Teatro di Marcello e Portico d’Ottavia

Teatro di Marcello

Il Teatro di Marcello

si trova nella parte meridionale del Campo Marzio dove per volere di Augusto venne costruito nel 17 a.C. questo teatro dedicato al nipote Marco Claudio Marcello, figlio della sorella Ottavia, da lui designato come erede, e morto prematuramente per una misteriosa quanto rapida malattia.

Il Teatro di Marcello venne poi inaugurato ufficialmente tra il 13 a.C. e l’ 11 a.C., in occasione della celebrazione dei ludi saeculares che si svolgevano ogni 100 anni circa.

Il Teatro non era nato sotto i migliori auspici visto che proprio in occasione dei giochi di inaugurazione, stando a quello che ci fa sapere Svetonio, si ruppe la sedia curule con sopra l’Imperatore che cadde a gambe all’aria.

E’ più probabile che l’anno dell’inaugurazione fosse avvenuto dopo la morte (nel 12 a.C.) del  secondo marito di Ottavia, Marco Vipsanio Agrippa, per ovvi motivi di convenienza.

Agrippa

Marco Vipsanio Agrippa, potente generale e consigliere di Augusto aveva anche fatto costruire nel Campo Marzio il Pantheon, le Terme (che presero il suo nome e furono le prime di Roma a carattere pubblico) e l’Acquedotto Vergine che le alimentava.

Il Teatro di Marcello venne costruito andando ad occupare la parte curva del Circo Flaminio, area adibita a vari usi, costruita nel III a.C. e priva di strutture permanenti.

Il Circo Flaminio era riportato nella Forma Urbis Severiana la grande mappa di Roma affissa su una parete della biblioteca del Tempio della Pace al Foro Romano.

Questa zona conosciuta come Velabro, era una valle paludosa che si estendeva tra il colle del Campidoglio e il Circo Massimo, ed era soggetta alle frequenti esondazione del Tevere.

Plastico di I. Gismondi

Plastico di I.Gismondi che mostra la zona interessata

Per la facilità di approdo e la vicinanza di un insediamento di mercanti Greci anteriore alla fondazione di Roma, quest’area venne scelta per costruirvi il primo porto fluviale della città, il Portus Tiberinus, con i magazzini (Horrea) per le merci, che occupavano la zona dove, alla fine degli anni ’30 del secolo scorso, fu costruito l’odierno Palazzo dell’Anagrafe, di fronte all’Area Sacra di S.Omobono.

Gli spettacoli teatrali molto diffusi in Grecia e nelle province greche, erano inizialmente connessi  alle rappresentazioni religiose con attori e mimi dotati di maschere grottesche e caricaturali dove anche i caratteri femminili erano rappresentati da attori maschi.

Durante il IV secolo a.C. vennero introdotte per la prima volta delle rappresentazioni sceniche nel corso delle celebrazioni dei ludi romani che si tenevano una volta all’anno, solitamente nel mese di settembre.

Questo genere di spettacoli era molto amato dal popolo, non era altrettanto gradito dalla classe dirigente e dai legislatori dell’epoca che non gradivano il carattere volgare e licenzioso delle rappresentazioni che cozzavano contro gli austeri costumi romani e il malizioso riferimento a personaggi in vista della classe politica.

maschere sceniche

Gli attori a Roma non godevano di buona reputazione e quando morivano, venivano sepolti in fosse comuni insieme a prostitute e malfattori.

Il teatro, viste le proibizioni (non erano consentiti i posti a sedere per il pubblico), non aveva quindi una sede stabile, e le strutture, in legno, venivano allestite all’occorrenza.

Erano frequenti gli episodi di disordini e violenze tra il pubblico per motivi vari. Rimane famoso l’episodio della rissa scoppiata nel 59 d.C. nell’Anfiteatro di Pompei tra i pompeiani e i nocerini con morti e feriti (episodio ricordato in un affresco ritrovato in una casa di Pompei), in seguito al quale il teatro fu condannato alla chiusura per 10 anni, in seguito ridotti a 2.

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Gradualmente, in presenza di spettacoli tradotti da importanti autori greci e adattati al mondo romano, le rappresentazioni teatrali riuscirono a coinvolgere anche le classi abbienti e conseguentemente l’atteggiamento dei legislatori dell’epoca al riguardo cambiò e fu possibile prevedere la costruzione di appositi teatri permanenti di grande capienza.

In epoca augustea ad opera di Agrippa venne costruito anche il teatro di Ostia (ancora oggi funzionante).

Il monumento

Il Teatro di Marcello fu pertanto l’espressione di questo nuovo atteggiamento nei confronti di questa forma di intrattenimento e costituisce il primo teatro di Roma in muratura.

Teatro di Marcello

Teatro di Marcello e a destra le colonne del Tempio di Apollo

Il Teatro con la facciata esterna della cavea in travertino, aveva originariamente 41 arcate ed era costituito da tre piani di cui rimangono parte del primo e del secondo mentre poco o nulla rimane del terzo, ora occupato da un palazzo (ora Palazzo Orsini) costruitovi sopra da Baldassarre Peruzzi (per conto dei Savelli) nel XIV secolo su una fortezza dei Pierleoni che avevano occupato la costruzione nel Medioevo.

Infatti, a partire dal 1098, il Teatro di Marcello, ormai di proprietà di quella che poi sarebbe stata la potente famiglia romana dei Pierleoni, che possedeva tra le altre cose anche l’Isola Tiberina, venne fortificato con la costruzione di edifici merlati con finestre bifore sopra una delle due grandi aule absidate del Teatro.

I Pierleoni, un’antica famiglia ebraica poi convertitasi al Cristianesimo, avevano espresso l’antipapa Anacleto II, in contrapposizione di Papa Innocenzo II.

Scale per il piano superiore della cavea

Delle grandi maschere teatrali ornavano le chiavi di volta dei fornici e delle scale portavano ai piani superiori.

I fornici del Teatro di Marcello erano stati nei secoli adibiti a botteghe, officine, magazzini e quant’altro e furono sgombrati e ripristinati negli anni trenta del secolo scorso, insieme ad un generale restauro di tutta la costruzione allo scopo di isolarla.

Teatro di Marcello

Fornici del Teatro di Marcello

La parte superiore del Teatro di Marcello che è stato, come detto, costruito sopra la fortezza dei Savelli, è tuttora di proprietà privata e pertanto non accessibile al pubblico.

Il Teatro di Marcello aveva un’altezza originaria di circa 33 m. di cui ne sono sopravvissuti circa 20. A intervalli regolari ci sono dei fornici con le scale per accedere ai piani superiori.

Il Teatro aveva già avuto al tempo dell’Impero, una vita molto travagliata, a partire dagli incendi di Nerone e poi di Tito che pur non avendo grandemente danneggiato la parte della

Graziano

cavea, costrinsero Vespasiano a ricostruirne la scena. Seguirono altri danneggiamenti fino all’abbandono e la parziale spoliazione dei marmi al tempo di Graziano (IV secolo d.C.) quando vennero usati parti di travertino tratte dalle arcate, per ricostruire il vicino ponte Cestio (che collega l’Isola Tiberina alla sponda destra del fiume dove si estende il Rione Trastevere).

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Il Tempio di Apollo

La ricostruzione del frontone del tempio di Apollo Sosiano.

A brevissima distanza dal Teatro ci sono i resti del podio del Tempio di Apollo Sosiano con tre bellissime colonne corinzie. Con alcuni frammenti raccolti nell’area è stato possibile ricostruire il frontone del Tempio di Apollo Sosiano, raffigurante la battaglia tra Greci e Amazzoni, che si può ammirare nel museo della Centrale Montemartini, sottratto da un tempio greco e portato a Roma da Ottaviano.

Resti del Tempio di Apollo

Questo Tempio eretto dai Romani dopo una pestilenza, fu costruito nel V secolo a.C. e più volte restaurato fino alla ricostruzione finale nel 34 a.C. ad opera di C. Sosio. L’edificio fu arretrato di alcuni metri per permettere la costruzione del Teatro di Marcello e, collocato vicino al Tempio di Bellona e quasi addossato al Portico d’Ottavia.

Colonne del Tempio di Apollo e basamento del Tempio di Bellona

La grande scalinata frontale fu sostituita per motivi di spazio da due piccole scale laterali, con sei colonne che ornavano il frontale e tre ogni lato della cella che aveva il pavimento di marmo.

Le colonne superstiti furono trovate in pezzi accatastate fin dentro i vicini fornici del Teatro di Marcello e rialzate negli anni quaranta del secolo scorso, anche se con un’inclinazione diversa rispetto alla posizione originaria, allo scopo di non compromettere la visione del retrostante Portico di Ottavia.

Il Tempio di Bellona

A fianco del Tempio di Apollo c’è il basamento di un altro edificio identificato dal Prof. F.Coarelli nel 1968 come  il Tempio di Bellona (la dea della guerra), che venne costruito nel 296 a.C. dal Console Appio Claudio Cieco (costruttore anche del primo Acquedotto di Roma), dopo un’importante vittoria sugli Etruschi.

I resti del Tempio di Bellona che Ovidio collocava appunto nei pressi del Circo Flaminio furono in parte demoliti per ricostruire la settecentesca di Chiesa di S.Rita in Campitelli che era stata tolta dalle pendici del Campidoglio, dove si trovava i nella scomparsa della Via della Pedacchia, ai piedi della scalinata di S.Maria in Aracoeli, davanti allInsula dell’Aracoeli.

Insula dell’Aracoeli

Tutto quel quartiere addossato alla rocca del Campidoglio, venne demolito negli anni ’30 del secolo scorso per poter farvi passare la Via del Mare, odierna via del Teatro  Marcello.

Chiesa di S.Rita in Campitelli con l’iscrizione che ricorda lo spostamento

 

 

Lo spostamento della Chiesa dalla primitiva posizione a quella attuale nell’anno 1940, è ricordata da una lapide affissa su una parete laterale.

Il Tempio di Bellona era preceduto da un portico con sei colonne frontali cui si accedeva da una gradinata e undici colonne laterali.

Rovine del Tempio di Bellona

Purtroppo gran parte dei rivestimenti marmorei del Tempio andarono persi vista la presenza di una calcara medioevale rinvenuta nei pressi.

Poiché il Tempio di Bellona era collocato al di fuori del Pomerio cittadino, esso veniva usato per le riunioni del Senato allorché erano coinvolti rappresentanti di popoli stranieri oppure comandanti militari in partenza o di ritorno dalle province.

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In tempi di guerra vi si svolgevano dei riti che precedevano la formale dichiarazione di guerra al nemico.

Portico di Ottavia

A fianco del Tempio di Apollo Sosiano e di fronte al Teatro di Marcello si trova il Portico di Ottavia.

Portico di Ottavia

Ottavia era la sorella dell’Imperatore Ottaviano e sposò Gaio Claudio Marcello minore da cui ebbe tre figli tra cui Marco Claudio Marcello, adottato e nominato come suo successore dallo zio Ottaviano che, dopo la sua prematura morte gli dedicò il Teatro di Marcello.

Ottavia, donna bellissima, divenuta vedova di Gaio Claudio Marcello,

Marco Antonio e Ottavia

sposò in seconde nozze il potente Marco Antonio a sua volta rimasto vedovo di Fulvia, a cui diede due figlie, Antonia maggiore e Antonia minore.

Con grande amore e senso di responsabilità crebbe insieme ai suoi figli anche quelli avuti da Marco Antonio da Fulvia e questo anche dopo il divorzio voluto dal marito nel 32 a.C.

Ottavia morì nell’anno  11 a.C. e il fratello Ottaviano, legatissimo a lei le dedicò il restaurato Portico di Ottavia.

Il Portico di Ottavia  andò a sostituire il più antico Portico di Metello, fatto costruire dal pretore Q.Cecilio Metello che, dopo avere sconfitto i Macedoni, tornato a Roma ebbe il titolo di Macedonico e per celebrare l’impresa, nel 146 a.C. fece costruire nella zona del Circo Flaminio un tempio dedicato a Giove Statore, che fu il primo tempio costruito a Roma interamente in marmo e che sorgeva accanto al tempio di Giunone Regina. I due templi furono circondati da un portico (il Porticus Metelli), che a partire dal 33 a.C., venne rifatto da Ottaviano che lo dedicò alla sorella dandogli il nome di Portico di Ottavia che venne ornato con le 34 statue equestri bronzee dei generali di Alessandro Magno dello scultore Lisippo, portate dalla Grecia da Metello come bottino di guerra.

Portico di Ottavia

Vi era anche esposta la statua in bronzo di Cornelia, madre dei Gracchi, prima statua femminile esposta in pubblico a Roma.

Il complesso venne ampliato verso nord con l’aggiunta di un’aula absidata (Curia Octaviae) e due biblioteche (una per i libri greci e l’altra per i libri latini) dedicate al figlio defunto Marcello, raggiungendo le dimensioni di m. 119 di larghezza per m. 132 di profondità.

Anche la Curia Octaviae ospitò delle riunioni del Senato in occasioni particolari.

In generale venne risistemata tutta l’area con i numerosi Templi esistenti (della Speranza, di Giunone Sospita, di Giano) che gravitavano intorno al Foro Olitorio dove si teneva il mercato delle verdure.

Il Portico di Ottavia venne restaurato in seguito ad alcuni incendi ed anche successivamente da Settimio Severo in occasione dell’incendio occorso nel 191 d.C., Un’iscrizione sull’architrave dell’arco che traguarda la Chiesa di S.Angelo in Pescheria, ne segnala la data del restauro (203 d.C.).

Frammenti e rocchi di colonne

Durante il Medioevo tutta quest’area venne popolata da abitazioni e attività commerciali: in particolare qui si svolgeva il più importante mercato del pesce della città usufruendo per la bisogna dei numerosi rocchi di colonne sparse per l’area.

Quest’area segnò anche il confine del Ghetto degli Ebrei istituito nel 1555.

Teatro di Marcello e sullo sfondo la Sinagoga

Possiamo ben dire che la madre Ottavia, da 2000 anni, dall’alto del suo Portico, ha guardato con sguardo amorevole e guarderà per l’eternità il figlio Marcello che si trova a pochi metri distanza.

Per informazioni: http://www.sovraintendenzaroma.it/i_luoghi/roma_antica/monumenti/teatro_di_marcello

Lello

Bibliografia:

F.Coarelli – Guide Archeologiche: Roma – Mondadori 2000

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