Le Mura Serviane di Roma

Mura Serviane a Viale Aventino

 

Mura Serviane

: con questo nome è conosciuta la più antica cinta muraria di Roma di cui ancora sono visibili alcuni resti in varie parti della città.

La costruzione di queste mura, secondo la leggenda, risalirebbe al VI secolo a.C. e vengono  tradizionalmente attribuite a Servio Tullio, sesto re di Roma di origini etrusche e secondo autori etruschi, Servio Tullio era stato un personaggio di nome Mastarna. In realtà le tracce ancora visibili di queste mura, risalgono ad un periodo più tardo, ovvero alla metà del IV secolo a.C., anche se il tracciato ricalca probabilmente quello di un muro più antico.

Il primo circuito murario difensivo fu costruito in blocchi di tufo del Palatino o “cappellaccio“, un materiale molto friabile di colore grigio comune nel territorio romano.

Mura Serviane

Mura Serviane davanti la Stazione Termini

Poi, in seguito all’invasione dei Galli Senoni guidati da Brenno, nel 390 a.C. , le Mura Serviane furono rifatte con un nuovo materiale molto più resistente e meno friabile: il tufo di Grotta Oscura dal caratteristico colore giallastro, essendosi rese disponibili nel frattempo le cave di Veio, dopo la  conquista della città  da parte dei Romani nel 396  a.C..

Durante gli scavi condotti nei sotterranei della Basilica di S.Sabina all’Aventino, è stato riportato alla luce un tratto di Mura Serviane dove si nota benissimo la sovrapposizione delle due fasi di costruzione del muro: la fase arcaica del VI sec., in “cappellaccio” e quella successiva del IV secolo a.C. in Tufo di Grotta Oscura.

Il Re Servio Tullio era il figlio di una schiava romana, prigioniera di guerra, che serviva nella casa di Tarquinio Prisco.

Alla morte di Tarquinio per una congiura, la vedova Tanaquil , che apprezzava l’intelligenza di questo servo, lo fece sposare con sua figlia.

Nascondendo la comunicazione dell’avvenuta morte del marito, Tanaquil fece credere che questi, pur gravemente ferito, avesse designato Servio Tullio come reggente pro tempore., in attesa della sua guarigione.

In questa maniera, Tnaquil fece in modo di farlo succedere al marito appena morto, in attesa che il primogenito suo e di Tarquinio raggiungesse la maggiore età.

LEGGI anche:  Le Terme di Traiano a Roma

Che l’attribuzione della costruzione delle Mura Serviane a Servio Tullio non sia del tutto mera leggenda è provato da vari indizi tra cui il fatto che varie città del Lazio, coeve a Roma, erano munite di mura difensive pur godendo queste città, di migliori difese naturali contro i nemici.

Porta Esquilina

Porta Esquilina o Arco di Gallieno

Tratti di mura in cappellaccio si trovano ancora in vari punti della città: questa cinta più antica doveva seguire lo stesso percorso di quella più recente (del IV sec. a.C.), in tufo di Grotta Oscura.

Nell’anno 378 a.C., come riporta Livio, si diede inizio alla costruzione delle nuove mura.

Una serie di cantieri che lavoravano in maniera indipendente uno dall’altro  consentì un grande risparmio di tempo vista l’urgenza di evitare nuove invasioni, sempre possibili.

Le Mura Serviane pertanto mostravano vari punti di sutura tra i vari cantieri con,  in qualche caso, delle lettere greche incise sui blocchi di tufo (evidentemente le maestranze o magari il solo architetto erano di origine greca) che contrassegnavano i diversi cantieri.

Mura Serviane a Piazza Fanti

Mura Serviane a Piazza Fanti

Le lettere apposte servivano evidentemente a controllare la qualità del lavoro svolto dal singolo cantiere.

Le Mura Serviane avevano un’altezza media di circa 10 metri e una larghezza che poteva raggiungere anche i quattro metri.

Questo circuito difensivo si snodava lungo il Campidoglio (vi sono ancora dei resti), dove si apriva alla fine della discesa della scalinata una porta, (forse) la Porta Catularia (Via del Teatro di Marcello). Un’altra porta doveva essere a nord, ai piedi dell’Arx, la Porta Fontinalis (presso il Museo del Risorgimento, a destra del Vittoriano). Il muro proseguiva sulla collina tra Campidoglio e Quirinale, collina che fu necessario tagliare per consentire la costruzione del Foro di Traiano nel 112 d.C.

vcarloalberto02

Via Carlo Alberto

Proseguendo per il Quirinale si trova un tratto di muro di circa 10 metri sull’aiuola di Largo Magnanapoli. dove c’era la Porta Sanqualis.

Le Mura Serviane proseguivano in direzione nord sul Colle Quirinale dove si aprivano la Porta Salutaris, chiamata così in quanto probabilmente si trovava vicino al Tempio di Salus, forse nelle vicinanze dell’odierna Via della Dataria.

LEGGI anche:  Villa Altieri all'Esquilino

Seguiva poi la Porta Quirinalis, probabilmente all’altezza dell’odierna Piazza Barberini.

Alcuni resti di Mura Serviane in questa zona li troviamo in Via Carducci ed in Via Salandra, a poche diecine di metri da via XX Settembre.

Mura Serviane in via Salandra

Mura Serviane in Via Salandra

Poi le Mura proseguivano verso la Porta Collina (tra l’odierna via XX Settembre e angolo con Via Piave).

Dalla Porta Collina iniziava il cosiddetto Agger (per una lunghezza di circa 1300 metri) per ovviare al tratto pianeggiante e più esposto alla minaccia nemica,

L’Agger partiva da qui per finire presso la Porta Esquilina (Arco di Gallieno) che insieme alla Porta Caelimontana (Arco di Dolabella e Silano) rappresentano le uniche porte delle Mura Serviane ancora esistenti.

Mura Serviane

Mura Serviane a Via Carducci

L’Agger era costituita da un fossato all’esterno del muro, profondo circa 17 metri e largo circa 36 metri e da un terrapieno nella parte interna del muro rafforzato da un muro di controscarpa, posto a circa 30 metri di distanza (visibile nei sotterranei della Stazione Termini). Resti dell’Agger possono essere ancora osservati in Piazza dei Cinquecento e in Piazza Manfredo Fanti. Al centro di questo Agger , all’altezza della Stazione Termini c’era la Porta Viminalis

La cinta delle Mura Serviane proseguiva per il Colle Oppio e ne troviamo un piccolo sperone all’altezza dell’l’Auditorium di Mecenate (piazza Leopardi).

SS. Quattro Coronati

SS. Quattro Coronati

L’edificio, parte della villa suburbana di Mecenate, fu edificato nel 30 a.C. circa, distruggendo un tratto delle Mura Serviane a cui si era addossato.

Le Mura proseguivano per il Colle Oppio scendendo verso la valle del Colosseo e risalendo sul Celio dove si trovava la Porta Querquetulana (presso la chiesa dei SS. Quattro Coronati) e la Porta Caelimontana, giunta fino a noi attraverso il restauro augusteo (odierno Arco di Dolabella e Silano, presso S. Maria in Domnica).

La cinta muraria scendeva poi nella valle tra Celio e Aventino, dove presso il lato curvo del Circo Massimo c’era la Porta Capena, dalla quale uscivano unite, per poi separarsi, la Via Appia e la Via Latina.

Per circa 42 metri è possibile ancora ammirare i resti delle Mura Serviane lungo Viale Aventino, nella versione restaurata dell’87 a.C. (periodo della Guerra Civile tra Mario e Silla), e al di sopra del muro visibile, si trova un arco, probabilmente una camera balistica per catapulte (vedi la foto all’inizio del post).

LEGGI anche:  Il Tempio di Ercole Olivario

Le Mura Serviane poi scendevano verso il Tevere e in questo tratto si aprivano la Porta Naevia, situata forse nei pressi della Chiesa di Santa Balbina, la Porta Raudusculana, posta sull’odierno viale Aventino e l’incrocio con la via di S.Saba e la Porta Lavernalis ,con una posizione non ben definita vista la mancanza di riscontri archeologici, forse vicina ad un Tempio dedicato alla Dea Laverna, protettrice dei ladri.

Poi il percorso era probabilmente parallelo al Tevere per poi risalire verso il Campidoglio.

Alcuni resti furono trovati presso S.Maria in Cosmedin, Piazza Bocca della Verità e il Tempio di Portuno. Qui si trovavano la Porta Trigemina, la Porta Flumentana che si apriva nella zona del Foro Boario, e la Porta Carmentalis posta all’altezza del vico Jugario e dedicata alla Ninfa Carmenta protettrice delle nascite e delle partorienti, nella vicinanze di un Tempio a lei dedicato.

La Porta Trigemina forse deve il suo nome al fatto che sul portale fossero raffigurate le sembianze del brigante Caco, che aveva rubato la mandria dei buoi rossi ad Ercole che poi lo aveva ucciso:

Tutta questa zona, abitata da un’antichissima comunità di mercanti Greci, era dedicata ad Ercole, con l’Ara Maxima, il Tempio ad Ercole Vincitore o Tempio di Ercole Olivario.

Le Mura Serviane furono di fatto superate all’epoca di Augusto quando le necessità di difesa si erano ormai attenuate, la città si era allargata e le mura servivano per appoggiarsi con delle costruzione, come abbiamo visto per l’Auditorium di Mecenate , ma anche per i resti che si trovano nella vicina Piazza Manfredo Fanti,.

Un nuovo circuito di mura più ampie, che comprendesse i confini della nuova città, necessarie per difendersi da nuove e più potenti minacce da parte dei barbari, portò nel III secolo alla costruzione delle Mura Aureliane.

Lello

Per approfondimenti:

www.sovraintendenzaroma.it/content/mura-serviane-1

Se avete apprezzato l’articolo Vi chiedo di condividerlo sui social con un like. Grazie

Bibliografia:

F.Coarelli-Guide Archeologiche: Roma-Mondadori 2000

Share This: