Il Parco della Caffarella
è inserito nel Parco Regionale dell’Appia Antica che, con i suoi circa 3500 ettari costituisce uno dei più grandi Parchi urbani di tutta l’Europa, si estende dai Castelli Romani fino al centro di Roma.
Il Parco della Caffarella è situata tra la Mura Aureliane, la Via Latina, la Via dell’Almone e la Via Appia Antica. Ha una serie di ingressi da ognuna di queste vie che si possono raggiungere anche con i mezzi pubblici. Ovviamente è consentito il solo accesso pedonale o con la bici, mentre nei giorni di apertura dei Centri di accoglienza è possibile per le persone anziane e/o con handicap, usufruire di golf buggies elettrici condotti dal personale per raggiungere i vari monumenti del Parco.
Ad ogni ingresso un pannello informativo indica le aree pubbliche visitabili, i principali percorsi, e i monumenti raggiungibili.
Ci sono anche oasi attrezzate per la sosta ed eventuali picnic, piste ciclabili, sentieri.
Nei Punti Informativi e nella Sede del Parco Regionale dell’Appia Antica nella Ex Cartiera Latina, in Via Appia Antica, 42, si trova ampio materiale informativo, opuscoli con la mappa del territorio.
La Valle della Caffarella è un’area alluvionale del fiume Almone, un affluente del Tevere che, in tempi recenti è stato deviato dall’alveo originale all’altezza dell’Appia Antica per consentire la costruzione della ferrovia Roma-Lido e della via Cristoforo Colombo (all’epoca: Via Imperiale).
Il nome della valle deriva dalla famiglia dei Caffarelli, proprietari in epoca medioevale dell’intera zona che provvidero a fare delle migliorie e a costruire il casale agricolo della Vaccareccia ancora oggi funzionante.
Intorno all’anno Mille, furono costruite tutta una serie di Torri di avvistamento poi denominate Valche e trasformate in mulini, per il lavaggio delle lane prodotte dalle greggi della zona, in qualche caso per la produzione della farina.
Nel 1656, durante la Peste a Roma, le Valche furono adibite al lavaggio degli indumenti e delle coperte infette.
Dalla famiglia Caffarelli, la tenuta passò ai Pallavicini (nel 1695) ed in seguito ai Torlonia.
In seguito la tenuta fu frazionata e venduta, affittata a privati dagli eredi degli ultimi proprietari fino all’acquisizione nel dopoguerra di gran parte dei terreni da parte del Comune di Roma (132 ettari), dopo lunghe battaglie da parte di comitati cittadini, ambientalisti, tra cui Antonio Cederna.
Ripulita in gran parte dal degrado (sempre presente), il Parco della Caffarella è visitabile anche se alcune aree sono ancora private ed inibite all’accesso, come la Chiesa di S.Urbano, visitabile sono in occasioni di visite guidate.
Il parco è ricco di testimonianze storiche in quanto comprende una parte del Triopio di Erode Attico, importante fondo agricolo che si estendeva tra la Via Appia e il fiume Almone e che Erode Attico, Ateniese cittadino romano, istitutore dei figli adottivi di Antonino Pio, Marco Aurelio e Lucio Vero, aveva acquisito dalla moglie romana Annia Regilla.
Annia Regilla, nobildonna romana della famiglia degli Annii (tra i suoi antenati il famoso Attilio Regolo), morì ad Atene nel 160 d.C., in avanzato stato di gravidanza, per un aborto procuratogli dalle percosse ricevute dal liberto Alcimedonte , forse su istigazione del marito Erode Attico che, per questo fatto, venne portato in processo dai fratelli di Annia.
A poca distanza dal Mausoleo di Cecilia Metella che si intravvede in lontananza (dalla collina) sulla Via Appia Antica, si trova la Villa Capo di Bove, dove nel 2000 sono state scoperte delle grandi Terme private probabilmente appartenute ad Erode Attico e alla moglie Annia Regilla, viste le numerose iscrizioni greche ritrovate.
Al confine di Via dell’Almone, attraversando la Via Appia Nuova, all’altezza della Via Arco di Travertino il Parco della Caffarella confina con il Parco Archeologico della Via Latina, dove si trovano numerosi monumenti funebri quali il Sepolcro dei Pancrazi, il Sepolcro Barberini, quello dei Valeri e dei Calpurni tra i più noti..
Dalla parte opposta della Valle confinante con l’Appia Antica si trova il Mausoleo di Cecilia Metella e il Bosco Sacro. Scendendo nella valle, si raggiunge Via della Caffarella fino al Casale della Vaccareccia.
La costruzione, comprende una torre medievale e un casale cinquecentesco, fu realizzata dai Caffarelli che, nel secolo XVI, bonificarono la zona. Davanti al casale c’è un fontanile ottocentesco con una strada che dal fontanile conduce ad una sorgente, superando tre ponti antichi che scavalcano tre corsi d’acqua: la Marrana della Caffarella, il fiume Almone, ed un canale parallelo all’Almone.
Attraversati i ponti e girando a destra troviamo il Sepolcro di Annia Regilla. Il Sepolcro già detto Tempio del Dio Redicolo è impropriamente attribuito ad Annia Regilla, moglie di Erode Attico.
Nei pressi del Sepolcro si trovano un casale-mulino ottocentesco (Casale dell’Ex Mulino) e una valca medievale, alimentata da un condotto ad arcate. Si trattava di un mulino per la lavorazione e il lavaggio dei tessuti.
Il Casale dell’Ex Mulino è stato completamente restaurato e trasformato in un Punto Informativo ed un museo che documenta le attività agricole tradizionali della Valle l’originale funzionamento del Mulino con le mole e il percorso dell’acqua sia all’ingresso che all’uscita verso il fiume Almone.
La strada prosegue verso la Via Appia Antica dove sbuca all’altezza della Chiesa Domine Quo Vadis.
Se dopo i Ponti sul fiume Almone invece prendiamo il sentiero a sinistra verso la Via dell’Almone, incontriamo il Ninfeo di Egeria.
La Ninfa Egeria era una delle quattro Camene, in particolare fu l’amante, consigliera e poi sposa del secondo Re di Roma, Numa Pompilio.
Alla morte del Re, straziata dal dolore proruppe in un pianto irrefrenabile e le lacrime si trasformarono in Fonte.
Il Ninfeo, della seconda metà del II secolo, ha la forma di una grande stanza rettangolare con una nicchia centrale nel fondo dove c’è la statua sdraiata di una divinità ,probabilmente il Dio Almone e tre nicchie più piccole in entrambe le pareti laterali che ospitavano le statue di divinità fluviali.
La volta a rosoni era coperta di capelvenere, le pareti ricoperte di marmi bianchi e verdi ed il pavimento in porfido verde con mosaici.
L’acqua che sgorgava da sotto la statua del Dio Almone andava poi a confluire in un laghetto chiamato Lacus Salutaris.
Il prelievo delle acque era riservato alle Vestali per le abluzioni ed i riti sacri.
Lasciato il Ninfeo si sale per un sentiero sulla collina per raggiungere il Bosco Sacro. Sulla collina sopra il Ninfeo di Egeria si trova l’odierna Chiesa di S. Urbano. La Chiesa fu costruita trasformando il preesistente Tempio, costruito nel II sec. d. C.,dedicato da Erode Attico, a Cerere e Faustina. Faustina era la moglie defunta e divinizzata dell’Imperatore Antonino Pio.
Infatti nel 160 d.C., al centro di un’area porticata, sorse un piccolo tempio in laterizio, a cui si accedeva da una scala di sette gradini oggi interrati.
All’interno del tempio si trovavano le statue di Cerere, di Faustina, e di Annia Regilla, citata in un’iscrizione trovata a S.Sebastiano.
Nel IX secolo il Tempio di Cerere e Faustina venne trasformato in Chiesa cattolica, cosa che sicuramente salvaguardò il monumento da saccheggi e distruzione, come abbiamo visto anche per il Tempio di Ercole Olivario ed il Tempio del Dio Portuno.
La Chiesa a pianta rettangolare, dedicata a S.Urbano, fu restaurata dal Papa Urbano VIII nel 1634, coprendo lo spazio tra le colonne del portico con dei muri laterizi, in cui si aprono tre finestre in alto e due ai lati dell’ingresso e un piccolo campanile sul tetto.
Alla Chiesa di S.Urbano ci si arriva anche direttamente dalla Via Appia Pignatelli percorrendo il Vicolo di S.Urbano. Purtroppo non è possibile visitare il monumento se non in occasione di aperture straordinarie, visto che si trova in area ancora privata ed inoltre la gestione di questo sito è demandata alle autorità cattoliche.
Sulla collina che ospita il Bosco Sacro c’è un’altra imponente costruzione: si tratta di una grande cisterna romana con il tetto spiovente.
Scendendo a valle si giunge alla Torre Valca.
Risalente al XII secolo, la torre di avvistamento è costruita a blocchetti regolari di tufo, su precedenti strutture. Le Valche erano mulini ad acqua utilizzati per la lavorazione e il lavaggio dei panni. Proseguendo verso la Via dell’Almone si raggiunge il Colombario Costantiniano, del II secolo d.C., costruzione in opera laterizia a forma di tempietto con giochi di policromia ottenuti con mattoncini di colore diverso.
Come d’uso per queste costruzioni, il piano inferiore era adibito a sepolcreto mentre il piano superiore serviva per espletare i riti funebri.
In epoca medievale il tempietto, fu riutilizzato per farne un mulino ad acqua, in funzione fino al rinascimento quando parte della struttura fu interrata. Nei pressi i resti di un piccolo sepolcro.
L’area del Parco della Caffarella è molto vasta da visitare e conviene portare scarpe comode e una bottiglietta d’acqua, o visitarla in più riprese.
Lello
Per approfondire:
https://www.parcoappiaantica.it/home/itinerari/caffarella
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