Porta di S.Sebastiano
(già Porta Appia)
è tra le porte delle Mura Aureliane quella meglio conservata (insieme anche alla Porta Ostiense o S.Paolo, la Porta Latina e la Porta Asinaria) fino ad oggi.
La Porta Appia, originariamente dotata di due ingressi gemelli coperti ad arco, in occasione dei restauri e rafforzamento delle Mura Aureliane ad opera degli Imperatori Onorio e Arcadio (401-402), fu trasformata e gli ingressi ridotti ad uno solo.
Le torri che fiancheggiavano l’apertura furono rialzate e rinforzate e la Porta venne dotata di una controporta interna collegata alla porta d’ingresso da due mura come abbiamo visto nella Porta Asinaria a San Giovanni.
Con la controporta si veniva a creare una specie di fortezza perfettamente autonoma con un cortile interno.
La Porta Appia è senz’alcun dubbio la porta più grande delle Mura Aureliane, adeguata all’importanza della Via Appia che da qui usciva dalla città.
La Via Appia infatti si originava dalla Porta Capena delle Mura Serviane all’altezza del Circo Massimo.
Da qui, insieme per un tratto alla Via Latina, all’altezza delle Terme di Caracalla si dividevano per correre parallele e uscire dalla città dalla Mura Aureliane attraverso due porte distinte: Porta Latina e Porta Appia.
La Via Appia venne aperta nel 312 a.C dal Censore Claudio Appio Cieco e in origine conduceva fino a Capua, successivamente fu prolungata fino a Benevento ed infine fino a Brindisi.
La Porta Appia
La Porta Appia ebbe cinque fasi costruttive diverse che portarono al rifacimento, all’ampliamento e alla sopraelevazione delle torri laterali, alla riduzione degli ingressi ad uno solo con la creazione di una controporta rappresentata dall’Arco di Druso che in realtà era un’arcata dell’Acquedotto Antoniniano che portava l’acqua alle Terme di Caracalla.
Nel periodo del rifacimento da parte di Onorio, vengono fatti i grandi basamenti quadrati intorno alle torri e rivestiti di marmo.
Nell’ultimo periodo le due torri ed il corpo intermedio vennero rialzati di un piano.
Altri rifacimenti soprattutto interni vennero fatto durante il periodo fascista quando il complesso venne occupato dal segretario del PNF, Ettore Muti.
A quell’epoca risale infatti il grande mosaico in bianco e nero che si trova nel pavimento della camera di manovra.
La camera di manovra ospitava una pesante grata di ferro che in caso di emergenza poteva venire calata con delle funi e andava a chiudere immediatamente la porta sottostante.
La chiusura della Porta infatti consisteva di una porta esterna a due battenti ed una saracinesca all’interno dell’arco che scorreva dentro una scanalatura e veniva comandata nella camera di manovra soprastante.
Il nome di Porta S.Sebastiano le fu attribuito dopo il XV secolo data la vicinanza della omonima Basilica con le relative Catacombe.
All’interno delle torri della Porta Appia, è ospitato il Museo delle Mura con fotografie d’epoca, modellini che raffigurano plasticamente l’evoluzione della Porta e delle Mura Aureliane nei secoli.
E’ possibile percorrere un lungo tratto, ben conservato dei camminamenti delle ronde e bel tempo permettendo, salire sulla sommità delle torri con una stupenda vista panoramica della città a 360 gradi.
Sul terrazzo delle torri ci sono due cartelli esplicativi con la segnalazione dei monumenti visibili sull’orizzonte.
Sullo stipite sinistro della Porta, è incisa la figura dell’arcangelo Michele che ricorda la vittoria dei Romani contro Roberto D’Angiò, Re di Napoli, il 29 settembre 1327, come ricordato da una scritta accanto in latino medioevale.
La Porta Appia vide il maestoso ingresso a Roma nel 1536 dell’Imperatore Carlo V e il suo seguito e, in tale occasione, la porta venne abbellita da statue e diventò una sorta di Arco di Trionfo.
Nel successivo 1571 ci fu l’entrata trionfale di Marcantonio Colonna, ammiraglio e Vicerè di Sicilia, vincitore della battaglia di Lepanto.
Nel periodo medioevale la Porta Appia, come anche altre porte, venne concessa in affitto a privati che in cambio di un (modesto) canone semestrale, riscuotevano gabelle sulle merci che vi transitavano.
L’ingresso al Museo delle Mura (gratuito) è da una porta a destra sulla parte interna per chi esce dalla città.
Si salgono delle scale e si entra al primo piano, nella camera di manovra con un rifacimento moderno della grata di chiusura. Si notano le mensole di granito dove erano situate le pulegge per il passaggio dei cavi che sostenevano la saracinesca. un meccanismo analogo lo troviamo anche nella vicina Porta Ostiense (ora: S.Paolo).
Sul pavimento notiamo un grande mosaico in bianco e nero risalente ai lavori di adattamento per farne l’abitazione di Ettore Muti.
Questi lavori furono commissionati nel 1940 all’Architetto Luigi Moretti.
Il mosaico in bianco e nero, rappresenta un cavaliere attorniato da soldati, mentre nella adiacente Sala I sulla torre da cui siamo entrati, c’è un mosaico rotondo policromo raffigurante una tigre che caccia due cervi.
Lungo le pareti della Sala II, quella con la camera di manovra, ci sono dei pannelli esplicativi delle tecniche di costruzione delle Mura e dei calchi in gesso ci croci poste su alcune porte del tratto di mura.
Nella Sala III nella Torre orientale, ci sono dei tavoli con vetrine con all’interno dei modellini delle Mura e al centro un plastico raffigurante Roma e l’intero circuito delle Mura Aureliane con tutte le porte e gli edifici più importanti.
Ci sono altre due Sale con pannelli sull’evoluzione costruttiva della Porta Appia e sulle altre porte del circuito delle Mura Aureliane.
Al secondo piano c’è la una sala che ricalca le dimensione della sottostante Sala II e mostra con altri pannelli esplicativi sulla storia delle mura e i vari interventi manutentivi nel corso dell’epoca medioevale e moderna.
Dalla Sala VII dove c’è un plastico del Bastione del Sangallo, edificato nel 1537 da Antonio da Sangallo il giovane, dove prima c’era la Porta Ardeatina e da questo ambiente si accede ai camminamenti esterni per qualche centinaio di metri.
Dai camminamenti al coperto delle ronde troviamo ad intervalli regolari le feritoie per le balestre.
Nella Torre n.4 (nelle Mura Aureliane c’era una torre quadrata ogni circa 30 metri), sulla lunetta c’è una pittura tardo-bizantina raffigurante una Madonna col Bambino.
Il camminamento si interrompe (per il pubblico) dopo qualche centinaio di metri, ma si potrebbe arrivare fino alla torre n. 12, oltre la quale le mura si piegano ad angolo e in corrispondenza troviamo la Posterula Ardeatina con la torre che all’epoca della costruzione delle Mura inglobò un sepolcro della prima età imperiale.
Tutta questa zona extraurbana era sede di un grande sepolcreto come testimoniano i numerosi ritrovamenti all’epoca della costruzione della Via Imperiale (via Cristoforo Colombo) negli anni ’40 del secolo scorso.
A qualche centinaio di metri dalla Porta Appia, c’è il Sepolcro degli Scipioni, i Colombari di Vigna Codini e il Colombario di Pomponio Hylas.
Come infatti sappiamo, tutte le strade consolari, al di fuori del perimetro urbano, ospitavano i sepolcri dei Romani in quanto era proibita ogni sepoltura all’interno della città se non per personaggi eccezionali.
In questi giorni (ottobre 2017) il Museo delle Mura ospita una bellissima mostra fotografica dell’UNHCR sui bambini rifugiati del Centro e Sud America.
Lello
Per approfondimento e calendario delle visite guidate:
http://www.museodellemuraroma.it/informazioni_pratiche/orari_e_indirizzi
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Bibliografia:
F.Coarelli – Guide Archeologiche: Roma – Mondadori 2000