Acquedotto Vergine

Acquedotto Vergine

Acquedotto Vergine

è l’unico tra gli antichi Acquedotti rimasto ancora in funzione a Roma.

L’Acquedotto fu terminato nel 19 a.C. dal generale e genero di Augusto, Marco Vipsanio Agrippa e costruito con l’intento primario di alimentare le sue Terme al Campo Marzio, dove costruì anche il Pantheon.

Le Terme di Agrippa furono le più antiche Terme pubbliche di Roma e si trovavano nella zona compresa tra Largo Argentina, e Via di Santa Chiara.

La costruzione delle Terme iniziò nel 25 a.C. e vennero inaugurate nel 12 a.C., alimentate dall’Acquedotto Vergine che, a ovest delle Terme andava ad alimentare un laghetto artificiale (stagnum Agrippae) con funzione di piscina natatoria.

Dal laghetto l’acqua in eccesso defluiva tramite il canale artificiale Euripo (ancora esistente, anche se ormai tombato) per andare a gettarsi nel Tevere percorrendo il Campo Marzio.

Per i curiosi, tracce di questo canale ormai sotterraneo si trovano sotto il Palazzo della Cancelleria (di proprietà del Vaticano) lungo il Corso Vittorio Emanuele.

Durante alcuni scavi negli anni ’30, fu trovato un laghetto sotterraneo abbastanza  profondo con immerso il sepolcro del Console Aulo Irzio.

II Console Aulo Irzio, luogotenente di Cesare, morì, insieme al collega Vibio Pansa nella battaglia di Modena contro Antonio del 43 a.C..

Lago Cancelleria

Lago sotto il Palazzo della Cancelleria

Dopo la loro eroica morte, il Senato romano autorizzò la costruzione dei due sepolcri nel Campo Marzio a spese pubbliche.

Nei sotterranei del Palazzo della Cancelleria fu trovato anche un Mitreo che, al momento non è visitabile.

Il canale Euripo e altri canali di deflusso che attraversavano la città per gettarsi nel Tevere, videro i loro sbocchi ostruiti dalla costruzione ottocentesca dei muraglioni del fiume.

La parziale pianta delle Terme di Agrippa, di cui è rimasto ben poco (parte dell’Aula centrale con il c.d. Arco della Ciambella), si trova in un frammento della Forma Urbis Severiana.

Dopo la morte di Agrippa, le sue Terme e i suoi giardini andarono in eredità al popolo Romano perché ne potessero usufruire in modo gratuito.

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Agrippa aveva già costruito nel 33 a.C. l’Acquedotto dell’Acqua Julia che nascendo nel territorio di Grottaferrata, viaggiava in un condotto sotterraneo insieme all’Acqua Tepula che aveva le sue sorgenti a poca distanza, fino alla piscina limaria (vasca di decantazione) che si trovava nella zona delle Capannelle, per poi proseguire sfruttando le arcuazioni dell’Acqua Marcia (vedi il post Parco degli Acquedotti e Parco Torre del Fiscale).

Il percorso dell’acquedotto

Porta Tiburtina

Porta Tiburtina

Le sorgenti dell’Acquedotto Vergine, nel bacino dell’Aniene, si trovano in località Salone (anticamente Solone) all’ottavo miglio della via Collatina, antica via che usciva dalle Mura Aureliane insieme alla via Tiburtina  dalla Porta Tiburtina e conduceva alla città di Collazia (Collatia, città del Latium vetus, recentemente individuata nel quartiere romano periferico de La Rustica) proseguendo infine per la città di Gabi.

L’antica Via Collatina, di cui sono stati scoperti recentemente alcuni tratti nella località Ponte di Nona in occasione della costruzione di un Centro commerciale, si ricollegava alla Via Tiburtina attraversando l’Aniene attraverso il Ponte Lucano.

Fontana di Trevi

Fontana di Trevi: in alto a destra il rilievo con la fanciulla che indica la sorgente ai soldati

Sull’origine del nome dell’Acquedotto Vergine si sono fatte alcune ipotesi: la più suggestiva deriva da una leggenda, ricordata con un gruppo marmoreo anche sul frontale monumentale della Fontana di Trevi, secondo la quale una giovane fanciulla avrebbe indicato ai soldati di Agrippa l’ubicazione delle sorgenti di cui fino ad allora era ignota l’esistenza.

Altra ipotesi è che l’Acquedotto Vergine sia stato così denominato in quanto le sue acque, a differenza da quelle degli altri Acquedotti romani, sono totalmente prive di calcare e quindi vergini, pure.

Proprio la mancanza di calcare ha contribuito a far conservare integro questo Acquedotto, fino ai nostri giorni.

Acquedotto Vergine a Via del Nazareno

L’Acquedotto Vergine aveva un percorso di circa 20 Km, per la quasi totalità interrato, salvo l’ultimo tratto urbano, di circa due Km, dove viaggiava all’aperto o su arcate fino ad arrivare nella zona del Pantheon dove andava ad alimentare le Terme di Agrippa.

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In particolare l’Acquedotto, provenendo dal Pincio (sotterranei di Villa Medici), emergeva in superficie all’altezza dell’odierna via Capo le Case/via Due Macelli per dirigersi verso la meta finale al Pantheon attraversando la via Lata (odierna via del Corso) sull’Arco di Claudio e proseguendo lungo via del Seminario verso il suo Castellum Aquae finale, e con un nuovo breve tratto interrato andava ad alimentare le Terme di Agrippa.

Durante degli importanti lavori di ristrutturazione di un grosso palazzo commerciale sito all’angolo tra via del Tritone e via Due Macelli destinato a nuova sede dei grandi magazzini de La Rinascente, è stato scoperto un buon tratto (15 arcate) dell’Acquedotto che poi ritroviamo all’aperto alla fine dell’isolato, in via del Nazareno 14.

L’Acquedotto Vergine grazie al suo percorso interrato, continuò a portare acqua in città anche dopo il 537, quando Vitige e i suoi Goti, accampatosi nel c.d. Campo Barbarico, ovvero nel terreno trapezoidale formato dal doppio incrocio dell’ Acquedotto Claudio e quello dell’Acqua Marcia, Tepula e Julia, nella zona di Tor Fiscale tra il Quadraro e l’Appia Nuova , interrompono questi Acquedotti, assetando Roma.

Questi Acquedotti, con gli spechi murati all’interno dai Romani assediati per impedire l’ingresso ai nemici per questa via, non furono mai più ripristinati.

Acquedotto Vergine: Fontana di Trevi

Fontana di Trevi

Dopo questo traumatico episodio, la città si andò drammaticamente spopolando per la mancanza d’acqua che rendeva la vita difficile specialmente nei rioni sopraelevati dove era impossibile rifornirsi finanche dell’acqua del Tevere che probabilmente era inquinata anche a quei tempi anche se non come oggi.

In poco tempo la popolazione di Roma passò da oltre 1 milione di individui a poco più di 50.000 persone.

Oggi

Attualmente, a causa delle infiltrazioni unitamente al degrado ambientale (discariche abusive) ed anche dell’urbanizzazione selvaggia che ha compromesso e inquinato le falde acquifere dove attinge l’Acquedotto Vergine, la sua acqua, non più potabile, viene usata solo per usi agricoli o per alimentare alcune fontane monumentali di Roma come attualmente la Fontana della Barcaccia a Piazza di Spagna, la Fontana dei Quattro Fiumi a Piazza Navona e, appunto, la Fontana di Trevi.

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Nella vicina Via del Nazareno, al civico 14,come detto, sono visibili da un cancello posto su un cortile condominiale, tre arcate dell’Acquedotto Vergine con un’architettura in bugnato rustico e una dedica all’Imperatore Claudio che tra il  45 e il 46 aveva provveduto al suo restauro.

Ingresso alla conduttura sotterranea

L’iscrizione ricorda come Tiberio Claudio figlio di Druso, Cesare Augusto Germanico, pontefice massimo, abbia restaurato dalle fondamenta gli archi dell’Acquedotto dell’Acqua Vergine, danneggiati da Gaio Cesare (Caligola), probabilmente per la costruzione di un anfiteatro, mai portato a termine, in quella zona.

Il bugnato rustico lo ritroviamo su altre realizzazioni del periodo di Claudio come vediamo a Porta Maggiore e al Porto di Claudio (le colonnacce) a Portus.

Di fronte al cancello di via del Nazareno, dall’altra parte della strada c’è una porticina che conduce al percorso sotterraneo dell’acqua per eventuali ispezioni, così come a Trinità dei Monti, nell’adiacente Villa Medici, una scala a chiocciola consente, ancora oggi, di calarsi fino al condotto sotterraneo delle acque.Scala elicoidale Villa Medici

Oggi la mostra terminale dell’Acquedotto Vergine è costituita dalla Fontana di Trevi e durante i lavori di ristrutturazione dell’ex Cinema Trevi, a pochi passi dalla Fontana a vicolo del Puttarello, 25 (Vicus Caprarius) sono stati scoperti tra le altre cose una grossa parte del suo Castellum Aquae con ancora visibile l’acqua  che scorre sul fondo.

Lello

Avvertenza: parte dell’articolo è tratto dal mio precedente post “Vicus Caprarius” sempre su questo sito.

Per approfondire:

http://www.sovraintendenzaroma.it/i_luoghi/roma_antica/monumenti/acquedotto_vergine

Bibliografia:

Filippo Coarelli – Guide Archeologiche: Roma- Mondadori

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