Villa Wolkonsky all’Esquilino

Villa Wolkonsky

 

 

 

 

 

 

 

 Villa Wolkonsky

In Via Ludovico di Savoia, una traversa di Via Emanuele Filiberto nel Quartiere Esquilino, a due passi dalla Basilica di Santa Croce in Gerusalemme e a pochissima distanza dalla Basilica di San Giovanni in Laterano, si apre l’ingresso alla Villa Wolkonsky immersa in una magnifica tenuta di circa  undici ettari.

Villa Altieri

Nelle sue immediate vicinanze si trovano anche le  settecentesche Villa Altieri e Villa Astalli. Tutte queste ville furono costruite su quello che era stato il più grande sepolcreto dei Romani: l’Esquilino.

Nel tardo medioevo questa zona era piena di vigneti e orti appartenenti a famiglie romane in vista o al clero.

La Villa della Principessa fu costruita sulle strutture di un Casino del XVI secolo posto a cavallo di tre archi dell’Acquedotto Neroniano, la zona compare sulla piantina di Giovanbattista Nolli del 1748 come “Vigna dei Chierici Regolari di S.Maria in Campitelli.

Dall’altra parte dell’Acquedotto Neroniano la zona è indicata come Vigna Falcone.

La Villa Wolkonsky è dal 1947 sede dell’Ambasciata Britannica a Roma dopo essere stata dal 1922 sede dell’Ambasciata Tedesca.

Negli anni di proprietà tedesca furono eseguiti  dei lavori di ampliamento della villa, aggiungendovi due ali ed un quarto piano e fu ampliata anche la villa originale della Principessa.

Dopo la II Guerra Mondiale Villa Wolkonsky fu confiscata alla Germania in quanto durante l’occupazione di Roma essa aveva tenuto un comportamento non consono ad una sede diplomatica.

Ingresso all’Ambasciata

E’ notorio come nei suoi sotterranei venissero torturate le persone arrestate ritenute pericolose per il Reich.

Nel 1951 Villa Wolkonsky venne offerta al governo britannico in sostituzione della ambasciata di Porta Pia devastata da un attentato da parte dei sionisti.

Un po’ di storia

Villa Wolkonsky fu costruita per volere della Principessa russa Zenaide Volkonsky ( o Wolkonsky) moglie di un aiutante di campo dello zar Alessandro I, in un vasto terreno agricolo di originari 23 ettari, attiguo alla Basilica di San Giovanni in Laterano, per usarla come un rifugio romantico.

Basilica di S.Giovanni

La principessa Zenaide Volkonsky vi dimorò fino alla sua morte avvenuta nel 1862 per broncopolmonite, costretta a Roma in un esilio volontario a causa dell’amore proibito per lo zar Alessandro I.

La Principessa Zenaide era nata in Italia e precisamente a Torino nel 1792, figlia dell’ambasciatore russo nel Regno d’Italia.

La Principessa, donna di vasta cultura e dai molteplici interessi che spaziavano dalla scrittura alla poesia, fu anche compositrice e cantante d’opera.

Zenaide divenne dama di compagnia della Regina Maria Luisa di Baden, moglie dello Zar Alessandro I, di  cui ella molto probabilmente divenne una delle numerose amanti.

Zenaide sposò nel 1910 il Principe Nicola Volkonsky aiutante di campo di Alessandro I che prese parte alle guerre napoleoniche e, tra le altre cose, ebbe parte importante, al seguito dello zar, nel Congresso di Vienna.

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Dopo la morte del marito Nicola nel 1821 e dello zar Alessandro I (o della sua misteriosa sparizione dalla scena pubblica, come testimoniano numerosi “rumors” dell’epoca), nel 1825, la principessa Zenaide Wolkonsky , coinvolta in una vasta cospirazione contro il nuovo Zar Nicola I e, sospettata di conversione al Cattolicesimo, preferì andare in esilio, insieme al figlio Alexander (proprio come l’amato zar) e al precettore di questo, a Roma nel 1829.

_Fontana di Trevi

La Principessa Zenaide visse a Roma nel Palazzo Poli  (storico palazzo su cui si poggia la famosa Fontana di Trevi) e, dopo l’acquisto della vasta tenuta all’Esquilino nel 1830, nella Villa Wolkonsky, dove si rifugiava quando voleva isolarsi dal caos cittadino del centro di Roma.

Il suo salotto fu frequentato da moltissimi famosi artisti dell’epoca, come lo scultore danese Thorvaldsen, lo scrittore Stendhal, lo scrittore scozzese Sir Walter Scott (padre del moderno romanzo storico), e Nikolai Gogol che scrisse a Roma gran parte del suo romanzo “Le Anime morte” traendo l’ispirazione nei grottini romantici costruiti sotto le arcate dell’acquedotto nei giardini della villa.

La Villa Wolkonsky, dopo la morte della Principessa, avvenuta nel 1862, passò in eredità al figlio Alexander e, successivamente, ad una discendente di questi, la marchesa Nadia Campanari.

La grande proprietà, per motivi economici, venne progressivamente lottizzata a scopo edilizio, fino ad un intervento del deputato Ruggero Bonghi che fece mettere fine alle vendite.

All’interno della residenza dell’ambasciatore vi sono numerose opere d’arte risalenti ai secoli XVII e XVII, tra cui un arazzo fiammingo che raffigura Cesare che scopre la testa di Pompeo, una Madonna con Bambino di G.B.Piazzetta e un’altra di Marco Basaiti.

Il giardino della Villa Wolkonsky

Parco della Villa Wolkonsky

Il parco

La  Villa Wolkonsky, è posta in un’isola verde di undici ettari non lontani dalla basilica di San Giovanni in Laterano, ben visibile sullo sfondo, in un incantevole parco di querce, pini e palme, attraversato da ben 36 arcate dell’Acquedotto Neroniano (o Celimontano), costruito in laterizio, che era una diramazione dell’Acquedotto Claudio dalla vicina Porta Maggiore (dove passavano ben otto degli undici acquedotti romani) proveniente tutti dal c.d.  Parco degli Acquedotti.

L’Acquedotto Neroniano si dirigeva verso il Celio per alimentare il Ninfeo neroniano costruito su un lato del Tempio del divo Claudio per poi arrivare sul Colle Palatino ad alimentare i Palazzi Imperiali.

L’imponente Villa Wolkonsky attuale, costruita alla fine dell’800, è posta quasi di fronte alla primitiva villa, che era stata edificata incorporando tre arcate dell’acquedotto , come ancora si può vedere, progettata dall’Architetto Giovanni Azzurri.

La vecchia Villa Wolkonsky inserita nelle arcate dell’acquedotto

Due sentieri si inoltravano lungo le arcate e verso il boschetto romantico, la via delle memorie e la via dei morti tra numerosi lussureggianti roseti.
A destra dell’ingresso principale da Via Ludovico di Savoia si trovano due grandi serre ottocentesche dove si possono
ammirare, protetti dalle intemperie, sarcofagi, frammenti di bassorilievi, statue e iscrizioni.

Le serre antiquarium

Tra le sculture esposte nell’antiquarium e nei giardini della villa, di particolare interesse sono il sarcofago con “la corsa delle bighe“, quello “delle Ghirlande” e il famoso Satiro Musico ricostruito dopo essere stato trovato a pezzi nel giardino.

Antico orcio romano

Al fianco destro della villa è esposto un enorme Orcio romano con ancora i segni di antichi restauri in piombo, mentre, addossati alle arcate dell’acquedotto si possono ammirare Dei rilievi funerari del I secolo a.C., una tauroctonia del Mitra del III sec. d.C., alcuni sarcofagi e rilievi con i ritratti funerari ed i nomi dei defunti appartenenti alla famiglia dei Servilii, il sarcofago a ghirlande del II sec. d.C., alcuni grottini romantici con iscrizioni in greco e latino, alcune lastre dedicatorie (una al poeta Alexander Pushkin.

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A titolo di curiosità: da un ramo della famiglia dei Servilii, discendeva il cesaricida Marco Giunio Bruto, morto suicida  a Filippi nel 42 d.C.

Villa Wolkonsky: satiro musico

Satiro musico

Il giardino di Villa Wolkonsky, tenuto a prato inglese (molto ben curato), presenta dei dolci dislivelli percorsi da vialetti con luoghi di raccoglimento e sosta su panchine di legno e un romantico laghetto circolare con ninfee.

A due terzi circa dall’ingresso della villa si nota un tempietto rotondo che ricorda il Tempio di Vesta, costruito nel ‘900 ma con colonne antiche ritrovate sul posto.

Tempietto e monumento allo zar

Insieme ad una serie di statue ad imitazione dello stile antico, si trova una grande statua di Athena Parthenos (copia ridotta dell’opera di Fidia) di ottima fattura che risale al I sec. a.C., purtroppo priva di testa e delle braccia.

Vicino al tempietto si trova un monumento all’amato zar Alessandro I posto su una colonna.

Athena Parthenos

Dall’altro lato dell’Acquedotto che da su Via Statilia (l’antica Via Caelimontana)  ci sono il Colombario di Tiberio Claudio Vitale e il Sepolcro dei Servilii.

Il Colombario di Vitale fu scoperto nella seconda metà del 1800 dietro la primitiva Villa Wolkonsky. Si tratta di un sepolcro a laterizio di originari 3 piani, tipici del II sec. d.C., come il c.d. Tempio della Salute, il cenotafio di Annia Regilla, il sepolcro Barberini, etc.

I primi due piani del sepolcro contengono tre file di  loculi con le olle cinerarie, il terzo piano invece non contiene loculi.

La tauroctonia con il sole, la luna e i due dadofori

Sull’ingresso un’iscrizione marmorea riporta i nomi del defunto Tiberio Claudio Vitale e di coloro che gli dedicarono il sepolcro: Claudia Primigenia, Claudia Optata, e Tiberio Claudio Eutychus liberto imperiale ed architetto.

Villa Wolkonsky: Rilievo funebre della Famiglia dei Servilii

Rilievo dedicatorio alla famiglia dei Servili, I coniugi sono al centro e si stringono la mano.

Tra le arcate dell’Acquedotto Neroniano, e risalente all’VIII sec. d.C., sorgeva un piccolo ospedale, annesso ad una chiesetta : S.Niccolò de hospitale, probabilmente il primo ospedale in Italia ed in Europa creato dopo la caduta dell’Impero Romano, ed ancora esistente nel XIV sec.

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I pazienti che morivano in questo ospedale, venivano sepolti nel cimitero annesso alla Chiesa di S.Maria de Spazolaria che si trovava nelle vicinanze, addossata alle Mura Aureliane sul cosiddetto monte (poi livellato)  cipollaro , tra la Basilica di S.Croce in Gerusalemme e la Basilica di S.Giovanni in Laterano.

Il curioso nome di “spazolaria” con cui scherzosamente la Chiesa era conosciuta dal popolo dei fedeli, si riferiva al custode che ogni sera raccoglieva le offerte che lasciavano i fedeli sul pavimento e sui gradini della stessa.

Questa Chiesa fu demolita ad opera di Papa Sisto IV per costruire al suo posto, nel 1476, la Chiesa di S.Maria del Buon Aiuto addossata all’Anfiteatro Castrense.

S.Maria del Buon Aiuto

Alla fine del giardino di Villa Wolkonsky si giunge ad un belvedere da dove si intravvede la Basilica di S.Croce in Gerusalemme e sùbito sotto le poderose mura di cinta troviamo i Sepolcri Repubblicani di Via Statilia.

Villa Wolkonsky: archi dell'Acquedotto

Archi dell’Acquedotto Neroniano all’interno del Parco

Questi sepolcri repubblicani furono rinvenuti nel 1916 durante gli scavi della collinetta (in parte artificiale) dove ora si trova la Villa Wolkonsky, per allargare la sede stradale dell’odierna Via Statilia.

Sepolcri repubblicani di via Statilia posti sotto il muro di cinta di Villa Wolkonsky

Sotto la Villa Wolkonsky, negli anni quaranta del secolo scorso, quando era sede dell’Ambasciata Germanica, correva un cunicolo che portava al palazzo di Via Tasso (a trecento metri di distanza) già sede dell’Istituto Culturale tedesco ma poi adibito a caserma delle famigerate SS.

Villa Wolkonsky: il laghetto

Villa Wolkonsky: Il Laghetto

Questo cunicolo sotterraneo è stato murato dalla parte dell’Ambasciata Britannica ma è probabilmente ancora esistente per la parte che collega a Via Tasso.

Dopo tanti anni di oblio e di decadenza del giardino con la dispersione dei reperti archeologici, a partire dal 2011 circa il parco della Villa è stato sottoposto ad un restauro in grado di riportare il parco allo splendore originale.

Villa Wolkonsky: Grottino romantico

Grottino romantico

I reperti archeologici più fragili e da proteggere dalle intemperie sono stati ospitati nelle due serre poste all’ingresso della Villa, mentre tutte le altre opere sono disposte lungo le arcate dell’acquedotto come su descritto.
La Villa Wolkonsky è la residenza dell’Ambasciatore britannico a Roma, pertanto gode di extraterritorialità ed è visitabile solo con visite guidate e previa prenotazione da parte di alcune organizzazioni culturali come ad esempio Tuscola : https://www.tuscola.it

Lello

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