Centrale Montemartini
La Centrale Montemartini (www.centralemontemartini.org) è un museo romano inserito nel circuito Musei in Comune.
E’ un museo che ospita circa 400 tra statue romane, mosaici, epigrafi, già esposte nei Musei Capitolini o tratte dai vasti depositi antiquari comunali. Sono reperti che provengono da scavi in tutto il territorio della Città di Roma.
La singolarità di questo museo è costituita dall’essere stato allestito in una Centrale Elettrica in disuso dagli anni ’60, appunto la Centrale Montemartini così chiamata in onore di Giovanni Montemartini, assessore comunale, propulsore della municipalizzazione dei servizi di pubblica utilità, morto durante una seduta del consiglio comunale alcuni mesi dopo l’inaugurazione della Centrale, avvenuta nel 1912.
La Centrale si trova sulla Via Ostiense di fronte all’area degli ex Mercati Generali.
La Centrale Montemartini, già Centrale Termoelettrica San Paolo, fu la prima Centrale di produzione elettrica per la città di Roma, dotata di apparecchiature all’avanguardia per l’epoca, costruite dall’Azienda Franco Tosi di Legnano.
Questo Museo è un eccellente esempio di riconversione industriale di una struttura destinata alla demolizione (per costruirvi magari un orrendo palazzone in un’area ormai pregiata) dove il candore delle antiche opere esposte, si sposa magistralmente al nero degli enormi macchinari incombenti sui visitatori.
Vale sicuramente una visita dove anche l’appassionato di tecnologia
potrà, attraverso numerosi pannelli esplicativi, capire il funzionamento delle macchine esposte.
In questi giorni (novembre 2016) c’è anche una sala (Sala Caldaie 2), risistemata, che accoglie le carrozze ferroviarie del treno del Papa Pio IX.
All’ingresso del Museo, oltrepassata l’atrio con la biglietteria, entriamo nella Sala Colonne con vari ambienti dove sono esposte statue, sarcofagi e corredi funerari provenienti da scavi vari nella città di Roma, ad esempio dalla enorme Necropoli Esquilina scoperta in occasione dei lavori per l’edificazione dell’umbertina Piazza Vittorio, ma anche da S.Lorenzo o dalla Via Statilia.
Tra le statue celebri c’è il cosiddetto
Togato Barberini, notevole esempio del ritratto romano repubblicano, risalente alla fine del I° sec. a.C., ritratto di tipo ellenistico dotato di un certo realismo dove si vede un esponente romano patrizio che mostra con evidente orgoglio i ritratti degli avi.
Continuando la visita, troviamo esposti nelle vetrine i corredi di due tombe scoperte a Maggio del 1889 durante i lavori di sbancamento per la costruzione del Palazzo di Giustizia e del ponte Umberto I sul Tevere.
Le tombe, ritrovate intatte e sigillate, in un terreno demaniale in quanto costeggiava il fiume, contenevano i resti di una giovane donna di 19 anni, morta alla vigilia delle nozze, vissuta nel II sec. d.C., Crepereia Tryphaena con tutto il corredo funerario fatto di bellissimi gioielli, un anello d’oro al dito con la scritta Filetus (probabilmente il nome del promesso sposo) e una bellissima bambolina di avorio con gli arti snodabili, alcuni pettinini d’osso.
Sull’urna, un bassorilievo raffigurante la fanciulla sul letto di morte, una figura muliebre velata ai piedi del letto che l’osserva e una figura maschile affranta dal dolore. Sopra il sarcofago una lastra di vetro da cui si intravede lo scheletro.
L’altro sarcofago è di Crepereius Euhodus e conteneva il solo scheletro dell’anziano defunto. Sono nomi di origine greca e probabilmente si tratta di liberti o discendenti di liberti.
Il ritrovamento del sarcofago di Crepereia Tryphaena, ebbe una risonanza enorme nella città in quanto , aperto il sarcofago, si vedevano dei lunghi capelli della defunta fluttuare nell’acqua che aveva invaso l’urna (il sarcofago si trovava vicino l’argine del Tevere) e questa circostanza portò la gente del quartiere Prati accorsa in massa a considerare la defunta come una ninfa del fiume.
Svuotato dell’acqua con ogni cautela il sarcofago, si capì che i presunti capelli non erano altro che alghe attecchite sul cranio dello scheletro.
Ad un primo esame anche la bambolina di Tryphaena che sembrava fatta di legno di quercia , e che un abilissimo artigiano aveva provvisto di snodi alle articolazioni, in seguito ad un successivo accurato esame si rivelò fatta di avorio.
Il poeta Giovanni Pascoli per l’occasione compose una poesia in latino in onore della fanciulla.
Questo sepolcro si trovava in una zona sede di un vasto sepolcreto (a partire dal Mausoleo di Adriano) che si sviluppava all’incirca sotto l’attuale Via della Conciliazione fino alla Basilica di San Pietro.
Proseguendo nella visita della Centrale Montemartini, in un’altra sala troviamo custoditi nelle teche, due letti funerari, uno fatto d’osso con inserti sull’infanzia di Dioniso e un’urna in alabastro con le ceneri del defunto (provenienti dagli scavi dell’Esquilino) e un altro letto in bronzo (in parte ricostruito) proveniente dalla zona di Amiterno;
una lettiga capitolina, e un mosaico policromo con scene marine di fine II sec. – inizi I sec a.C.
Ci sono moltissime statue e busti provenienti da sepolcri dell’area dell’Esquilino e altre zone della Città, alcuni di notevole fattura.
Sala del Treno di Pio IX
Alla fine degli ambienti di esposizione arriviamo alla Sala Macchine 2, dove , in un vasto ambiente, troviamo le carrozze del treno di Pio IX, un modellino inglese donato a Papa Gregorio XVI da una Compagnia ferroviaria inglese, tre postazioni multimediali dove ammirare gli allestimenti interni, un video su Pio IX che scorre continuamente su uno schermo in un lato del salone, una teca contenente una piastra con lo stemma di Pio IX che decorava il frontale della locomotiva,
Il treno costruito in Francia nel 1858, donato al Papa dalle Società ferroviarie Pio Centrale e Pio Latina fece il viaggio inaugurale il 3 luglio del 1859 partendo dalla Stazione di Porta Maggiore (all’epoca c’era la Stazione Pontificia) fino a Cecchina (Albano).
Si tratta di tre carrozze:
una, con Balconata su entrambi i lati per le benedizioni papali;
una con la Sala del Trono e un ambiente privato per il Papa; una con la Cappella per poter celebrare la Messa.
Il treno pontificio fu dismesso nel 1870 e dopo molti anni di rimessaggio alla Stazione Termini, dopo una prima operazione di restauro fu trasferito prima al Museo di Roma in via dei Cerchi, nell’ex Palazzo della Pantanella, in seguito a Palazzo Braschi e in ultimo, da qualche anno, alla Centrale Montemartini dove, dopo l’allestimento della Sala Macchine 2, ha trovato la definitiva e degna destinazione.
Sala Macchine
Saliamo le scale e arriviamo al primo piano dove vediamo da vicino gli enormi generatori diesel con i rispettivi quadri comando. Ai lati tutta una teoria di bellissime statue di Dei, Imperatori divinizzati e
sullo sfondo la ricostruzione del frontale del tempio di Apollo Sosiano (da Gaio Sosio che ne intraprese la costruzione nel 34 a.C., dai resti di un tempio del V sec. a.C.) tre colonne del quale si trovano nei pressi del Teatro Marcello, in quella che era la zona del Circo Flaminio.
Ci sono molti reperti rinvenuti negli scavi dell’Area Sacra di Largo Argentina, tra cui i resti di una colossale statua femminile della Fortuna, alta circa 8 metri, risalente al 101 a.C..
Prima di lasciare la sala per andare alla Sala Caldaie, troviamo la statua in basanite (roccia vulcanica di colore grigio) di Agrippina Minore, moglie (e nipote) di Claudio e madre di Nerone.
La statua risale al I sec. d.C. e la
Testa di Agrippina minore
testa non è originale, ma accanto troviamo (prestata da un museo Danese) quella che è con tutta evidenza la testa originale. La statua acefala fu ritrovata in occasione degli scavi per edificare l’ospedale militare del Celio nel 1885.
Giriamo a sinistra per la Sala Caldaie dove troviamo moltissimi reperti di varie Domus e Horti, oltrechè un grande mosaico pavimentale policromo con scene di caccia risalente al IV sec. pertinente agli ambienti degli Horti Liciniani e ritrovato dietro la Chiesa di Santa Bibiana negli anni 1903-4.
Oltre il mosaico ci sono alcune statue notevoli rinvenute nel vicino complesso conosciuto come Tempio di Minerva Medica.
Ci sono infatti le statue di un magistrato anziano e uno giovane. I Magistrati erano quei personaggi che davano inizio ai giochi, lasciando cadere un panno (la mappa) come nelle gare delle quadrighe al Circo Massimo. C’è una bella statua di una fanciulla seduta.
Ci sono un folto gruppo di statue ritrovate in una domus di Gaio Fulvio Plauziano (Prefetto del Pretorio sotto Settimio Severo) ritrovata in ottimo stato durante gli scavi dei primi del 900 sotto il Colle Quirinale per costruire il Traforo che collega Via Nazionale e Via del Tritone.
L’attribuzione della Domus a Gaio Fulvio Plauziano è stata possibile dalle iscrizioni sui tubi di piombo delle condutture idriche.
Gaio Fulvio Plauziano fu anche potente suocero di Caracalla che ne aveva sposato la figlia Fulvia Plautilla. Entrambi furono fatti uccidere dallo stesso Caracalla che ne ordinò anche la damnatio memoriae (come anche per il fratello Geta) con la distruzione di tutte le statue ed epigrafi.
Siamo arrivati alla fine della visita anche se il materiale da ammirare è ancora tantissimo ma trattandosi di un blog non è possibile dilatare lo spazio più di tanto per non annoiare.
Vi assicuro che il Museo Centrale Montemartini vale la pena di una visita e da parte mia sicuramente tornerò a visitarlo con più calma anche perchè è in continua evoluzione e altro materiale è in arrivo.
L’atmosfera è inusuale e intrigante con questi contrasti tra bianchi e neri,e i finestroni con vista su strutture industriali.
L’aggiunta della Sala del Treno di Pio IX, è stata una bellissima sorpresa anche se il Museo avrebbe comunque meritato una visita.
Admin
Info:
Bibliografia:
F.Coarelli – Roma – Ed. Mondadori 2000
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