo sul grande Aventino, ed anche a via Carducci nel Rione Sallustiano.

Arco di Gallieno e Chiesa dei Santi Vito e Modesto

Arco di Gallieno e Chiesa dei Santi Vito e Modesto

Nei sotterranei della Chiesa dei Santi Vito, Modesto e Crescenzia, durante alcuni scavi degli anni ’70 del secolo scorso, sono state trovate tracce dell’antico Muro in cappellaccio del VI Secolo, oltre che una traccia della prima Porta Esquilina che mostra un orientamento diverso da quello attuale, ed il basolato di una via che probabilmente portava ad un fornice laterale della Porta.

Durante gli scavi sono stati ritrovati anche i resti del castellum aquae dell’Acquedotto Anio Vetus (il secondo acquedotto costruito a Roma) che dopo un percorso in gran parte sotterraneo arrivava alla Porta Esquilina dove poi l’acqua veniva distribuita alle varie utenze della città.

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In questa zona c’era un bosco sacro (lucus Libitinae) dove si trovava un santuario dedicato alla Dea Libitina che sovrintendeva alle sepolture.

Ci troviamo infatti vicino ad una vasta necropoli arcaica dove in occasione dei grandi scavi successivi al 1870 furono trovate numerose tombe, alcune delle quali risalenti addirittura all’Età del Ferro.

Molte delle tombe di epoca repubblicana ritrovate erano dette puticuli ed erano delle semplici fosse a riempimento dove venivano gettati rifiuti, carcasse di animali ma anche i corpi dei condannati a morte e dei poveri.

Il moltiplicarsi di queste sepolture, rese il campo insalubre e pertanto invivibile, cosicchè sotto l’Imperatore Augusto, vennero vietate questo tipo di sepolture e venne bonificata l’intera area coprendola con un grande strato di terra (ben otto metri), prima di concederla al fido Mecenate che vi costruì la sua grande villa.

Vicino alla Porta Esquilina si apriva il Macellum Liviae, un mercato alimentare costruito da Augusto e dedicato alla moglie Livia Drusilla, un’area rettangolare e disposta  parallelamente alle Mura Serviane dove si affacciavano le botteghe di generi vari.

A poca distanza, nel vicino Colle Oppio si apriva la Porticus Liviae, sempre fatto costruire da Augusto in onore della moglie.

Auditorium di Mecenate: Subura

Subura

La Porta Esquilina era l’ingresso al popolare e turbolento rione della Subura tramite il clivus suburanus (odierna Via in Selci) e la strada per andare ai Fori Imperiali.

 

La Subura era il quartiere dove era nato Giulio Cesare e dove per un certo periodo era vissuto il poeta di origine spagnola Marziale.

La Chiesa dei Santi Vito, Modesto e Crescenzia, fu costruita nel IV secolo e addossata alla Porta Esquilina. Nella navata destra della Chiesa è custodita la cosiddetta Pietra Scellerata che, secondo la credenza

Porta Esquilina: Pietra Scellerata

Pietra Scellerata

popolare, era stata usata per martirizzare i Cristiani (tra i quali lo stesso S.Vito) e, grattandone la superficie e ingerendone la polvere era possibile guarire dalla rabbia, I due Santi della Chiesa erano a loro volta protettori degli idrofobi.

Questa usanza ci rimanda ad un’altra simile fatta sulla colonna del martirio di S.Bibiana nell’omonima Chiesa.

La Pietra Scellerata è in realtà un antico cippo funebre romano.

La Chiesa fu dotata nel 1900 nel corso di una ristrutturazione, di un’apertura sulla parte dell’abside, in Via Carlo Alberto, visto il nuovo sviluppo della città fuori le Mura Serviane, ma, nel corso dei lavori negli anni ’70 del secolo scorso, la nuova porta venne murata internamente anche se resta ancora visibile la facciata esterna.

Chiesa di San Vito: vecchio ingresso su Via Carlo Alberto

A pochi metri dall’Arco di Gallieno, addossata alle mura della Chiesa di S.Vito, c’è una fontana in granito degli anni trenta del secolo scorso.

Imp. Gallieno

 

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La Porta Esquilina venne distrutta durante il cosiddetto “Sacco di Roma” il 18 luglio del 390 a.C. da parte dei Galli Senoni guidati da Brenno (quello dell’umiliazione del “Vae Victis“, ovvero “Guai ai vinti”, nei confronti dei Romani sconfitti) e partiti dalla loro capitale Senigallia.

Cornelia Salonina

La Porta Esquilina venne ricostruita, come già detto, nel 378 da Augusto che la monumentalizzò rifacendola in travertino con tre fornici, di cui quello centrale più alto e più largo dei laterali poi eliminati  nei secoli successivi per consentire l’ampliamento della Chiesa di S.Vito da una parte e, la costruzione di un palazzo dall’altra parte.

Fino al 1825 c’erano appese all’Arco, le chiavi della città di Viterbo in segno di sottomissione a Roma.

un giovane Gallieno

Sull’attico dell’Arco è visibile la dedica all’Imperatore Publio Licinio Egnazio Gallieno e alla moglie Cornelia Salonina, fatta nel 262 a.C., che aveva la propria abitazione (Palatium Licinium) nei vicini Horti Liciniani, che si trovavano nella zona della Chiesa di S.Bibiana, in via Giolitti dove si trova  il c.d. Tempio di Minerva Medica, una grande costruzione a pianta decagonale, forse un Ninfeo o forse una sala termale.

 

L’Imperatore Publio Licinio Egnazio Gallieno era nato nel 218 d.C. circa da Valeriano ed Egnazia Mariniana e nel 253 fu nominato dal Senato “Cesare” ed in seguito Augusto ed Imperatore insieme al padre Valeriano che gli affidò la parte occidentale dell’Impero.

Moneta di Valeriano

Durante il suo lungo governo si verificarono numerose sollevazioni di usurpatori (Ingenuo, Postumo, Regaliano, Macriano, Quieto, L.Calpurnio Piso Frugi) che egli represse con la massima energia, mentre il padre Valeriano in Oriente conosceva la sconfitta e l’onta di cadere prigioniero, per la prima volta nella storia di Roma, dell’avversario Shapur I, re dei Persiani.

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Gallieno non cercò minimamente di correre in soccorso al padre Valeriano che morì in prigionia nel 260 d.C.

Secondo la poco attendibile (e unica fonte storica) Historia Augusta – Gallienus tyranni trigintaLucio Calpurnio Pisone Frugi, discendente dalla Gens Calpurnia del ramo dei Frugi (soprannome datogli per la sua frugalità nei costumi) fu un usurpatore contro Gallieno.

Denario di L.Calpurnius Piso Frugi

Denario di L.Calpurnius Piso Frugi

L.Calpurnio Pisone, sarebbe stato inviato da Macriano Maggiore a recarsi in Grecia per sconfiggere l’Imperatore Valente Maggiore, usurpatore anch’egli di Gallieno , dopo la morte di Valeriano ma finì per essere ucciso dalle truppe di Valente nel 261.

L’Imperatore Gallieno progettò di farsi costruire una statua colossale in veste di Sol Invictus di cui era devoto (il culto era molto popolare tra i suoi soldati) ma non ci riuscì a causa della sua morte prematura nel 268, ucciso a tradimento in una congiura ordita da alcuni comandanti del suo esercito.

Centrale Montemartini: Fanciulla seduta

Fanciulla seduta

All’epoca dello sconvolgimento di tutto il quartiere Esquilino per costruire i palazzi umbertini di Piazza Vittorio Emanuele II, vi furono trovate molte statue ora esposte alla Centrale Montemartini.

Centrale Montemartini: magistrato

magistrato

Tra le opere più importanti, il Dioniso con la pantera, la Fanciulla seduta, i Magistrati con la mappa, il Satiro danzante.

Nel 1904, in occasione della costruzione del cosiddetto Arco di S.Bibiana, in realtà un ampio sottopassaggio dove sopra corrono i treni, furono ritrovati dei grandi mosaici con scene di caccia che furono in gran parte asportati e ora in mostra alla Centrale Montemartini.

Centrale Montemartini: Mosaico Horti Liciniani

Mosaico Horti Liciniani

Dalla Porta Esquilina si originavano le antiche strade Labicana e Praenestina che conducevano rispettivamente a Labico e a Palestrina.

Sull’attico dell’arco, c’era una precedente iscrizione di epoca augustea, poi cancellata per apporvi la dedica a Gallieno: GALLIENO CLEMENTISSIMO PRINCIPI CVIVS INVICTA VIRTVS SOLA PIETATE SVPERATA EST ET SALONINAE SANCTISSIMAE AVG  AVRELIVS VICTOR V(ir) E(gregius) DICATISSIMVS NVMINI MAIESTATIQVE EORVM 

L’Imperatore Publio Licinio Ignazio Gallieno nato a Milano nel 218, per le doti di grande condottiero divenne Imperatore romano dal 253 al 268, regnando per un lungo (per l’epoca) periodo di quindici anni, in parte insieme al padre Valeriano.

Lello

Biobliografia:

F.Coarelli – Guide Archeologiche Roma – Mondadori – 2000

Per approfondire:

http://www.sovraintendenzaroma.it/i_luoghi/roma_antica/monumenti/arco_di_gallieno

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