Case Romane del Celio
Le Case Romane del Celio si trovano nei sotterranei della Basilica dei SS. Giovanni e Paolo nel Clivo di Scauro un’antica strada che collega la Salita di S.Gregorio, attraverso via S.Paolo della Croce con Via della Navicella terminando con l’arco di Dolabella e Silano con sopra i resti dell‘acquedotto neroniano.
E’ un angolo suggestivo quanto poco conosciuto di Roma e, di sera, sparite le automobili parcheggiate, alla luce dei lampioni giallastri, ci riporta ad antiche atmosfere medievali .
Il nome della strada deriva da un’antichissima famiglia romana, gli Aemilii Scauri, ed è la prosecuzione della Salita di San Gregorio che parte dalla Piazza di Porta Capena (a due passi del Circo Massimo).
Questa zona di fronte al Palatino, un tempo popolatissima, era piena di tabernae, poi successivamente queste vennero ristrutturate per dar via ad abitazioni private signorili.
Ci troviamo in prossimità del luogo dove si trovava il Tempio del Divo Claudio , in seguito distrutto dal grande incendio di Roma del 64 che, partito dal vicino Circo Massimo, interessò tutta la zona.
Accedendo alla Salita di S.Gregorio, subito dopo la Chiesa di San Gregorio Magno al Celio sul lato destro, troviamo, nel grande giardino sul retro, tre Oratori : S.Barbara al Celio, S.Andrea al Celio, S.Silvia al Celio che sotto le fondamenta celano costruzioni romane.
Sempre sul lato destro della via intravvediamo i resti della biblioteca di Agapito I e dopo, sul muro di cinta, alcune aperture murate che erano delle tabernae romane con un secondo piano adibito ad abitazione.
Sul lato sinistro della strada c’è la basilica minore dei S.S. Giovanni e Paolo, due ufficiali della corte costantiniana che furono martirizzati nel 362 in quella che la tradizione afferma essere stata la loro abitazione ed anche il luogo della loro sepoltura.
La Basilica venne edificata a partire dal 398 su delle abitazioni preesistenti adibite a luogo di raduno e preghiera di una comunità cristiana. Queste abitazioni, almeno quattro, risalivano al II secolo (su precedenti ambienti imperiali) e poi nel secolo successivo si trasformarono in un unica abitazione signorile. Durante gli scavi condotti dal rettore della Basilica, Padre Germano da S. Stanislao a partire dal 1887, si rinvennero oltre 20 ambienti disposti su vari piani, in parte affrescati.
Queste costruzioni, come abbiamo già detto, nei secoli subirono numerose trasformazioni fino ad inglobare le parti più antiche, due insulae, compreso un cortile ninfeo che dava originariamente su un vicolo.
In questi ambienti si insediò una comunità cristiana, costituendo il titulus (Titulus Byzantis) che venne successivamente integrato nella Basilica sovrastante.
Il precedente ingresso a queste Case Romane del Celio, avveniva attraverso la navata destra della Basilica mentre l’ingresso odierno si apre direttamente dal Clivo di Scauro, dopo aver creato un’apertura nel muro di fondamento della Basilica.
Gli affreschi parietali trovati in queste abitazioni, non sono solo a soggetto cristiano ma troviamo anche richiami al paganesimo e quindi sono espressione del sincretismo religioso che, a Roma, si trova anche in altri luoghi, come ad esempio l’Ipogeo degli Aureli, posto in Via Luzzatti, su quello che doveva essere il tracciato dell’antica Via Labicana che proveniva dalla Porta Esquilina a Piazza Vittorio.
All’ingresso delle Case Romane del Celio, troviamo, a destra rispetto alla biglietteria, due ambienti che costituivano l’oratorio medievale (l’Oratorio del Salvatore) dove ci sono degli affreschi del IX sec. a tema religioso tra cui una crocifissione di Cristo.
Tornando indietro nella biglietteria, tramite un’apertura nel muro delle fondamenta della sovrastante Basilica, entriamo in un vasto ambiente anticamente adibito a bottega.
Attraversiamo la bottega ed entriamo nella Stanza dei Geni, originariamente un magazzino dell’Insula porticata, che fu trasformata nel III Secolo in stanza di rappresentanza che si apriva sul cortile interno. Oggi tale apertura è chiusa dal muro di fondazione della basilica.
L’intera sala era rivestita, fino ad una certa altezza da lastre marmoree, in seguito tolte quando l’abitazione fu abbandonata. La volta mostra una delicata decorazione su due fasce.
Nella parte inferiore figure di giovani nudi e alati (i geni ), sono raccordate da ghirlande con frutti e dei fiori e tra loro alcune specie avicole. Nella parte superiore ci sono dei cupidi intenti alla vendemmia.
Attraversiamo una sala di passaggio per arrivare alla Sala dei Finti Marmi con un altare sul muro di fondo. I finti marmi sono decorazioni geometriche (del IV Sec.) ad imitazione di tarsie in marmo. L’altare, come altri che si trovano in altre sale, fu collocato nel XIX sec., dopo la scoperta del sito.
Da un’apertura nel muro passiamo alla successiva Sala del bue Api e saltatrices dove ci sono delle illustrazioni sulla volta che alludono a miti pagani come il bue Api, ritenuto l’incarnazione di Osiride e simbolo anche della religione mitriaca, allora molto diffusa a Roma, e due baccanti.
Da questa sala passiamo all’adiacente Stanza dell’Orante. La stanza prende il nome da uno dei soggetti in essa raffigurati. Una figura femminile in tunica che alza le braccia al cielo.
La parte inferiore delle pareti mostra una decorazione in finto alabastro. Nella volta ci sono le decorazioni di ovini e figure maschili.
Seguono una serie di riquadri con figurazioni di varia natura quali: la maschere del Sileno circondata da ramoscelli di olivo e mostri marini.
Sulla sinistra, superato un piccolo vano affrescato a finti blocchi di pietra, ci si immette in una serie di ambienti privi di decorazioni, probabilmente vani di servizio della casa tra cui una Cella Vinaria.
Attraversiamo queste stanza e attraverso un corridoio ritorniamo verso la parte nord della Sala dell’Orante ed entriamo in quello che una volta era un giardino-ninfeo, ora con un tetto di copertura che all’inizio separava le due insulae e successivamente, con la trasformazione in domus, diventò un ninfeo con le vasche per le fontane. Ci troviamo aldilà delle mura di fondazione della Basilica. Nel Ninfeo c’è un grande affresco del III Sec., di grandi dimensioni che ha avuto varie interpretazioni ma ora è comunemente conosciuto come il Ritorno di Proserpina dall’Ade.
Nell’affresco si vede una superficie acquatica con due barche con dei putti dediti alla pesca e, su una sorta di isolotto, ci sono due figure femminili sdraiate come per un banchetto. Una delle due donne è vestita con un mantello di lana bianca, l’altra dalla pelle bianchissima è seminuda con una collana di perle al collo, ha lo sguardo rivolto verso lo spettatore e porge una coppa ad un uomo di carnagione scura che le versa del latte.
Usciamo dal Ninfeo e percorriamo una passerella sopra ai resti delle terme ed entriamo nell’Antiquarium, una vasta sala climatizzata che ci mostra numerosi reperti, raggruppati per genere, trovati nelle Case Romane del Celio duranti i numerosi scavi negli anni 1887-1936.
L’Antiquarium occupa il basamento a croce greca della sovrastante cappella di San Paolo della Croce. Ci sono diversi tipi di anfore da trasporto (I/VII sec. d.C.), trovati nella Cella Vinaria che era adibita a deposito.
Troviamo inoltre numerosi oggetti di uso comune e quotidiano: il vasellame, i piccoli rocchetti in bronzo, degli aghi da cucito in avorio, moltissime lucerne ad olio.
Di particolare pregio sono: la porzione di busto in prezioso alabastro (II secolo d.C.) e la coppa in vetro con una raffinata decorazione, che riprende il tema del grande affresco del Ninfeo (IV secolo d.C.).
Una collezione di piatti in ceramica smaltata di produzione bizantina, ispano-araba e mediorientale che all’inizio si trovavano sul campanile. Sulla parete di fondo c’è il grande affresco del XII sec. d.C. raffigurante Cristo fra gli arcangeli Michele e Gabriele ed i Ss. Giovanni e Paolo, staccato dall’Oratorio medievale (Oratorio del Salvatore) vicino all’ingresso alle Case Romane del Celio.
Nella vetrina circolare al centro è posta una lastra funeraria del X sec., riusata come pietra tombale nel 1332.
Ci troviamo in una Domus romana molto ben conservata in una suggestiva atmosfera e misconosciuta al grande pubblico.
Admin
Per approfondire:
info@caseromane.it
Bibliografia:
F.Coarelli – Guida Archeologica di Roma – Mondadori 2000
Apertura al pubblico :
10:00-13:00 / 15:00-18:00
CHIUSO IL MARTEDI E IL MERCOLEDI
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