Piazza Manfredo Fanti
si trova a Roma nel Rione XV Esquilino tra la Stazione Termini e Piazza Vittorio.
La Piazza, costruita per creare un’area di verde pubblico con giardini e laghetto, tra i palazzi “umbertini” , venne dedicata a Manfredo Fanti, Generale d’Armata, nato a Carpi nel 1808 e morto a Firenze (di malattia) nel 1865, che dal 1860 ricoprì la carica di Ministro della Guerra.
Con l’Unità d’Italia e il conseguente trasferimento della Capitale da Firenze a Roma, la zona dell’Esquilino , sede di grandi ville con estesi vigneti, sembrò la zona ideale, vista anche la vicinanza con la Stazione Termini, per l’edificazione delle nuove abitazioni per la nuova classe impiegatizia statale che avrebbe popolato i nuovi numerosi Ministeri.
Il Colle dell’Esquilino, il più alto di Roma , era frequentato fin dal IX sec. a.C. e adibito a luogo di sepoltura di poverissima gente, di condannati a morte, di prostitute, campo dove venivano abbandonate anche le carcasse di animali morti, tutti sepolti in fosse comuni rettangolari rivestite di blocchi di pietre, chiamate puticoli, ovvero piccole fosse, profonde anche 10 metri, dove i corpi venivano gettati alla rinfusa, lasciati a putrefarsi e quando queste erano piene, venivano poi ricoperte di terra, per aprirne altre nuove adiacenti ma non comunicanti tra loro.
La zona dell’Esquilino per questi motivi era insalubre, anche per via delle esalazioni mefitiche che emanavano le fosse, poste appena oltre le Mura Serviane a poca distanza dal popoloso quartiere della Suburra, che iniziava dalla Porta Esquilina.
Un Editto di Augusto (23 a.C. – 14 d.C.), mise fine a queste pratiche cimiteriali e dispose la bonifica di questo vasto cimitero facendolo ricoprire da 8 metri di terra e rendendolo disponibile ad un uso abitativo.
La zona corrispondente all’odierna Piazza Vittorio fino al Colle Oppio venne usata dal fido amico e consigliere Gaio Cilnio Mecenate per costruirvi la sua grandiosa villa di cui oggi rimane il c.d. Auditorium di Mecenate, costruito, (in parte seminterrato fin dall’origine) a cavallo di un tratto delle Mura Serviane e scoperto nel 1874 nel corso della sistemazione della (nuova) Via Merulana, che solo in parte corrisponde all’antica via.
Piazza Manfredo Fanti, oggi circondata da alte cancellate di protezione è sede dell’Acquario Romano e nei suoi giardini sono stati ritrovati resti delle Mura Serviane e ambienti del I sec. a.C..
Acquario Romano
Si tratta di un’imponente costruzione di stile classicheggiante che con la sua pianta ellittica si richiama vagamente ad architetture del passato .
L’Acquario Romano di Piazza Manfredo Fanti cui si accede da una doppia scalinata è preceduto da un ampio pronao con una grande nicchia affiancata da due edicole con timpano con statue, ispirate, come anche i medaglioni tra le cariatidi e il gruppo sul frontone, a soggetti marini.
Dopo un un ingresso con scale per il piano superiore, si accede ad una sala centrale circondata da un doppio ordine di sottili ed eleganti colonne in ghisa ( usata per la prima volta nelle costruzioni a Roma) che sorreggono la galleria superiore ad anello ed il soffitto.
I muri perimetrali sono scanditi da semicolonne nella parte inferiore e paraste a riquadri piatti nella parte superiore che sottolineano una serie di nicchie che dovevano in origine contenere le vasche che dovevano ospitare i pesci.
La struttura ideata dall’Arch. Ettore Bernich per sviluppare un’idea dell’ittiologo Pietro Garganico a cui il Comune aveva concesso gratuitamente lo spazio della Piazza per la costruzione dell’Acquario nel 1885 (inaugurato nel 1887).
Dopo pochi anni ed alterne vicende, l’iniziativa fallì, l’Acquario venne dismesso e ritornò nelle disponibilità del Comune di Roma.
La struttura ebbe una vita accidentata, diventò via via un teatro, un cinema, corse il rischio di diventare un bagno pubblico, ed anche di essere abbattuta, per poi infine diventare un magazzino delle attrezzature del Teatro dell’Opera (come l’ex Pastificio Pantanella al Circo Massimo), e sede di uffici periferici del Comune di Roma fino agli anni ottanta del secolo scorso. A partire dal 1985, l’Acquario Romano venne ristrutturato, la Piazza Manfredo Fanti ed il suo giardino di ben 6.000 mq che ospita le rovine delle Mura Serviane, furono finalmente sottratte al degrado generale e, da pochi anni, l’edificio è sede della Casa dell’Architettura e, tra le altre cose vi vengono ospitate mostre e convegni vari, con un servizio di guardie giurate che vigila all’esterno.
Le Mura Serviane
Sappiamo che le Mura Serviane risalgono al VI secolo a.C. e vengono tradizionalmente attribuite al Re Servio Tullio e costruite probabilmente sopra una preesistente cerchia fortificata più antica.
Le Mura Serviane erano costruite con grossi blocchi di tufo del Palatino, detto cappellaccio, di colore grigio scuro, un materiale friabile di facile reperibilità nel territorio romano.
Nel IV secolo le Mura Serviane vennero ampiamente restaurate con blocchi di tufi di Grotta Oscura , materiale molto più resistente, dal caratteristico colore giallastro, proveniente dalle cave di Veio, dopo la conquista della città da parte dei Romani nel 396 a.C.
Un ampio tratto superstite delle Mura Serviane si può ammirare sul lato sinistro dell’ingresso della stazione Termini.
Altri tratti di questa cerchia di Mura si possono vedere anche in altre parti della città come ad esempio all’Aventino.
Ci sono anche due porte della cerchia muraria ancora esistenti: la Porta Esquilina (Arco di Gallieno) e la Porta Caelimontana (Arco di Dolabella e Silano).
Il circuito murario raggiungeva una lunghezza di circa 11 chilometri con numerose porte d’accesso ora scomparse ad eccezione delle due citate sopra.
Le Mura Serviane raggiungevano un’altezza media di 10 metri e potevano avere uno spessore che arrivava anche a 4 metri.
Nel tratto orientale che andava dalla Porta Collina (tra le odierne via XX Settembre e via Piave) alla Porta Esquilina, zona maggiormente esposta alle minacce nemiche in quanto terreno pianeggiante, fu necessario ricorrere all’ Agger di circa 1300 metri di lunghezza.
l’Agger era costituito da un fossato profondo circa 17 metri e largo circa 36 metri.
La terra dello scavo andava a costituire un terrapieno che si addossava il muro costruito sul margine interno del fossato e questo terrapieno veniva a sua volta sostenuto da un muro di controscarpa posto a circa 30 m. o più dal muro sul fossato.
Tornando al tratto di muro superstite sito all’esterno della Stazione Termini, possiamo vedere nel piano sotterraneo dell’atrio della stazione i resti del muro di controscarpa.
In Piazza Manfredo Fanti è stato rinvenuto un tratto di Agger delle Mura Serviane di circa 23 metri costruito con blocchi di tufo di Grotta Oscura che presenta dalla parte interna un arco che potrebbe essere il resto di un torrione o di un riparo per i soldati di guardia.
Sulla parte esterna del muro, in quello che era il fossato si addossano degli ambienti che vengono fatti risalire dalla tecnica costruttiva e dai bolli al I sec. a.C.
Ci sono anche due grandi nicchie che dovevano contenere delle statue per cui non dovrebbe trattarsi di una domus privata ma piuttosto un ambiente di tipo pubblico, un’associazione, etc.
A livello del giardino odierno, sempre nella parte esterna si trovano i resti di un ambiente absidato.
La cinta muraria proseguiva verso sud ed infatti nella vicina via Carlo Alberto di fronte alla Chiesa di S.Antonio Abate vediamo uno sperone di muto incastrato in un palazzo vicino alla Chiesa di S.Vito e Modesto, nei cui sotterranei si trovano altri resti delle mura che proseguono verso il Colle Oppio.
Nel vicino Largo Leopardi ci sono altri resti delle Mura Serviane a cavallo delle quali era stato costruito il c.d. Auditorium di Mecenate.
Proseguendo verso il Colle Oppio, altre tracce dei blocchi di tufo delle Mura Serviane le troviamo come fondamenta della Chiesa di S.Martino ai Monti, ma in questo caso si tratta di blocchi di reimpiego.
Il giardino di Piazza Manfredo Fanti con i resti archeologici è visitabile liberamente (i resti sono protetti da una recinzione in vetro), mentre per l’Acquario è possibile visitarne l’interno solo nei giorni in cui non ci sono congressi o altre attività riservate.
Lello
Per approfondimenti e calendario visite guidate:
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Bibliografia:
F.Coarelli – Guide Archeologiche: Roma – Mondadori 2000