Partiamo innanzitutto dal nome del Mausoleo: di Monte del Grano. Esso deriva dal suo aspetto esteriore a forma di un moggio di grano rovesciato ed è la denominazione popolare di questo sepolcro fin dal medioevo.
Il Mausoleo assunse questa forma dopo l’asportazione in epoca medievale dei blocchi di travertino sulla cima del tamburo per farne calcina.
Attualmente l’aspetto esterno del Mausoleo non è visibile nella sua interezza dal lato dell’ingresso in quanto occultato dai numerosi alberi che lo circondano e le varie costruzioni all’esterno della cancellata di cinta.
Monte del Grano tavola seicentesca dell’incisore Pier Santi Bartoli (spaccato verticaleLa copertura di terra era prevista fin dall’origine come vediamo anche nel Mausoleo di Augusto a richiamare la Tomba di Alessandro il Grande o le antiche tombe etrusche.
Purtroppo il Mausoleo Monte del Grano a partire dal medioevo fu spogliato sia all’esterno che all’interno di ogni marmo e decorazione e, durante l’ultima guerra fu anche adibito a rifugio per sfollati e comunque aperto e non protetto adeguatamente per tantissimi anni, sorte analoga capitata anche ad un altro monumento funebre posto a poca distanza da lì, come la Tomba dei Cento Scalini che troviamo nel Parco degli Acquedotti.
Il Monte del Grano come abbiamo detto, è una tomba del tipo a tumulo, terza per ordine di grandezza a Roma dopo la Mole Adriana e il Mausoleo di Augusto.
Altra tomba dello stesso tipo, risalente al I sec. a.C , è il Torrione Prenestino, posto al II miglio della via Prenestina a Roma ed anche il Mausoleo di Lucilio Peto sulla via Salaria, a poca distanza dalle Mura Aureliane.
Nel 1505 venne eretta sulla sua sommità un torre che poi crollò in seguito ad un nubifragio nel 1900, ora ne resta solo parte delle fondamenta.
Il Mausoleo di Monte del Grano è ricoperto da una collinetta di circa 12 metri di altezza ricoperta da alberi di ulivo con un diametro esterno di circa 50 metri e si trova a Piazza dei Tribuni nel popolare quartiere del Quadraro a Roma.
Nel cinquecento fu rinvenuto al suo interno, al piano superiore un grande sarcofago in marmo, trasportato all’esterno tramite la feritoia d’aerazione posta sulla cupola. La camera superiore con il sarcofago è ben visibile su una famosa incisione seicentesca di Pier Santi Bartoli che mostra uno spaccato del Mausoleo.
Il sarcofago ora conservato ai Musei Capitolini. mostra un triclinio con una figura maschile ed una donna anziana, identificate come l’Imperatore Alessandro Severo e la madre Giulia Mamea.
Ai lati del sarcofago, ci sono dei bellissimi bassorilievi che rappresentano il mito di Achille a Sciro.
La rappresentazione delle vicende di Achille a Sciro, con la mamma preoccupata per la futura fine tragica del figlio, potrebbe essere una prova indiretta della giustezza dell’attribuzione delle figure del sarcofago ad Alessandro Severo e a sua madre che, insieme alla nonna Giulia Mesa, aveva tanto brigato per proteggere l’imperatore appena tredicenne per quanto fosse stato possibile .
Alessandro. il cui nome alla nascita era: Marco Bassiano Alessiano, era stato adottato dall’imperatore Elagabalo o (Eliogabalo),
suo cugino, su consiglio della nonna Giulia Mesa (sorella di Giulia Domna, imperatrice moglie di Settimio Severo), che vedeva il malcontento che suscitavano i costumi degenerati del nipote, inviso ai Romani, che invece apprezzavano Alessandro per la sua rettitudine.
Elagabalo, di origine Siriana, un Imperatore dissoluto e inviso al Senato, che era anche sacerdote del Sol Invictus, pentitosi poi della scelta di adottare il cugino, cercò di far uccidere il rivale nel 222 d.C., ma i pretoriani inviati a compiere l’assassinio, si ribellarono e uccisero lui e sua madre gettandone i cadaveri nel Tevere con una pietra al collo, per non dotarli di una sepoltura.
L’Imperatore (e la madre) regnò dal 222 al 235 d.C., aveva un carattere mite e illuminato ma scarseggiava di doti militari in un momento che l’Impero veniva minacciato dalla rivolta dei Sassanidi a Oriente e i Germani alle frontiere a Nord.
Alessandro Severo e la madre erano morti nel 235 a Magonza mentre conducevano una guerra contro i barbari, uccisi dai soldati infuriati ed in rivolta per la supposta
debolezza dell’Imperatore che voleva fare un accordo con i nemici e della madre ritenuta corresponsabile o, più probabilmente, per un complotto ordito dal suo successore Massimino il Trace, il gigantesco comandante delle truppe Trace (ben 240 cm di altezza).
Dopo l’accaduto, venne eretto un cenotafio nel posto della loro morte e un adeguato monumento funebre venne in seguito eretto a Roma.
Da alcune fonti sembra che i corpi dell’Imperatore e di sua madre fossero state tumulate in una località al confine tra la Puglia e la Campania.
Ad Alessandro Severo e alla madre fu dedicato anche il grandioso Ninfeo sito nell’attuale Piazza Vittorio Emanuele II e conosciuto come Trofei di Mario.
Sembra che all’interno del Monte del Grano, oltre al sarcofago con le figure di Alessandro e di sua madre, fosse stato ritrovato anche un vaso di vetro di colore blu con figure bianche in rilievo con decorazione a cammeo che avrebbe contenuto le ceneri dei defunti.
Il vaso conosciuto come Barberini (o Portland) potrebbe risalire al I sec. a.C., ed è attualmente custodito al British Museum di Londra.
Tornando al Mausoleo, alcune recenti ricerche archeologiche, tramite l’esame di alcuni bolli ritrovati su alcuni mattoni, datano il Mausoleo al 135 d.C., ben 100 anni prima rispetto alla morte di Alessandro Severo, in piena epoca Adrianea.
Questa retrodatazione introduce dei dubbi circa l’effettiva attribuzione del Mausoleo all’Imperatore Alessandro ma non la esclude del tutto, in quanto il Mausoleo di Monte del Grano potrebbe essere stato costruito precedentemente come una tomba di famiglia per accogliere successivamente i defunti futuri.
Se anche l’identificazione dei defunti sul sarcofago non fosse corretta, comunque la grandiosità e la ricchezza di questo Mausoleo dimostrano l’appartenenza del defunto ad una classe elevata di rango imperiale.
Mausoleo di Monte del Grano
All’interno del grande vano funerario circolare, dei blocchi di travertino alla base dei muri perimetrali indicano il livello del pavimento antico.
Due aperture sulla volta assicuravano l’areazione e l’illuminazione del corridoio e della cella.
Un corridoio lungo 21 m. conduce alla camera sepolcrale di 10 metri di diametro coperta a volta. Esisteva anche una camera a livello superiore ma la volta è crollata anche se se ne vedono le tracce.
Nel medioevo il mausoleo si trovava all’interno di una vasta tenuta, chiamata Casale delle Forme con probabile riferimento agli archi dei vicini acquedotti romani (Parco degli Acquedotti).
A poca distanza passava l’antica Via Latina di ci sono ancora le tracce al Parco degli Acquedotti e al Parco Archeologico della Via Latina, mentre più a nord della tomba passava la Via Labicana (oggi via Casilina), che si originava dal Foro Romano per uscire dalla città attraverso la Porta Esquilina inserita nelle Mura Serviane.
Un diverticolo tra le due vie assicurava l’accesso al Mausoleo, come si può vedere anche nella mappa cinquecentesca di Eufrosino della Volpaia., dove si vedono chiaramente gli acquedotti romani e tutta la zona dell’ attuale Quadraro.
Il Monte del Grano è normalmente chiuso al pubblico ma, periodicamente è possibile visitarlo, previa prenotazione, con una delle numerose associazioni che organizzano visite guidate ai monumenti di Roma.
Lello
Se avete apprezzato l’articolo Vi chiedo di condividerlo sui social con un like. Grazie
Note: la mia visita a questo monumento è avvenuta tramite l’associazione culturale Tuscola che offre un nutrito programma di visite culturali la maggior parte delle quali molto intriganti ed insolite, comprese puntate anche alla Street Art. Nei giorni successivi alle visite, l’associazione invia gratuitamente ai partecipanti un promemoria illustrato con le caratteristiche e la storia del sito.
Info: www.tuscola.it