Piazza Vittorio Emanuele II (e dintorni)

Piazza Vittorio: uno dei tipici palazzi con i portici

    Piazza Vittorio: uno dei palazzi con i caratteristici portici

Piazza Vittorio Emanuele II

, ovvero semplicemente Piazza Vittorio per tutti i Romani e non, è la piazza più grande di Roma (misura m. 316 x 174) ed è posta sulla sommità del colle più alto di Roma: l’Esquilino.

Chiunque viva o venga a Roma, sicuramente ci sarà passato qualche volta, in quanto questa piazza è  un po’ il crocevia principale della città, tra nord e sud, tra est ed ovest.

Roma è il comune più esteso d’Italia e anche per un romano, ci sono centinaia o forse anche  migliaia di strade  in città che magari non percorrerà mai in tutta la sua vita futura: Piazza Vittorio non è sicuramente  tra queste.

Se poi si parla di melting pot a Roma, sicuramente si allude a Piazza Vittorio dove convivono e si mescolano tutte le etnie del mondo, così anche se si parla di Chinatown visto che qui vive la più grande comunità cinese della città e tra le più numerose in Italia, insieme a Prato e Milano.

 A proposito  dei cinesi, forse non tutti sanno che una piccola colonia di cinesi esisteva fin dagli anni venti a Roma, in questo quartiere, intorno a Piazza Vittorio , concentrati principalmente tra Via Merulana, via Buonarroti e via Carlo Alberto dove commerciavano soprattutto in articoli di pelle, cravatte di seta, articoli da regalo.

Successivamente agli anni ’80, l’immigrazione in questo quartiere è cresciuta in modo tumultuoso portando via via   ad una lenta sparizione delle botteghe artigiane e del commercio al minuto italiano con una parallela e progressiva moltiplicazione di negozi di vendita all’ingrosso e al dettaglio di chincaglieria e vestiario economico cinese, e la proliferazione di ristoranti e negozi alimentari etnici.

A Piazza Vittorio, fino alla fine degli anni ’90, esisteva anche un grande ed antico mercato (soprattutto) alimentare con i banchi  posti sul grande marciapiede perimetrale che circonda la piazza e i suoi giardini.

Il mercato all’aperto di Piazza Vittorio era frequentato da tutti i Romani (ma anche dagli abitanti dei Castelli) a causa dei prezzi concorrenziali e la grande quantità e qualità delle derrate alimentari disponibili.

Piazza Vittorio: il palazzo ricostruito

Piazza Vittorio: sullo sfondo il palazzo ricostruito

Poi, in seguito alla generale sistemazione della piazza, con l’installazione di una grande cancellata a protezione dei giardini e con  ingressi ai quattro lati, il mercato fu spostato nel 2001  (non senza grandi proteste degli operatori) in uno spazio coperto a poca distanza (ex Centrale del Latte, ex Caserma Pepe).

A nord ovest della Piazza, all’angolo con Via dello Statuto, esistevano fin dagli inizi del ‘900 i Magazzini allo Statuto (MAS), grande superficie ante litteram , già Magazzini Castelnuovo che a causa delle leggi razziali, negli anni ’40, dovette cambiare il nome, per nascondere le origini ebraiche dei proprietari.

Da magazzino elegante, con scala mobile per il primo piano e grandi lampadari di cristallo, meta di acquirenti da tutta Roma per il grande assortimento e qualità della merce, piano piano, con il cambio della natura sociale del quartiere ed il conseguente cambio dei gusti, la concorrenza spietata di negozi e bancarelle a basso prezzo (e bassa qualità) , purtroppo non è riuscito a sopravvivere e, dopo un periodo di “agonia”, durato qualche anno, ha chiuso definitivamente i battenti nei primi giorni del 2017.

I lavori per la costruzione della linea metro A, negli anni ’70, con ogni probabilità, causarono ulteriori gravi problemi alla stabilità dei palazzi della parte sud est della piazza, a cui si cercò di porre rimedio con   un rafforzamento strutturale del palazzo sito tra Via Conte Verde e Via Principe Eugenio e, invece, alla parziale demolizione del più compromesso (staticamente) palazzo sito tra via Conte Verde e via Emanuele Filiberto.

Dopo molti anni passati con questo enorme edificio disabitato e parzialmente diroccato come in seguito ad un bombardamento bellico seguì la successiva riedificazione, terminata da pochi anni, in uno stile  che cerca di reinterpretare in chiave moderna lo stile del resto della Piazza.

Sicuramente non era possibile fare altrimenti ma in questo modo, purtroppo, è andata persa l’originaria uniformità stilistica dell’area.

Piazza Vittorio : la storia

Piazza Vittorio fu edificata in uno stile detto umbertino negli anni successivi al 1871 dall’architetto romano Gaetano Koch in seguito alla proclamazione di Roma come Capitale d’Italia e consisteva in 9 grandi palazzi con ampi portici pedonali  salvo un’interruzione nel tratto in corrispondenza della Chiesa di S.Eusebio e Via Mamiani.

I palazzi costruiti in Piazza Vittorio dovevano supplire alla mancanza di abitazioni moderne in zona centrale per i numerosi impiegati ministeriali e le loro famiglie trasferiti da Torino nella nuova Capitale d’Italia.

Dopo la costruzione di questi grandi palazzi con i portici sottostanti, probabilmente più adatti a città con clima più rigido, si dovettero attendere ancora svariati anni per la sistemazione a giardino della grande piazza, negli anni ridotta ad un eterno cantiere.

Finalmente l’ 8 luglio 1888, Piazza Vittorio venne inaugurata in pompa magna, alla presenza delle massime Autorità, sistemata e abbellita con piantumazioni vialetti e fontane.

Nel corso degli anni novanta del secolo scorso, nell’area del Palazzo abbattuto in quanto pericolante (e poi ricostruito, come già detto), la Sovrintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma, ottenne di affiancare con degli archeologi, il personale dell’azienda incaricata della rimozione delle macerie e della ricostruzione per conto della proprietà.

Piazza Vittorio: i ritrovamenti

Nel corso degli anni tra il 2000-2009, furono fatti dei carotaggi e successivamente  molte indagini esplorative per salvaguardare in modo adeguato i reperti archeologici che si supponeva esistessero nel sottosuolo viste le testimonianze degli scavi risalenti alla fine dell’800 fatte con la supervisione dell’archeologo Rodolfo Lanciani nella stessa zona, in modo da poter imporre, se del caso, delle varianti in corso d’opera, come poi è successo.

PiazzaVittorio Emanuele II: Palazzo ENPAM

Palazzo ENPAM

In particolare, durante gli scavi veri e propri (2005-2009), è stata ritrovata una grande e lussuosa villa d’età augustea con terrazze e giardino con una fontana, con un portico e delle terme, costruita negli Horti Lamiani e Maiani che si estendevano fino a quest’area, appartenuta al console Lucio Elio Lamia , amico di Traiano, e, alla sua morte, passata poi al demanio imperiale e utilizzata da Caligola, terzo imperatore di Roma, ed in seguito annessa alla Domus Aurea.

Nell’edificazione del nuovo palazzo ora sede dell’ENPAM, si è cercato con ogni mezzo di proteggere e valorizzare gli importanti ritrovamenti con i magnifici mosaici pavimentali, gli affreschi alle pareti, marmi, bronzi ed una splendida scala in marmo che collegava i terrazzamenti, costruendo una grande struttura in metallo (una specie di gabbia) che lasciasse i ritrovamenti al loro posto in modo da permetterne la fruizione tramite ampie vetrate poste nei piani inferiori del palazzo nella sala delle conferenze.

Denario della Gens Maiania

Da un articolo apparso sulla rivista aziendale “Previdenza” dell’ENPAM 1/2014, apprendiamo, tra le altre cose, dell’avanzato stato dei lavori degli ambienti sotterranei, con oltre 8000 cassette piene di reperti archeologici (alcuni veramente straordinari) da esaminare e l’assicurazione che tra qualche anno sarà possibile a tutti di ammirare i risultati del più grande scavo archeologico intrapreso a Roma dal 1870.

Finalmente il progetto di rendere fruibili al pubblico i grandiosi ritrovamenti archeologici si è concretizzato e, alla fine del 2021, è stato inaugurato il nuovo Museo Ninfeo al civico 78 della Piazza.

Il Museo Ninfeo apre ai visitatori, ogni sabato e domenica con orario 10.00-13.00 e 15.00-19.00.

Per info e prenotazioni, visitare il sito: www.museoninfeo.it

Negli anni successivi al 1870, nel corso dei lavori per la sistemazione dell’area, molte statue furono ritrovate in questa zona sud di Piazza Vittorio, tra Via Emanuele Filiberto, Via Foscolo, Piazza Dante, Via Ariosto. Alcune furono ritrovate ammucchiate, insieme anche con molti frammenti tanto da far pensare che le avessero nascoste per proteggerle dai furti o dai danneggiamenti delle invasioni nemiche.

Statua di Marsia appeso: particolare

Tra le statue più note tra quelle ritrovate, troviamo il Discobolo cosiddetto Lancellotti, una statua di Apollo con la cithara, una statua di Igea, una statua di Marsia, in marmo pavonazzetto (marmo bianco con venature violette come la coda di un pavone) e moltissime altre, ed anche una testa di Priapo.

Molte di queste statue  sono esposte in una sala alla Centrale Montemartini, altre invece nella Sala degli Orti di Mecenate nei Musei Capitolini.

Centrale Montemartini: Testa di Priapo

Testa di Priapo

In quest’area passava il percorso dell’antica Via Merulana che andava poi a confluire nel percorso attuale all’altezza di Via Galilei.

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Piazza Dante, a qualche decina di metri dalla Piazza Vittorio, su cui troneggia il palazzone delle Casse di Risparmio Postali (costruito nel 1914 e ora in ristrutturazione in quanto sede designata dei Servizi Segreti), sotto gli attuali giardini, parzialmente visibili, visto il cantiere che ne occupa parte della superficie da qualche anno, c’è un grande rifugio antiaereo risalente alla Seconda G.M..

Piazza Vittorio e dintorni: Il Marsia appeso

Il Marsia appeso

Sembra che questo rifugio sarà (è già stato?) trasformato in un grandissimo parcheggio sotterraneo ad uso del personale della struttura.

Piazza Dante: Casse di Risparmio Postali

Sullo sfondo: Casse di Risparmio Postali

Recentemente, nel corso della ristrutturazione del palazzo già Sede delle Casse di Risparmio, sono stati trovati altri ambienti riferiti alla grande villa del Console Lucio Elio Lamia risalente al I° Sec. che è stata trovata anche sotto il vicino palazzo ricostruito posto tra Via Conte Verde e Via Emanuele Filiberto.

Si ipotizza di poter salvare questi ambienti emersi dagli scavi e poterli traslare all’esterno, sulla piazza, dove renderli fruibili a mo’ di museo.

In tutta questa ampia zona, nel corso della sistemazione dell’area per la costruzione della nuova Piazza Vittorio, ci furono numerosi ritrovamenti archeologici.

Durante gli scavi del 1874, al confine dei giardini della Villa Palombara, fu ritrovato un Mitreo (poi distrutto) di grandi dimensioni (m.20×6), a forma di L, con un mosaico pavimentale bianco.

Tauroctonia di Piazza Dante

In questo Mitreo furono rinvenuti, tra le altre cose, due bassorilievi con la raffigurazione della tauroctonia, e due piccoli rilievi con la raffigurazione del Dio Mitra e del Sole. 

Commodo in veste di Ercole

Commodo in veste di Ercole

Poco distante da questi scavi (nell’attuale Via Ariosto), furono trovate molte statue tra cui una bellissima di Venere con il volto di Cleopatra (denominata “Esquilina“), due statue femminili a grandezza naturale (forse le Muse), un busto di Commodo in veste di Ercole, ed altre statue meno note.

Venere Esquilina

Venere Esquilina

Negli anni 1872-1873 durante degli scavi nella zona di Via Merulana emersero  le mura di una terma privata e tutta una serie di statue e frammenti talvolta usati come rinforzo dei muri.

Poco più a sud, in Via Labicana, alle falde del Colle Oppio ci sono i resti di un grandissimo Tempio di Iside.

Testa di Iside

Testa di Iside (Centrale Montemartini)

Tutto questo materiale è conservato, come detto, ai Musei Capitolini e alla Centrale Montemartini.

Su questi antichi Horti Romani, si installarono nel periodo rinascimentale delle grandi vigne con delle grandi ville suburbane, come Villa Caserta, Villa Palombara, Villa Altieri , Villa Astalli ed altre.

Gallieno

Gallieno

In epoca anteriore agli scavi successivi al 1870, e, precisamente nel 1764, fu trovato presso la Villa Caserta, nell’area circostante la Porta Esquilina (Arco di Gallieno), il cosiddetto “rilievo Albani” un rilievo di marmo di pregevole fattura, con un cavaliere e un nemico caduto che viene fatto risalire al V° Sec. a.C., probabilmente una stele funeraria.

Arco di Gallieno

Arco di Gallieno

La  Villa Caserta, di proprietà del Duca di Caserta Francesco Caetani, principe di Sermoneta, si estendeva con una grande vigna al di fuori della Porta Esquilina, confinante con la Villa Palombara, mentre il villino vero e proprio si trovava all’interno delle  Mura Serviane, nella zona tra Via di S.Vito e Via dello Statuto, accanto alla Chiesa di S. Alfonso dei Liguori, una Chiesa di stile neogotico abbastanza inusuale a Roma, che fu edificata nel 1855 sul terreno dove si trovavano le stalle della Villa Caserta.

Villa Caserta ormai semi abbandonata, dopo essere stata per anni sede di di importanti accademie, dotata anche di una tipografia e di un grande orto botanico, venne ceduta dal proprietario Principe Caetani, per motivi economici, ai frati Liguorini che abbisognavano di una casa generalizia a Roma, nel 1852.

Questi frati erano detti della Coroncina dal nome della omonima via (oggi non più esistente in quanto inglobata nella moderna via Merulana nel 1934) che lambiva la parte posteriore della tenuta di Villa Caserta.

In seguito (1872) il Governo Italiano espropriò gran parte dei giardini, in particolare quelli che confinavano con la Villa Palombara.

Nel 1934 la Curia Generalizia dei P.P. Redentoristi ebbe i permessi per costruire la nuova sede, che affaccia sulla via Merulana a fianco della Chiesa di S.Alfonso dei Liguori.

Via Merulana: S. Alfonso dei Liguori

S. Alfonso dei Liguori

Nella zona di Piazza Vittorio, furono trovate anche altre steli di carattere funerario, in quanto come sappiamo, prima della bonifica di Mecenate, qui c’era un vasto cimitero conosciuto come Campo Esquilino.

Numerose tombe, anche fosse comuni (puticoli) furono ritrovate in particolare nella zona tra Via Carlo Alberto e Via Napoleone III° (parte nord di Piazza Vittorio).

Alla Centrale Montemartini è esposta, tra numerosi altri reperti ritrovati in zona, un’urna cineraria con coperchio in prezioso marmo con tracce di colore, contenuta in una cassa di peperino, risalente alla fine del VI – inizio V secolo a.C., trovata nel 1888 nella necropoli esquilina.

Urna cineraria

Urna cineraria risalente alla fine del VI-inizio V secolo a.C.

Nel 1912, nei giardini della Piazza Vittorio venne ritrovato un sarcofago di tufo con copertura di tufo a doppia pendenza.

 

 

 

Piazza Vittorio: la Porta Magica

Sempre nei giardini della  piazza, nella parte nord ci sono ancora i resti seicenteschi della cosiddetta “Porta magica” o “porta alchemica“,

Piazza Vittorio: Porta Magica (foto P.Petrocelli)

Piazza Vittorio: Porta Magica (foto P.Petrocelli)

Piazza Vittorio: Porta Magica con le iscrizioni esoteriche

Porta Magica con le iscrizioni esoteriche

Affresco della Villa Palombara esposto al Palazzo Massimo alle Colonne

 

 

 

 

 

 

con iscrizioni latine e greche ed ebraiche, con simboli alchemici (risalenti al 1680) scolpiti sulla soglia e sugli stipiti di travertino. La Porta Magica, era uno (unico sopravvissuto) dei cinque ingressi della Villa Palombara, residenza di campagna del marchese Massimiliano Palombara, alchimista, che si trovava in questa zona, nell’area dei più antichi Horti Maecenatis, a cavallo delle Mura Serviane , e i confinanti Horti Lamiani e Maiani.

C’è da considerare che tutta questa zona, già parte del vasto Campus Esquilinus e, dopo il risanamento voluto da Augusto,  inserita nel vasto possedimento di Mecenate, era stata fin dall’antichità una zona privilegiata dai cultori delle scienze occulte , terreno fertile per streghe e maghi di ogni sorta alla ricerca di ingredienti per le loro pozioni.

Questa Porta Magica, forse da sempre cieca, si trovava a poche decine di metri di distanza dalla sistemazione odierna,  sul muro di confine della Villa Palombara fronteggiante la Strada Felice (non più esistente), fatta  costruire nel 1588 da Papa Sisto V, che collegava in un lungo rettilineo, Trinità dei Monti (odierna Via Sistina), con la Basilica di  S.Maria Maggiore, fino a S.Croce in Gerusalemme.

La Porta Magica , affiancata, dopo la risistemazione, da due statue di nani che raffigurano il Dio Bes, un’antica divinità egiziana  che proteggeva dal malocchio (trovate nel 1888 durante gli scavi nella zona del Quirinale), è stata murata sulle residue fondamenta  di un portico appartenente alla Chiesa di S.Eusebio.

A pochi metri da questa Porta Magica, nella parte nord della Piazza, in quella che era la confluenza  tra le vie Labicana e Tiburtina che uscivano dalla Porta Esquilina, si possono ammirare  i resti del Ninfeo di Alessandro, un’antica , gigantesca fontana, alimentata da una diramazione dell’Acquedotto dell’Acqua Claudia/Anio Novus, (viaggiavano insieme) , unici due acquedotti compatibili per le quota altimetriche della costruzione), che risale all’età Severiana (226 d.C.)conosciuta come “Trofei di Mario“.

Piazza Vittorio: i Trofei di Mario

Anio Novus tra Via Giolitti e Via Turati

Acquedotto Anio novus tra Via Giolitti e Via Turati

Il nome deriva dal fatto che negli archi della facciata della fontana (originariamente rivestita di marmo), erano poste due sculture marmoree scolpite per celebrare le vittorie di Mario e poi, successivamente  nel 1590 fatte spostare dal Papa Sisto V sulla balaustra del Campidoglio (in cima alla cordonata) accanto alle statue dei Dioscuri dove ancora si trovano.

Piazza Vittorio: Trofei di Mario (foto P.Petrocelli)

Piazza Vittorio: Trofei di Mario (foto P.Petrocelli)

Questa monumentale fontana, inserita in una costruzione in laterizio di tre piani, era anche un posto di smistamento delle acque (castellum acquae) verso i quartieri più bassi della città.

Piranesi-Castello dell'acqua Giulia

Piranesi- Castello dell’acqua Giulia

Questo Ninfeo era inserito (tra moltissimi altri) nei Cataloghi Regionari, (elenchi dei monumenti esistenti nelle 14 Regioni in cui era divisa Roma, e redatti nel IV° sec. d.C.), con il nome Oceani Solium per via di una statua di Oceano che era posta sulla facciata.

Uno dei Trofei di Mario al Campidoglio

Uno dei Trofei di Mario al Campidoglio

Conosciamo l’aspetto originario del Ninfeo da alcune monete del 226 d.C. coniate al tempo dell’Impero di Alessandro Severo.

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Questo grandioso Ninfeo era visibile da tutte le zone di Roma, anche se oggi, mutilato e circondato dai severi palazzoni umbertini, ci riesce difficile a immaginarsi.

Alessandro Severo

Alessandro Severo

 

 

 

C’era anche un altro Acquedotto, l’Anio Vetus,   che captava l’acqua direttamente dal fiume Aniene nella zona tra Vicovaro e Mandela e, nel percorso fino a Roma, a Porta Maggiore, viaggiava per gran parte interrato e da lì, passando per la Porta Esquilina, proseguiva fino alla zona di S. Martino ai Monti, seguendo lo scosceso Clivus Suburanus, dove terminava in una una fontana monumentale chiamata Lacus Orphei probabilmente per la presenza di una statua di Orfeo.

Nei giardini di Piazza Vittorio esiste anche una fontana con un gruppo in malta raffigurante tre tritoni, un delfino e un polpo avvinghiati in una lotta (denominato “fritto misto” spregiativamente dai Romani), scolpita nel 1911 da un artista siciliano, Mario Rutelli che, avrebbe dovuto in un primo tempo essere collocato al centro della Fontana delle Naiadi a Piazza della Repubblica ma fu poi scartato e appunto collocato dove si trova ora, privato anche del suo laghetto che è stato eliminato in occasione della costruzione della stazione della Linea Metro A.

Sul lato nord della piazza, come già detto, c’è la Chiesa di S.Eusebio dedicata all’omonimo martire del IV secolo e forse edificata sui resti della sua casa nel XIII secolo.

Chiesa di S.Eusebio

La Chiesa era circondata da un ampio portico, e un filare di cipressi,  ora non più esistente, salvo un piccolo resto di fondamenta posto nei giardini di Piazza Vittorio.

Piazza Vittorio: Chiesa di S.Eusebio (foto P.Petrocelli)

Piazza Vittorio: Chiesa di S.Eusebio oggi (foto P.Petrocelli)

 

Davanti a questa Chiesa, il 17 gennaio di ogni anno si svolge la cerimonia della benedizione degli animali (attualmente quelli domestici: cani, gatti, uccelli,etc.).

Chiesa di S.Antonio Abate

Questa tradizione che risale al 1437, si svolgeva precedentemente davanti alla vicina Chiesa di S.Antonio Abate, in  Via Carlo Alberto.

A quel tempo c’era un grande slargo di fronte alla Chiesa, e, nel giorno della cerimonia, si vedeva la via riempirsi di cavalli, buoi, asini, pecore con i loro padroni per ricevere la benedizione degli animali. In seguito per motivi di spazio e di problemi al traffico la cerimonia fu spostata davanti alla Chiesa di S.Eusebio.

Di fronte alla Chiesa di S.Eusebio, in corrispondenza dell’odierna Via Leopardi, esisteva un’altra Chiesa dedicata a S.Giuliano Ospitaliero, che venne abbattuta nel 1874 in occasione dei lavori per l’edificazione dell’odierna Piazza Vittorio.

Tutta l’area a valle della Basilica di S.Maria Maggiore, in occasione della  costruzione dei palazzi di Piazza Vittorio, fu interessata da un notevole sbancamento di terreno che portò ad un abbassamento dell’antico piano di calpestio (con conseguente ritrovamento di numerose fosse comuni), tanto da dover costruire delle scale marmoree per raggiungere gli ingressi delle preesistenti Chiese di S.Eusebio e di S.Antonio Abate in Via Carlo Alberto.

Piazza Vittorio: Campus Esquilinus

Chiesa di S.Antonio Abate (foto P.Petrocelli)

Chiesa di S.Antonio Abate (foto P.Petrocelli)

Al tempo dei Romani infatti, l’area della piazza, come già ricordato, costituiva parte del Campus Esquilinus, posto fuori delle Mura Serviane ed adibito a cimitero non solo dei poveri e dei giustiziati, anche se questi costituivano la gran parte delle sepolture a fossa  (visto che la cremazione, all’epoca, era proibita).

La zona infatti era anche malsana a causa dei miasmi delle carcasse degli animali morti lasciate lì ad imputridire, prima che intervenisse un editto a proibizione di  tali comportamenti.

L’estremo bisogno di terreni per una città che si espandeva rapidamente e l’invalsa abitudine per la cremazione dei defunti con la creazione di grandi colombari (che potevano contenere anche 500 urne o più) con un costo molto ridotto, e motivi igienici, portarono alla chiusura di questa immensa necropoli che si estendeva fino a S.Giovanni in Laterano..

Augusto soppresse il cimitero e donò l’area a Mecenate (suo amico e consigliere) che la bonificò (periodo circa 40 a.C) coprendo il sepolcreto con uno strato di ben 8 m. di terra e vi costruì la sua villa e i Horti che portano il suo nome.

Secondo Svetonio, sembra che da una costruzione in quest’area, la Torre Maecenatiana (non più esistente), l’imperatore Nerone assistesse all’incendio di Roma del 64 d.C..

Secondo una tradizione popolare questa Torre si trovava nella zona dell’odierno Largo Brancaccio, inglobata nel Palazzo Field (ora Palazzo Brancaccio), ultimo palazzo nobiliare costruito a Roma (tra il 1886 e il 1912).

Il Palazzo Field fu commissionato da Elizabeth Field, una ricchissima e bella donna di New York, poi diventata dama di compagnia della Regina Margherita, che nel 1870 sposò a Parigi il Principe Salvatore Brancaccio.

Il Palazzo fu costruito su progetto degli architetti Luca Carimini (e portato a termine dopo la sua morte avvenuta nel 1890), Gaetano Koch e Francesco Gai.

Auditorium di Mecenate: Palazzo Brancaccio

Palazzo Brancaccio

Nella zona dell’odierna Piazza Vittorio c’erano anche le proprietà dei poeti Virgilio e Orazio, protetti di Mecenate.

Nell’angolo orientale della Piazza, prospiciente all’antica Via Labicana, (oggi in corrispondenza di Via Principe Amedeo), c’era la cosiddetta Casa Tonda, un mausoleo di forma circolare, di 20 m. di diametro, posto su fondamenta quadrate, identificato con la probabile tomba di Mecenate (68 a.C., 8 a.C.).

Il mausoleo fu distrutto nel 1886, tra grandi polemiche, per la costruzione della Piazza Vittorio. Rimangono i resti delle fondamenta, ora reinterrate ma ritrovate e nuovamente ispezionate durante lo scavo per la costruzione della Metro A.

Vicino a questa tomba, secondo le fonti letterarie (Svetonio) doveva esserci anche la tomba del poeta Orazio, vicino di casa di Mecenate.

Nella parte sud occidentale degli Horti Maecenatis, nel vicino Largo Leopardi, c’è il cosiddetto Auditorium di Mecenate, un grande Ninfeo che risale al I° Secolo a.C., scoperto nel 1874 dall’archeologo Rodolfo Lanciani. Il Ninfeo è normalmente chiuso ma visitabile con visite guidate su prenotazione .

Auditorium di Mecenate

Auditorium di Mecenate

Lungo Via Merulana, prendendo l’ultima traversa a destra prima dell’incrocio con la Chiesa dei Santi Pietro e Marcellino, dopo un centinaio di metri arriviamo a Piazza Iside dove ci sono gli imponenti resti del Tempio di Iside.

Tempio di Iside

Tempio di Iside

Nella zona c’erano anche altre residenze ricche di giardini, tra cui la Villa di Caligola, negli Horti Lamiani, come abbiamo già visto e esistevano anche gli Horti Pallantiani, oggi scomparsi a causa della costruzione della piazza.

Una numerosissima quantità di tombe protostoriche furono rinvenute durante i lavori per la costruzione della piazza, sopratutto nella parte nord, nella zona compresa tra la Chiesa di S.Eusebio, Via Carlo Alberto ,Via Napoleone III, l’Arco di San Vito (Porta Esquilina), Via dello Statuto, Via Giovanni Lanza, S.Martino ai Monti.

Le tombe erano a fossa con copertura e all’interno, solitamente, si trovavano le armi del defunto se maschio, fibule, collane, se donne.

Purtroppo le attività di scavo per la costruzione dei nuovi edifici umbertini portarono a delle scoperte casuali e non furono finalizzate ad una esplorazione sistematica della zona, per cui, ad oggi, non si conoscono esattamente le delimitazioni territoriali di questa necropoli sicuramente la più estesa tra quelle scoperte a Roma.

Nel 1883, nel corso di questi scavi, alle spalle della Chiesa di S.Martino ai Monti, e, precisamente in Via Giovanni Lanza 130, prosecuzione di Via dello Statuto, venne ritrovata una domus con un piccolissimo Mitreo (probabilmente ad uso personale del solo proprietario della dimora e/o dei suoi familiari).

Nelle immediate vicinanze della piazza c’è la Porta Esquilina (Arco di Gallieno) inserita nelle Mura Serviane, le più antiche della città.

Mura Serviane all'Aventino

Mura Serviane all’Aventino

Arco di Gallieno e Chiesa dei Santi Vito e Modesto (foto P.Petrocelli)

Arco di Gallieno e Chiesa dei Santi Vito e Modesto (foto P.Petrocelli)

 

 

 

 

 

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L’arco, originariamente a tre aperture, ora ridotto a una, poggia sulla parete della Chiesa dei SS. Vito e Modesto e Crescenzia, e fu eretto sulla preesistente Porta Esquilina, in memoria dell’Imperatore Gallieno morto nel 268 d.C.  per una congiura dei comandanti del suo esercito o secondo altre fonti, per le ferite riportate nell’assedio di Milano contro Aureolo.

Chiesa dei S.S. Vito e Modesto con l’ingresso da Via Carlo Alberto, ora eliminato

La Chiesa dei SS. Vito e Modesto e Crescenzia, edificata nel IV Sec. nei pressi del Macellum Liviae (un mercato costruito da Augusto nel 7 a.C. e dedicato alla moglie Livia), ha tre navate. Nella navata di destra si conserva la cosiddetta “Pietra Scellerata” oggetto di venerazione da parte del popolo in quanto. Narrava la leggenda infatti, che con la polvere di questa pietra insanguinata con il sangue dei martiri cristiani, si poteva guarire dai morsi dei cani rabbiosi. Pertanto, si grattava la superficie ed si ingeriva la polvere mentre si pronunciavano delle parole rituali, oppure, si passava e ripassava tre volte inginocchiati sotto la pietra per far accadere il miracolo che poteva salvare da una morte quasi certa.

Durante gli scavi degli anni ’70 del secolo scorso sotto la Chiesa, sono stati trovati: un tratto dell’acquedotto Anio Vetus con il suo castellum aquae, parte delle Mura Serviane, una parte delle fondazioni della Porta Esquilina , un residuo basolato di un’antica strada romana e alcune tombe alla cappuccina con tegole con il bollo della figlina (fornace) Claudiana.

SS Vito e Modesto: Pietra Scellerata

Pietra Scellerata

Al di là della Porta Esquilina, c’era lo scosceso Clivus Suburanus (le odierne Via di S.Vito, Via S. Martino ai Monti, Via S. Lucia in Selci) che conduceva al popoloso e malfamato quartiere della Suburra (Subura), abitato dalle classi più povere, che si

Roma: Quartiere della Suburra

Quartiere della Suburra

estendeva fino al Colle Viminale e Quirinale (oggi facenti parte del Rione Monti) e fino alla valle del Colosseo. In seguito, per proteggere l’area dei monumenti pubblici dei Fori Imperiali  dai frequenti incendi che affliggevano il quartiere,

Muro della Suburra e Arco dei Pantani

Muro della Suburra e Arco dei Pantani

 

venne eretto un poderoso muro (ancora oggi esistente) lungo l’ attuale Via Tor de’ Conti.

Auditorium di Mecenate

Auditorium di Mecenate

 

 

 

 

A sud-est, nella vicina Via Giolitti, troviamo i resti di una grande costruzione, un  ambiente di rappresentanza a lungo creduto un Ninfeo, di commissione imperiale, noto come Tempio di Minerva Medica, a pianta decagonale con tetto a cupola.

La cupola misura m. 25 di diametro e, l’altezza complessiva della struttura era di m. 32, oggi ridotti a m.24 a causa di crolli.

Questa cupola è la terza per grandezza a Roma dopo quella del Pantheon e delle Terme di Caracalla e spiccava nettamente sul panorama circostante anche se oggi si trova stretta tra i binari della ferrovia e quelli del tram.

Tempio della Minerva Medica (Foto P.Petrocelli)

Tempio della Minerva Medica (foto P.Petrocelli)

Nella cupola, allo scopo di alleggerirne la volta vennero impiegate delle anfore di reimpiego con una tecnica già vista nel Mausoleo di Sant’Elena sulla via Casilina a Tor Pignattara (appunto da pignatta) o nella Villa delle Vignacce nel Parco degli Acquedotti o anche nella volta del c.d. Tempio di Giano.

L’area dove si trova Il c.d. Tempio di Minerva Medica faceva parte degli Horti Liciniani, giardini a ridosso delle Mura Aureliane , residenza imperiale dell’Imperatore Gallieno.

Centrale Montemartini: magistrato

magistrato giovane

Durante gli scavi della zona, furono trovate numerose statue tra cui il Magistrato anziano e quello giovane, insieme ad un grande mosaico policromo pavimentale con scene di caccia di animali, scavato a poca distanza, dietro la Chiesa di Santa Bibiana, ora in mostra alla Centrale Montemartini

I Magistrati avevano tra gli altri incarichi anche quello di lanciare la “mappa”, un panno rosso per dare inizio alle corse dei cavalli e dei carri nei circhi.

Segnalo che a poche centinaia di metri dalla Piazza Vittorio vera e propria ci sono numerosi siti di straordinario interesse archeologico.

Piazza Vittorio: i dintorni

Percorrendo Via Conte Verde, fino a Viale Manzoni, troviamo la rinascimentale Villa Altieri, al num. civico 47, già sede di una scuola, oggi ospita la Biblioteca della Città Metropolitana, mentre, poco più su, all’incrocio tra Viale Manzoni con Via  Luzzatti , c’è l‘Ipogeo degli Aureli , un pregevole sepolcro ipogeo scoperto casualmente nel 1919 durante gli scavi per la costruzione di un’autorimessa. Questo ritrovamento solitamente non è aperto al pubblico ma è possibile visitarlo su prenotazione e in piccoli gruppi.

A poca distanza, in Via G. Passalacqua nel 1928 fu scoperto un Mitreo di piccole dimensioni dove fu ritrovato, tra le altre cose, un vaso in ceramica invetriata con anse e la riproduzione di 4 fatiche di Ercole, simile ad un altro ritrovato nel Mitreo di Piazza Dante ed anche nel Santuario Siriaco al Gianicolo.

Sepolcri repubblicani di Via Statilia

A poche decine di metri da Via Passalacqua, all’incrocio tra via S.Croce in Gerusalemme  con Via Statilia , troviamo dei resti archeologici importantissimi : i Sepolcri Repubblicani di Via Statilia , risalenti al 100 a.C., rinvenuti nel 1916 durante degli scavi per la sistemazione della via stessa. I Sepolcri Repubblicani sono addossati alle alte mura della Villa Wolkonski, attuale residenza dell’ambasciatore britannico.

Basilica sotterranea

Basilica sotterranea

Se percorriamo la Via Statilia  costeggiando l’Acquedotto Claudio-Neroniano arriviamo a Porta Maggiore, punto di arrivo di numerosi Acquedotti a Roma, della tomba del fornaio Eurysace, e di una Basilica Neopitagorica scoperta sotto i binari ferroviari della Stazione Termini, solitamente chiusa ma visitabile su prenotazione e visita di gruppo.

Costeggiando le Mura Aureliane da

Fassi “Il palazzo del Freddo”

S.Giovanni, dopo qualche centinaio  di metri arriviamo alla Chiesa di S. Croce in Gerusalemme  con i resti del Palazzo Eleniano e all’Anfiteatro Castrense inserito nelle Mura Aureliane.

Tra la Porta Maggiore e la Basilica di S.Croce in Gerusalemme , sulla destra si intravvedono dalle reti di protezione su un’area al di sotto del livello stradale, parte dei resti delle cisterne che alimentavano le Terme Eleniane (una  parte venne distrutta per la costruzione di Via Germano Sommeiller). Di fronte alle cisterne, sulla parte sinistra della via Eleniana si trova un imponente palazzo scuro che contiene degli enormi serbatoi d’acqua dell’Acea.

Si tratta di un palazzo costruito negli anni trenta del secolo scorso dall’Architetto Raffaele De Vico e contiene cisterne per circa 500.000 litri d’acqua.

Sotto l’area del parcheggio auto interno dei dipendenti di questa struttura si trova una bellissima domus romana di età imperiale (II-III sec.), attribuita ad Aufidia Cornelia Valentilla, come risulta da alcune fistule in piombo trovate nella zona.

Gli ambienti della domus sono decorati, con mosaici con disegni geometrici con tarsie di marmo pregiato  policromo con colori dal rosso al giallo con sfumature in tinta  e resti di affreschi parietali policromi anch’essi dai colori vivaci con figure femminili e motivi vegetali.

Domus di Aufidia Valentilla

Domus di Aufidia Valentilla

In seguito la domus di Aufidia Valentilla, entrò nella disponibilità del Demanio Imperiale.

A pochissima distanza ci sono altre due ricche domus romane sempre pertinenti alla corte Eleniana, e addossate all’Acquedotto Claudio, diventato parte delle Mura Aureliane,  e gli imponenti resti di una Basilica pagana : il cosiddetto Tempio di Venere e Cupido. Si tratta di una grande aula rettangolare provvista di abside con cinque grandi finestre ad arco, coperta da una semicupola, in una zona adiacente alla Basilica di S.Croce in Gerusalemme, di proprietà del Demanio Militare.

Le domus e il c.d. Tempio di Venere e Cupido Queste domus sono tutte visitabili con visite di gruppo previa prenotazione presso la Coopculture.

Sito web: www.coopculture.it

Nel Bene e nel Male

Piazza Vittorio fu anche luogo di delitti e misfatti, qualcuno rimasto celebre nelle cronache dell’epoca come ad esempio il delitto efferato avvenuto nell’immediato secondo dopoguerra al civico 70.

Questo delitto noto come delitto Belli, riguardò l’omicidio di una donna e del suo figlioletto di due anni e mezzo a scopo di rapina commesso da due giovani donne sue conoscenti, le sorelle Lidia e Franca Cataldi originarie di Colleferro come la vittima.

Il fatto suscitò enorme impressione tra la gente e i funerali delle due vittime, svoltisi nella Chiesa di S.Eusebio, furono seguiti da qualche migliaio di persone.

Questo delitto in qualche modo inspirò lo scrittore Carlo Emilio Gadda nella scrittura del suo “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana“.

Lello

Per approfondimento:

http://www.sovraintendenzaroma.it/i_luoghi/roma_antica/monumenti/trofei_di_mario

https://www.enpam.it/wp-content/uploads/05-nei-sotterranei.pdf

http://www.060608.it/it/cultura-e-svago/beni-culturali/beni-architettonici-e-storici/chiuso-porta-magica.html

Bibliografia:

F.Coarelli – Guida Archeologica di Roma – Mondadori 2000

Alcune note:

io sono nato e cresciuto in questo quartiere e ho abitato a piazza Vittorio fino all’età adulta e ne ho un ricordo indelebile. Ero talmente abituato al rumore del mercato fin dalle prime ore dell’alba, alle sirene dei Vigili del Fuoco, alle autoambulanze che andavano al vicino Ospedale S.Giovanni, allo sferragliare dei treni in manovra nella vicina Termini, anche di notte, che quando cambiai abitazione per andare a vivere in un nuovo quartiere ad Ostia, confinante con la pineta Aldobrandini, per molto tempo non sono riuscito a prendere sonno a causa dell’assoluto silenzio notturno interrotto all’alba dal cinguettio degli uccellini. Indimenticabili i gelati e le granite da Fassi (“il palazzo del freddo”), le fette giganti di cocomero (quello rotondo dalla buccia verde scura) a 10 £ nelle sere d’estate con l’accompagnamento della musica delle orchestrine nel bar all’aperto (La Casina Greca) all’interno del giardino.

Lello

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