Il fenomeno del Brigantaggio nella zona di Sala Consilina

Il Brigantaggio nella zona di Sala Consilina.

 

 

 

 

 

Sala Consilina ed in generale il Vallo di Diano, in provincia di Salerno, furono aree sicuramente interessate al fenomeno del Brigantaggio nel periodo postunitario anche se non con la virulenza della confinante Basilicata.

I momenti cruciali e di massima diffusione del Brigantaggio furono quelli della decade 1860-1870 con ancora qualche sporadica attività negli anni successivi.

In generale anche negli anni precedenti vi erano stati moltissimi episodi di malcontento e tentativi preinsurrezionali  organizzati nel Regno delle Due Sicilie e nella zona di nostro interesse (i due Principati).

Nel 1837, in concomitanza di una vasta epidemia di colera erano state messe in giro voci che accreditavano un tentativo di avvelenamento da parte del Governo ed era stato scoperto e sventato un tentativo di diserzione in massa di soldati e sottufficiali dell’esercito. Tra i vari arrestati per tumulto ci fu anche un cittadino di Sala, un certo Felice OTTATI.

Questo malcontento ebbe sicuramente dei riflessi nell’attività di brigantaggio degli anni successivi insieme, in alcuni casi, a motivazioni prettamente politiche dopo la proclamazione del Regno d’Italia il 17 marzo 1861.

Nel 1861 c’è un Rapporto del Governatore della Provincia di Principato Citra sulla presenza di “un’orda reazionaria a Sala e sulle montagne di Piaggine“, con ciò riferendosi ad elementi ostili al neonato (17 marzo 1861) Regno d’Italia.

Nel 1861 e 1862 ci sono varie segnalazioni da parte della Prefettura di attività di brigantaggio nel circondario di Sala.

Nel 1863 vengono segnalati da parte della Prefettura alcuni episodi di brigantaggio come il trafugamento da parte dei briganti di una cassa d’armi tra Sala e Padula , ovvero il “Trasporto clandestino d’armi con una vettura postale e assalto allo stesso da parte della banda Masini”.

Briganti di Sala

Nella zona di Sala operarono prevalentemente alcune  bande provenienti principalmente da paesi della provincia di Potenza e da Padula con in qualche caso il supporto di qualche individuo nativo di Sala.

Pietro Antonio Spinelli

Pietro Antonio Spinelli

Di questi salesi, un paio di essi avevano costituito piccole bande con cui si erano dati dapprima ai furti e alle rapine a mano armata (grassazione nel linguaggio burocratico dell’epoca), per passare poi  ad episodi via via più cruenti che ricadevano a pieno titolo nella fattispecie del Brigantaggio secondo la Legge Pica (L. 15 agosto 1863, n. 1409). Parliamo di Pietro Antonio Spinelli (nella sua banda militava tra gli altri, anche un altro salese: Pietro D’Alto) che, catturato nelle campagne di Padula insieme ad altri 4 briganti nel dicembre del 1864, venne poi condannato a morte mediante fucilazione alla schiena dal Tribunale Militare di Guerra di Salerno il 2 gennaio 1865 , e Carmine Tuozzo detto “Arace“, ucciso in uno scontro a fuoco con la Guardia Nazionale nella primavera del 1864 insieme ad altri esponenti della banda, Simone Saturno e Vincenzo Lapelosa.

Vincenzo Lapelosa membro della banda Tuozzo , datosi al brigantaggio nel 1863, si era unito successivamente alla banda di Angelantonio Masini, brigante di Marsicovetere (PZ) , finchè non venne catturato nel dicembre 1864 e condannato alla fucilazione (a 20 anni di lavori forzati, secondo Pietro Varuolo ne “Il volto del brigante”), ucciso in uno scontro a fuoco insieme al Saturno (vedi sopra) secondo Vesci.

Altri appartenenti alla piccola banda di Arace erano Giuseppe La Sala e Vincenzo Lobosco.

Giuseppe La Sala detto “Ciamma” e “Brigantiello“, nato e residente a Sala, continuò l’attività con qualche altro esponente superstite ancora per qualche tempo, fino a quando venne arrestato e la banda venne distrutta nel 1865. Fu processato per brigantaggio dal Tribunale Militare Straordinario di Salerno in data 11 dic. 1865, all’età di 22 anni.

Vincenzo Lobosco invece, qualche giorno dopo l’uccisione del capobanda Carmine Tuozzo, vista la situazione, si costituì alle Autorità.

Neuton Esposito Bosco, altro salese associato  alla banda Masini fu condannato a 20 anni di lavori forzati.

Angelo Di Giacomo di Michele, detto Chiccariello, altro salese, fece parte della banda di Giuseppe Padovani detto Cappuccino e fu ucciso insieme al fratello Giuseppe in uno scontro con i carabinieri nelle campagne di Marsiconuovo nel 1869. (*) Il Municipio di Sala Consilina, nel 1867 fece affiggere dei manifesti a stampa promettendo un premio per la sua cattura.

Carmine Brienza di Pasquale, di Sala Consilina, pecoraio di anni 21, processato il 15/07/1865 dal Tribunale militare straordinario di Salerno per brigantaggio (banda Tranchella).

Michelangelo Coppa, detto “il Salese”, catturato nel 1864 e poi fucilato a Potenza.

Briganti (di altri paesi) che operarono nella zona di Sala e Vallo di Diano

Taglia sulla testa di Angelantonio Masini

Taglia sulla testa di A. Masini

Angelantonio Masini detto “Ciuccolo“, è il più tristemente noto tra i briganti che operarono anche in questa zona.

Nato a Marsicovetere (PZ) nel 1837 da Nicola e Rosa Tardugno, fu disertore dell’esercito borbonico ed insieme al cugino Nicola detto “Colicchione” (Chirchirru, secondo altri documenti)operarono principalmente in Basilicata, sconfinando talvolta nel Vallo di Diano quando la pressione dei militari che davano loro la caccia si faceva stringente.

La banda dei cugini Masini (Angelantonio e Nicola)arrivò ad avere una forza di 160 uomini, unendosi anche ad altre bande (Ingiongiolo e Bellettieri).

Angelantonio Masini si rese personalmente autori di furti, rapine a mano armata, furti e gratuite uccisioni di animali, efferati omicidi, torture e rapimenti con richiesta di riscatto, e varie violenze sessuali.

Sul suo capo venne messa una taglia che in poco tempo lievitò a Lire 20.000 (ventimila), una taglia enorme che certificava la sua grande pericolosità.

Angelantonio Masini venne ucciso in un conflitto a fuoco con i soldati nelle campagne di Padula il 20 dicembre 1864, precisamente nella masseria di Gerardo Ferrara, grazie ad una soffiata, mentre il cugino Nicola, che si costituì poco dopo alle autorità, venne fucilato a Potenza (secondo P.Varuolo , op.cit.) (*) Della banda facevano parte anche le loro “drude”, le brigantesse  Maria Rosa Marinelli, e Filomena Cianciarulo (quest’ultima, amante di Nicola Masini), riparate a Sala nel 1863 per portare avanti la gravidanza  di quest’ultima. Nella primavera del 1864, la Cianciarulo partoriva nella casa degli Acciari, altolocata famiglia di Sala coinvolta con i briganti, una femminuccia.

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La neonata, dopo essere stata battezzata da Don Felice Acciari , fu  poi abbandonata nella “ruota degli esposti” della città.

La vicenda viene ampiamente trattata nel citato libro di Alfonso Vesci.

Durante il combattimento nella casa di Gerardo Ferrara, che aveva visto la morte di Angelantonio Masini e di un altro brigante, mentre altri cinque si arrendevano al Cap. Francesco Fera (comandante dei soldati del Regio Esercito), la Marinelli  era riuscita a sottrarsi alla cattura saltando, da una finestra posta al piano superiore, sul tetto di una casa vicina.

Il salto le procurò una ferita ad una gamba ma riuscì ugualmente ad eclissarsi e rimanere nascosta nella zona di Padula per alcuni giorni, al termine dei quali, stremata  per i morsi della fame, il dolore della ferita, e il grande freddo (siamo a fine Dicembre), si costituì spontaneamente al Comando della  Sotto Zona di Marsiconuovo (PZ).

Filomena Cianciarulo

Filomena Cianciarulo

La Cianciarulo invece, di nuovo incinta e pertanto abbandonata dalla banda, non partecipò al combattimento nella Masseria Ferrara, ma venne arrestata nel gennaio del 1865 in casa di  Rocco Gioscia (o secondo alcuni documenti : Gioscio) a Calvello (PZ) , dove era riparata nel frattempo.

Nel mese di marzo del 1865, mentre era detenuta nel Carcere Correzionale di Potenza, Filomena Cianciarulo diede alla luce un maschietto al quale diede il nome di Angelo Antonio in ricordo del famoso brigante.

Il bambino assunse il cognome materno in quanto di “padre ignoto” e fu battezzato nella Chiesa della Santissima Trinità di Potenza.

Il Gioscia, era un capomastro che per questo episodio verrà condannato a 20 anni di Lavori Forzati, poi ridotti a 15, con l’accusa di complicità in brigantaggio, dal Tribunale di guerra della Basilicata.

brigantessa Reginalda Cariello

Reginalda Cariello

Una terza brigantessa, Reginalda Rosa Cariello (Reginella) di Padula, rapita e poi divenuta amante dal brigante Pietro Trezza da Padula, dopo la morte di quest’ultimo in combattimento agli inizi del 1864, divenne la vivandiera della banda Masini. Dopo la morte del capobanda alla fine del 1864, anch’ella, rimasta senza nessuno, si costituì spontaneamente il 14 gennaio 1865 alla Sotto-Prefettura di Sala Consilina con il resto della banda Masini.

Le tre donne processate il 2 maggio 1865 per brigantaggio e altri reati dal Tribunale militare di Guerra in Potenza, vennero, con sentenza del 6 maggio 1865 , assolte dai reati, in quanto commessi in regime di costrizione e non per libera volontà.  Le assoluzioni furono pronunciate grazie soprattutto alle abili difese portate avanti dai sottotenenti Gustavo Polloni e Antonio Polistina. Fu particolarmente efficace la brillante difesa del Sottotenente Antonio Polistina, difensore della Marinelli, che contestò le deposizioni dei testimoni dell’accusa, in molti casi false o inesatte e fece leva sulla situazione di coercizione materiale cui era stata suo malgrado sottoposta la sua assistita e l’ambiente familiare di profonda miseria e degradazione in cui era vissuta fin dall’infanzia.

Per uno strano destino, i due giovani ufficiali difensori morirono entrambi dopo solo pochi anni dal processo, uno per malattia e l’altro per mano di briganti.

In seguito, le tre brigantesse, nuovamente processate nel 1866 da un’altra Corte non militare per reati commessi prima del periodo passato tra i briganti, furono condannate.

La Marinelli, accusata di “associazione di malfattori, estorsione, sequestro di persona, lesioni” fu condannata a 4 anni di reclusione e 6 anni di vigilanza speciale, la Cianciarulo, accusata di “complicità di estorsione, sequestro di persona, furto di pecore e lesioni”  a 3 anni di reclusione e 6 di vigilanza speciale.

Filomena Cianciarulo aveva appena compiuto 22 anni d’età!

La Cariello invece, venne arrestata come le altre, ma fu poi rimessa in libertà, in quanto ritenuta dalla Corte non punibile, avendo commesso i reati in evidente stato di costrizione.

La Marinelli e la Cianciarulo si rifecero poi una vita sposandosi, mentre per quanto riguarda la Cariello, correva voce che fosse emigrata in America.

Brigantessa Maria Rosa Marinelli

Brigantessa Maria Rosa Marinelli

Ci furono anche altre bande che marginalmente operarono nella zona di Sala Consilina oltre che nel Vallo di Diano, come quella capitanata dal brigante Antonino Maratea, alias Giardullo di Campagna SA, Giuseppe Tardio di Piaggine SA (segnalato dalla Prefettura nel circondario di Sala nel 1866) , Pietro Battagliese (nella banda Tardio con il grado di sergente) , la banda Ferrigno-Pica, la banda di Giuseppe Cianciarullo o Cianciarulo di Paterno ,Giuseppe Antonio Franco di Francavilla, Nicola Marino e la sua banda,  il brigante Michelangelo Coppa di Sala, detto “il Salese”  (che viene poi arrestato nel 1864 e fucilato a Potenza ) e altri minori.

Michelangelo Coppa non è da confondere con il più famigerato Brigante Coppa, alias Fortunato Giovanni, nativo di S.Fele (PZ), disertore dell’esercito borbonico, che era conosciuto per l’efferatezza dei suoi delitti e per il fatto che bevesse il sangue delle sue vittime.

Fortunato “Coppa” Giovanni, venne ucciso con due colpi alla schiena da un suo “collega”, il brigante Fasanella Francesco il 24 giugno 1863, probabilmente su sua richiesta in quanto, ferito gravemente, non voleva cadere in mano alle forze dell’ordine.

Molte volte le varie bande si associavano sia pure temporaneamente per convenienze varie, o anche per avere una massa di fuoco più importante nelle scorrerie e nel combattimento con le forze dell’ordine.

Così poteva capitare che vari esponenti di queste bande, che magari avevano sviluppato conoscenze e amicizie nei loro soggiorni in carcere, spesso cambiassero banda con una certa frequenza una volta rimessi in libertà.

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Per quanto riguarda la banda Cianciarullo (da non confondere con la omonima brigantessa), l’attenzione delle autorità risalgono già dal 1863.

Cronologia dei fatti

Un po’ di cronologia dei fatti di quegli anni:

1862. Viene segnalata la complicità di diversi cittadini di Marsicovetere con la banda del brigante Angelantonio Masini detto Ciuccolo.

1863. Denunciata la presenza di briganti in tenimento di Sala.

1863. Costituzione del brigante Giuseppe Cianciarulo di Paterno al comandante del distaccamento di truppa di Marsicovetere.

1863. Segnalazione del Sindaco di Tramutola sul sequestro da parte della banda Masini, di un Capitano della Guardia Nazionale di Montesano, ( circondario di Sala).

1863. Aggressione, da parte della banda Masini, di una vettura postale che trasportava armi clandestinamente, in tenimento di Sala.

1864. Da parte della sottoprefettura di Sala Consilina vengono redatti rapporti mensili sul brigantaggio nel circondario di Sala Consilina.

Nel 1864 il sottoprefetto di Sala chiede il trasferimento (traduzione) provvisorio nelle carceri della città, del brigante Giuseppe Cianciarulo (o Cianciarullo su altri documenti) detenuto nel carcere di Potenza per poterlo ascoltare in merito a possibili rivelazioni sui manutengoli della banda Masini. La richiesta non viene accettata dalla Procura generale di Potenza.

A sua volta, il Prefetto di Potenza interessa il Prefetto di Salerno perché siano interrogati su determinate circostanze, i briganti della banda Masini catturati a Sala.

Nel 1864 la banda Masini  assalta la corriera diretta a Salerno, nei pressi di Sala.

1864. Uccisione, da parte della banda Masini, di un contadino di Marsiconuovo, inviato come corriere a Sala.

1865. Arresto del brigante Giuseppe La Sala , alias brigantiello di Sala Consilina, e distruzione della sua banda.

nel 1867 si prospetta l’organizzazione di una squadriglia di volontari nel circondario di Sala Consilina onde evitare la formazione di nuove bande di briganti.

1867-1868.Vengono adottate misure dal sottoprefetto di Sala per la repressione della banda Marino-Cianciarullo, molto attiva nel circondario.

Nello stesso periodo ci sono delle segnalazioni sulla presenza di alcuni briganti presso l’eremo di San Michele in Sala Consilina.

1868. Segnalata la presenza della banda Cianciarullo nel circondario di Sala.

Nel 1868 c’è il  sequestro di due cittadini: Francesco Nola e Antonio Masini compiuto da cinque briganti della banda Cianciarullo, nel tenimento di Sala Consilina.

Nel 1868 viene segnalata dalla sottoprefettura di Sala Consilina, la diserzione di due soldati della compagnia di fanteria di stanza a Sala Consilina e la scomparsa del fratello del brigante Angelo Di Giacomo che vengono sospettati di adesione alla banda Cianciarullo. Vengono anche arrestati in zona alcuni sospetti manutengoli della banda.

Giuseppe Cianciarullo venne ucciso nel 1868, all’età di 37 anni, nel circondario di Sala Consilina nel corso di una operazione militare da parte della Guardia Nazionale di Viggiano.

Nel 1869 i superstiti della banda Cianciarullo si spostano nel circondario di Vallo della Lucania e aderiscono alla banda Greco.

Nel 1869 c’è una perquisizione ad opera dei carabinieri in una casa di Sala Consilina, presunto rifugio del capobanda Marino e della sua banda.

Nel 1869 vengo arrestati alcuni manutengoli (così venivano definiti i favoreggiatori dei briganti) in Sala Consilina.

Viene emanata una disposizione ai sottoprefetti di Campagna, Sala Consilina, e Vallo della Lucania di affidare i manutengoli al Gen. Pallavicini che era il comandante della colonna mobile in Basilicata.

Nel 1870 c’è una disposizione del Ministero dell’Interno che dispone il trasferimento delle competenze sui manutengoli arrestati, dall’autorità militare all’autorità politica (civile).

Nel 1870 vengono prese misure contro la famiglia del brigante Angelo Di Giacomo e vengono effettuate perlustrazioni nel territorio tra Sala e Padula alla ricerca del presunto nascondiglio del Di Giacomo e del brigante Aliano.

Sempre nel 1870 viene rinvenuto il cadavere del capobanda Nicola Marino sulle montagne di Celle Bulgheria.

Nel 1871 viene arrestata Maria Parente di Padula, manutengola e druda di Di Giacomo, alias Chiccariello (precedentemente druda del brigante Federico Aliano) che si ritiene rifugiato in America. (*)

Nel 1873 vengono condotte operazioni militari nel circondario di Sala Consilina per la repressione della banda del brigante Giuseppe Padovano di Craco, alias Cappuccino.

Nello stesso anno viene disposto lo scioglimento della zona militare istituita a Sala Consilina per la repressione del brigantaggio e spostata in altra zona dove c’era maggior bisogno.

Viene ucciso il brigante Giuseppe Padovano, alias Cappuccino a seguito di uno scontro a fuoco con le forze dell’ordine svoltosi nel territorio di Padula.

1874. La sottoprefettura di Sala Consilina segnala delle rivelazioni circa episodi di brigantaggio fatte da un’ostessa di Sala a due soldati.

Nel 1874-1875 si segnalano sequestri di persone operati dalla banda Francolino nel circondario di Sala Consilina e Vallo della Lucania.

Nel 1876 viene richiesto il prolungamento dell’orario di servizio degli uffici telegrafici nei circondari di Sala Consilina e Campagna per ragioni di ordine pubblico.

Fin qui la cronologia degli avvenimenti riguardanti il circondario di Sala Consilina come si evidenziano dalla lettura delle comunicazioni della Prefettura o altra documentazione degli Archivi di Stato competenti per zona.

I Manutengoli

Accanto a questi briganti, ritroviamo anche alcune persone definite dalla legge “manutengoli” in quanto aiutavano (con cibo, vestiario, informazioni) e in qualche caso nascondevano i ricercati, per motivi vari: paura, interesse economico ed altro.

Brigantaggio: Vesci - Briganti a Palazzo Acciari

Vesci – Briganti a Palazzo Acciari

Tra quest’ultimi, caddero nelle maglie della Legge, anche persone di rango come i fratelli Acciari  (Felice e Vincenzo), e la moglie di quest’ultimo Angela Mugnolo,  dei quali parla diffusamente Alfonso Vesci nel suo libro “Briganti a Palazzo Acciari“, recensito sempre su questo sito. I fratelli Acciari vennero condannati nell’aprile del 1865 a 20 anni di lavori forzati per favoreggiamento. In seguito , per entrambi, nel 1869, la pena fu ridotta a 10 anni.

Altri favoreggiatori nella zona di Sala furono Silvestro Addobbato, contadino proprietario di una fattoria in località Tressanti, che avendo in più occasioni aiutato la banda Masini , fu condannato nel 1865 a 15 anni di lavori forzati, pena poi ridotta a 10 anni. Infatti alla fine del 1875, l’Addobbato venne poi liberato dal Bagno Penale di Palermo dov’era stato recluso, per pena espiata.

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Insieme all’Addobbato, viene arrestato e accusato dello stesso reato in favore della Banda Masini e, segnatamente dei briganti Saverio Notarfrancesco  e Nicola Masini, Angelo Labriola  detto “il molinaro“, anch’esso di Sala.

Arrestati e sottoposti a processo dal Tribunale Militare Straordinario di Salerno (1 feb. 1864) per favoreggiamento delle bande Masini e Di Giacomo Angelo, i cittadini di Sala: Cestari Matteo fu Felice nato e domiciliato a Sala, di anni 58, mugnaio; Cestari Felice di Matteo, di anni 27, mugnaio; Labriola Gaetano di Antonio, mugnaio; Labriola Angelo di Antonio, mugnaio (vedi sopra); Ottati Maria fu Francesco, moglie di Labriola Antonio, di anni 50; Lammardo Vito di Pietro, bracciale; Di Giacomo Pietro di Michele, mugnaio; Santarsiere Maria fu Michele contadina di anni 30.

In quel periodo furono arrestati e processati diversi  nativi di Padula, per favoreggiamento delle bande Masini, Trezza, e Cianciarulo Giuseppe.

C’è da aggiungere che oltre alla feroce repressione militare operata nei confronti del brigantaggio in virtù della Legge Pica, che, inizialmente prevista di terminare il 12 dicembre del 1863, fu via via prorogata fino al 31 dic. 1865, venne parallelamente istituito un sistema di premialità in favore di delazioni che avessero portato alla cattura o alla morte di un brigante con il pagamento di taglie, concessioni di forti somme di denaro come premio, pensioni vitalizie e sussidi. Queste liberalità furono estese anche ai superstiti di atti di brigantaggio, e alle vedove delle vittime da loro uccise. Furono indennizzati anche i danni subiti per furti di bestiame e rapine. Tra i beneficiari di una parte della taglia posta sul capo brigante Angelantonio Masini, ormai lievitata alla stratosferica somma di £ 20.000, troviamo anche quel Gerardo Ferrara di Michele di anni 38, proprietario della casa dove rimasero uccisi il capobanda e un altro brigante, tale Giovanni Giorgi di Corleto, in quanto con la sua delazione aveva contribuito all’uccisione del famigerato e ricercatissimo capobanda.

Gerardo Ferrara era stato condannato in un primo tempo per favoreggiamento, a 20 anni di lavori forzati ma in seguito, con sentenza del 12 dicembre 1866, la Corte di Cassazione di Napoli, annullò la condanna e rinviò la pratica alla Corte di Potenza.

Probabilmente la condanna di Ferrara si era resa necessaria per allontanare i sospetti dei residui componenti della banda rimasti in libertà ed evitare vendette nei  confronti suoi e dei suoi familiari.

Aggiungiamo infine che le molte denunce dell’epoca a carico di militari per atti di violenza eccessivi o comunque ingiustificati nei confronti di briganti catturati e loro familiari, o altri reati commessi durante le operazioni, furono pressoché tutte successivamente archiviate dai tribunali di guerra.

Con questi sistemi il governo riuscì in pochi anni a riportare l’abnorme  fenomeno del brigantaggio che tanto allarme suscitava nelle Cancellerie europee (vedi i numerosi rapimenti di cittadini stranieri a scopo di riscatto), a dimensioni più compatibili con la “normale” percentuale di delinquenza dello Stato.

(*) Purtroppo c’è una divergenza nelle fonti a cui ho attinto, per cui il brigante Di Giacomo, venne ucciso nel 1869 (rif. P. Varuolo “Il volto del brigante”), mentre in altri documenti della sottoprefettura di Sala risulta che il brigante è ancora vivo nel 1871 e forse espatriato in America (circostanza esclusa dal capobanda Federico Aliano durante il suo interrogatorio reso dopo la sua cattura nel 1873).

Altra divergenza è sulle sorti del brigante Nicola Masini che, fucilato, secondo il Varuolo, sembra invece che avesse in seguito ottenuto che la condanna capitale fosse tramutata in carcere e venisse rinchiuso nei Bagni Penali di Genova.

Esiste una serie di lettere “in codice”, per quanto se ne può capire, scambiate tra Nicola Masini detenuto a Genova e la sua amante Filomena Cianciarulo detenuta a Potenza. Ovviamente le lettere saranno state scritte magari dal cappellano delle rispettive carceri, essendo loro analfabeti.

Admin

PS: Le immagini dei briganti sono conservate nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze.

Fonti:

Archivio di Stato di Napoli

Archivio di Stato di Potenza

Archivio di Stato di Roma

Archivio di Stato di Salerno

Bibliografia:

P. Varuolo – Il Volto del Brigante – Congedo Ed. 1985

A. Vesci – Briganti a Palazzo Acciari – Uniservice 2006

M. Restivo – Ritratti di brigantesse – Lacaita Ed. 1997

G. De Matteo – Brigantaggio e risorgimento – A.Guida Ed. 2000

Info:

www.centrostudivallodidiano.it

 

Nota

Questo articolo (come anche altri) è stato rivisto, ampliato, corretto, (sulla scorta di altra documentazione resasi disponibile nel frattempo),  su sollecitazione di alcuni lettori che ringrazio.

Purtroppo le difficoltà incontrate sono moltissime e non facilmente superabili:

La documentazione su questo periodo è molto vasta ma ahimè custodita in diversi Archivi di Stato;

Molte volte i cognomi di vittime/briganti/manutengoli/informatori rinvenuti nei documenti d’archivio, pur compatibili in alcuni casi con i cognomi salesi dell’epoca, in svariati casi non recano il nome della località di origine dei soggetti;

I libri e i siti sull’argomento sono altrettanto numerosi ma, a parte pochi di essi, i rimanenti si limitano a trattare solo i briganti più famosi e le “imprese” più eclatanti e tralasciano di trattare la zona di nostro interesse.

La ricerca prosegue e l’articolo viene ampliato molto spesso, man mano che prendo visione di nuovi documenti d’archivio. Vi invito pertanto a visitare la pagina periodicamente.

Lello

Per approfondire:

http://www.archivi.beniculturali.it/dga/uploads/documents/Strumenti/516295e95762e.pdf

AVVISO: Foto tratte dal web.

Alcune delle “foto” da noi pubblicate sono state tratte da Internet, e giudicate di “pubblico dominio”.
I loro autori potranno contattarci x eventualmente fare aggiungere il loro nome o farle rimuovere dall’articolo.

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